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Nel corso degli ultimi anni si è assistito a un aumento delle diagnosi di tumori del colon-retto, e allo stesso tempo di una diminuzione della mortalità, grazie alle campagne di screening e al miglioramento delle terapie. Sebbene non tutti i polipi si trasformino in tumori, tutte le neoplasie iniziano come polipi, è importante quindi sottoporsi alla colonscopia: un esame diagnostico invasivo che permette, in tempi brevi di esaminare direttamente la superficie intestinale e sue eventuali alterazioni. Grazie al Dott. Giorgio Bruno, Medico Chirurgo, specialista in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva presso il Poliambulatorio San Raffaele Termini e l’IRCCS San Raffaele Pisana di Roma, ne comprendiamo meglio il valore e l’utilizzo preventivo.

 Cosa si intende per polipi intestinali?

“Si tratta di escrescenze della mucosa del colon o del retto considerati precursori dei tumori dell’apparato digerente. Possiamo paragonarli ad alberi, come spiego solitamente ai pazienti, che un giorno non ci sono e il giorno dopo compaiono improvvisamente: si tratta di semi che iniziano ad essere visibili, endoscopicamente, a partire dai 2 millimetri e che pian piano, in modo molto lento, crescono fino a diventare delle neoplasie del colon.”

Pubblicato in Medicina


Dormire di più aumenta il livello di attenzione e migliora le prestazioni scolastiche. È quanto ha dimostrato lo studio pilota coordinato dal Dipartimento di Psicologia della Sapienza Università di Roma e pubblicato sulla rivista Nature and Science of Sleep. I risultati della ricerca, condotta su studenti del primo anno delle superiori dell’istituto “Ettore Majorana” di Brindisi, suggeriscono che posticipare l’orario d’ingresso alle lezioni, inciderebbe positivamente sul rendimento scolastico.


“Se solo avessi dormito un’ora in più!”, una affermazione molto ricorrente, quanto vera secondo la scienza: il sonno, infatti, oltre a essere una attività naturale, è strettamente correlato con il potenziamento di altre funzioni cognitive come l’apprendimento, la concentrazione e l’attenzione, ma anche con il mantenimento dell’equilibrio psico-emotivo e relazionale. Ciò vale tanto per gli adulti, quanto per gli adolescenti, nei quali l’obbligo di alzarsi presto la mattina è associato spesso a un ritardo dell’addormentamento notturno.

Da diversi anni e in ogni parte del mondo, si studiano gli effetti di un ingresso in aula più tardivo, rispetto all’orario tradizionale, sulla salute e sulla capacità di apprendimento dei giovani. Il primo progetto italiano è stato sviluppato dal team di ricercatori guidato da Luigi De Gennaro del Dipartimento di Psicologia della Sapienza e dal dirigente scolastico Salvatore Giuliano, ex sottosegretario al MIUR, e ha coinvolto gli studenti dell’Istituto Ettore Majorana di Brindisi. I risultati dello studio pilota, durato un intero anno scolastico, sono stati pubblicati sulla rivista Nature and Science of Sleep.

Pubblicato in Scienza generale



Since its appearance in early 2020, COVID-19 has been unpredictable for both physicians and affected individuals given the variety and duration of its symptoms. Notably, it appears to have the potential to cause an unusually long-lasting illness, and the term “long COVID” describes the disease in people who continue to report symptoms several weeks following the infection. To better understand this phenomenon, a team of physicians and epidemiologists from the University of Geneva (UNIGE) the University Hospitals of Geneva (HUG) and the General Health Directorate of the State of Geneva followed nearly 700 people who tested positive for SARS-COV2 but did not require hospitalisation. Six weeks after diagnosis, 33% of them still reported suffering from fatigue, loss of smell or taste, shortness of breath or cough. These results, which can be seen in theAnnals of Internal Medicine, call for better communication, particularly with patients and with the physicians who follow them, and for ongoing messages to the general public, reminding them that SARS-CoV-2infection is not trivial.

Pubblicato in Scienceonline
Mercoledì, 09 Dicembre 2020 11:37

Lockdown, l'importanza del verde urbano

 

Uno studio coordinato dall’Istituto per la bioeconomia del Cnr, pubblicato su Urban Forestry & Urban Greening, ha analizzato la percezione degli spazi verdi urbani da parte dei cittadini durante l’isolamento sociale, in cinque paesi europei e Israele. È emerso un cambiamento, soprattutto nel maggior bisogno di stare all’aria aperta che ha fatto comprendere la importanza di queste aree

 

Uno studio europeo cui ha partecipato l’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibe) ha comparato la frequentazione e la percezione dei cittadini riguardo gli spazi verdi urbani in cinque paesi europei (Italia, Croazia, Lituania, Slovenia e Spagna) e in Israele durante il lockdown per Covid-19, tra il 1 aprile e il 3 maggio 2020. L’indagine, pubblicata su Urban Forestry & Urban Greening, è una delle prime sul ruolo del verde urbano durante l’emergenza ed è stata svolta attraverso un questionario online diffuso attraverso social network e per email.

