IL 12 FEBBRAIO È IL DARWIN DAY
Per la giornata dedicata al padre della teoria dell’evoluzione, 5 storie di specie animali "salvate" dalla scienza
Domenica 12 febbraio si celebra il Darwin Day, in occasione dell’anniversario della nascita del naturalista padre della teoria dell’evoluzione e ispiratore della scienza della conservazione Charles Darwin, che con le sue opere e i suoi studi ha messo in discussione la visione antropocentrica del Pianeta.
Da anni questa data viene festeggiata in diversi paesi con appuntamenti che ricordano i valori della ricerca scientifica e del pensiero razionale. Per questo il WWF vuole celebrare il Darwin Day parlando dell’imprescindibile ruolo della scienza nella conservazione del nostro patrimonio di biodiversità.
Darwin, infatti, ci ha fatto capire che solo la scienza può, da un lato aiutarci a diffondere le corrette conoscenze e a vincere ataviche paure e pregiudizi su molte specie animali, dall’altro permetterci di vincere la sfida della conservazione grazie a tecnologie innovative e azioni coraggiose.
Le specie vittime di pregiudizi e leggende
Alessandro Ghigi, le leggi razziali ed il fascismo
Iscritto al Partito fascista dal 1924, Ghigi condurrà l’Università attraverso la difficile fase dell’espulsione dei professori ebrei, seguita alle leggi razziali del 1938. Nonostante le divergenze
con le autorità fasciste negli ultimi anni della gestione dell’Università di Bologna, in particolare con i G.U.F. locali, Ghigi appare piuttosto condiscendente nei confronti del provvedimento di revoca dei professori di religione ebraica dalle loro cattedre, come si deduce dai seguenti passi della sua Autobiografia: “L’avvenimento più increscioso di quel periodo fu la revoca dei professori ebraici dalle rispettive cattedre. Fu un provvedimento che in genere è stato attribuito al volere di Hitler [sic!] e che produsse un’impressione dolorosa nell’ambiente culturale italiano. A Bologna avevamo undici cattedre coperte da professori ebrei ed erano tutti uomini di valore, ligi al proprio dovere … (omissis).
Confesso di essermi sentito molto a disagio nel dovere comunicare ad amici e colleghi stimati quella notizia e lo feci con poche parole, esprimendo il dispiacere che provavo nel fare quella comunicazione e ringraziandoli dell’opera da loro prestata nell’interesse dell’Università e della cultura. Tutti quelli che risiedevano a Bologna vennero a congedarsi personalmente ed un abbraccio cordiale suggellò la nostra amicizia”. È opportuno ricordare le dimensioni dell’espulsione: “A seguito delle leggi razziali, nel giro di poche settimane, 96 professori universitari, 133 assistenti universitari, 279 presidi e professori di scuola media, oltre un centinaio di maestri elementari, oltre 200 liberi docenti, 200 studenti universitari, 1000 delle scuole secondarie e 4400 delle elementari vennero allontanati dagli atenei e dalle scuole pubbliche del regno. I provvedimenti adottati portarono inoltre alla radiazione di 114 autori di saggi e libri di testo” (D’Amico, 2010). Come cittadino di Bologna e come italiano, il Rettore Ghigi, in occasione delle solenni manifestazioni dedicate a Luigi Galvani nel bicentenario della nascita (ottobre 1937), pronuncia, alla presenza del Re e della Regina consorte, un pomposo discorso in latino nel quale non esita a collocare la figura del Galvani nel contesto patrio che lo collega all’altro grande bolognese Guglielmo Marconi. Un palpito di orgoglio chiude il discorso “Dall’Italia Galvaniana siamo giunti all’Italia Marconiana” (Ghigi, 1938). In precedenza (1933) il Nostro aveva ritenuto opportuno manifestare, in occasione del conferimento della laurea honoris causa a Guglielmo Marconi “Un palpito che nell’ora del saluto supremo a Marconi si tradusse in un anelito esemplare di fedeltà fascista: Ghigi, infatti, invocava, in quella famiglia, accanto a Galvani e a Marconi, la presenza di “un altro grande figliolo dell’Emilia”, Benito Mussolini, che proprio scienziato non era, ma eroe certamente sì!” (Simili, 1995).
Nel 1938 il nome dello zoologo bolognese compare tra gli scienziati ed intellettuali italiani sostenitori delle leggi razziali. Fatto ancor più significativo e decisivo, nel 1939 Ghigi pubblica per i tipi della Zanichelli il volume “Problemi biologici della razza e del meticciato” nel quale sostiene “la superiorità della nostra stirpe” accusando i meticci di essere “causa di regresso e disgregazione, una ferita nella evoluzione naturale”. Di tutto ciò Ghigi riferisce ben poco nella sua Autobiografia, dalla quale peraltro si deducono i buoni rapporti dello zoologo con Costanzo Ciano, padre del ben più noto Galeazzo, e addirittura con lo stesso Mussolini il quale, constatando personalmente i progressi fatti dall’Università di Bologna, elargisce copiose sovvenzioni e mostra di gradire moltissimo le visite dello scienziato. Questi, da parte sua, fornisce un’immagine piuttosto asettica del Duce nella Autobiografia.
Per quanto in Germania nel 1943 deluda il Gauleiter di Norimberga, il quale “si aspettava da me una tirata contro gli Ebrei” (Autobiografia), il comportamento del Ghigi nel complesso è relativamente tiepido nei confronti dei crimini fascisti, dei quali apparentemente è sempre poco informato. Vero è che, una volta cessato dalla carica di Rettore dopo la caduta del regime, rifiuta di riassumerla con l’avvento della Repubblica di Salò declinando anche la nomina a pro-Rettore dell’Ateneo per l’anno accademico 1943-1944. Il Governo Militare alleato emana un decreto che riguarda la sospensione dei funzionari e impiegati che durante il fascismo hanno partecipato attivamente alla vita politica o che sono stati favoriti dal regime nel caso di nomine e avanzamenti o che hanno comunque collaborato con il governo fascista repubblicano. Tra aprile e maggio 1945 Ghigi trascorre alcune settimane in prigione; viene successivamente dichiarato decaduto dalla carica di Senatore dall’Alta Corte di Giustizia oltre ad essere radiato dall’Accademia Nazionale dei Lincei. La riabilitazione e la reintegrazione nell’ufficio di Professore Ordinario di Zoologia risalgono al 1947, dopo complesse controversie legali dettagliatamente esposte nella sua Autobiografia (a cura di M. Spagnesi, 1995), nel clima teso dell’amnistia Togliatti (il cosiddetto “colpo di spugna”) e di quella che gli storici dell’età contemporanea chiamano giustizia di transizione (Woller, 1997; Flamigni, 2019). Parte di questa controversia emerge nelle carte del fascicolo dedicato a Ghigi e conservato nell’Archivio storico del Senato del Regno, dove sono raccolte anche la corrispondenza e le memorie difensive relative al processo presso l’Alta Corte di Giustizia per le sanzioni contro il fascismo (2) . Tuttavia, né le memorie difensive né l’autobiografia sono fonti adeguatamente distaccate e oggettive per valutare serenamente le contraddizioni ideologiche di uno studioso che, se pure si impegnò con grande lungimiranza per la tutela ambientale, faunistica e paesaggistica in Italia, appoggiò pubblicamente il razzismo scientifico.
(1) I fascicoli del “Bollettino di Zoologia” compresi tra il N.1 dell’anno I del febbraio 1930 ed il N. 5-6 dell’anno XII del settembre-dicembre 1941 sono stati rinvenuti dall’autore più anziano (PC) nei locali annessi al laboratorio di Scienze Naturali del Liceo Scientifico di Stato “Cavour” di Roma; fanno attualmente parte della dotazione della
biblioteca della Società Romana di Scienze Naturali, istituzione alla quale sono stati donati dal suddetto liceo nel giugno 2019 (figure 2, 3).
(2) ARCHIVIO STORICO DEL SENATO, Archivi del Senato del Regno, Ufficio di segreteria, Atti relativi alla nomina dei senatori, Fascicoli dei senatori, fasc. 1108 Ghigi Alessandro. Un progetto di digitalizzazione delle collezioni rende possibile la fruizione del fascicolo al seguente link: https://patrimonio.archivio.senato.it/inventario/scheda/ufficio-
segreteria/IT-SEN-095-004088/ghigi-alessandro
- Alessandro Ghigi - A cinquanta anni dalla scomparsa
- Alessandro Ghigi morfologo e zoogeografo
- Alessandro Ghigi, ecologo: la scuola , la caccia e la difesa della natura