“Dalle 2.540 risposte è emersa una frequentazione degli spazi verdi differenziata tra i paesi determinata dalle diverse restrizioni sanitarie. Per esempio, Italia e Spagna, i due paesi in quel periodo più colpiti dalla pandemia e con misure di contenimento più stringenti, hanno registrato la più alta percentuale (64%) di rispondenti, che ha smesso di frequentare aree verdi. Chi lo ha fatto, aveva un motivo essenziale come portare fuori il cane o fare esercizio fisico, mentre Croati, Lituani e Sloveni non hanno cambiato sostanzialmente le loro abitudini. Inoltre, le restrizioni sanitarie hanno portato a una maggiore diversificazione della tipologia di spazi verdi frequentati, con la visitazione di giardini e viali alberati (in Italia, Israele e Spagna) piuttosto che dei parchi urbani, limitandosi a visitare aree a breve distanza da casa, mentre in altri paesi è aumentato leggermente l’uso dell’auto per raggiungere aree fuori città, facendo riflettere sulla dicotomia tra necessità di verde ed uso, nel proprio contesto, di mezzi poco ecologici”, spiega Francesca Ugolini, ricercatrice del Cnr-Ibe e prima autrice dello studio.

Pubblicato in Ambiente



CON LA VOCE DI GIACOMO FERRARA, IL MONDO DELLA NATURA HA INVIATO UNA LETTERA AGLI ESSERI UMANI: CAMBIARE LE COSE OGGI PER UN FUTURO VIVIBILE DOMANI

 

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Da adesso e per tutto il 2021 comincia un anno cruciale per la lotta alla crisi climatica, con grandi appuntamenti in Italia (COP Giovani e G20) e nel Regno Unito (G7 e COP26). Già domani, 10 dicembre, il Consiglio europeo dei Capi di Stato e di Governo si riunirà per discutere dell’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 al 2030, come tappa decisiva per arrivare alla neutralità climatica entro il 2050. Nel contempo, è in atto il processo per scegliere dove investire per uscire dall’emergenza Covid ed entrare nell’economia rigenerativa a carbonio zero, unico modo per non condannarci alla crisi perenne.

Il WWF, che nel 2021 si appresta a proporre che l’Italia si doti di una legge quadro sul clima, lancia oggi la campagna #CARIUMANI, in cui il mondo della natura parla direttamente all’uomo per mezzo della voce e del volto dell’attore Giacomo Ferrara, per muovere le persone a chiedere un impegno reale ed efficace agli Stati Membri dell’UE che si riuniranno domani.
Gli scienziati sono concordi nel confermare che quasi l’86% del carbonio che viene liberato in atmosfera (circa 36,7 GtCO2) è provocato dai processi di combustione dei combustibili fossili (carbone, petrolio e gas).
Nel 2019 la concentrazione di CO2 in atmosfera ha raggiunto le 410 parti per milione. L'ultima volta che la Terra ha sperimentato una concentrazione paragonabile di CO2 è stata 3-5 milioni di anni fa, quando la temperatura era più calda di 2-3°C e il livello del mare era di 10-20 metri più alto di adesso.
La soglia globale di 400 parti per milione era stata superata nel 2015. E solo quattro anni dopo, abbiamo superato le 410 ppm. Un tale tasso di incremento non si era mai visto nella storia dei nostri record.

Pubblicato in Ambiente

 


I promettenti risultati della sperimentazione internazionale con il sistema CRISPR-CAS9 presentati al Congresso annuale della Società Americana di Ematologia (ASH).


L’editing del genoma per correggere la talassemia. È stato trattato con questa tecnica innovativa all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù il primo paziente italiano, un giovane adulto affetto da anemia mediterranea. Il caso clinico si inserisce all’interno di una sperimentazione internazionale promossa da Vertex Pharmaceuticals e Crispr Therapeutics i cui primi promettenti risultati sono stati presentati al 62° Congresso della Società Americana di Ematologia (ASH), l’appuntamento annuale che raccoglie i contributi scientifici più qualificati al mondo nell’ambito delle malattie del sangue.


L’EDITING DEL GENOMA
L’editing del genoma con il sistema CRISPR-Cas9 è una tecnologia innovativa che funziona come un “correttore” del DNA ad altissima precisione. Il metodo si basa sull’impiego della proteina Cas9, una sorta di forbice molecolare che viene programmata per tagliare o modificare specifiche sequenze del DNA di una cellula, potendo così portare alla correzione di varie malattie. CRISPR-Cas9 è un complesso di molecole biologiche formato da frammenti di RNA (acido ribonucleico) e da proteine: il segmento di RNA è la bussola che indica il bersaglio da colpire, la proteina Cas9 esegue il taglio o la modifica. Le cellule prelevate dalla persona malata vengono “corrette” in laboratorio con questo approccio, poi vengono infuse nell’organismo dove si riproducono al posto di quelle difettose.


LA SPERIMENTAZIONE INTERNAZIONALE
Nel 2019, Vertex Pharmaceuticals e Crispr Therapeutics hanno avviato due trial clinici internazionali per la cura di giovani adulti inizialmente e poi di adolescenti affetti da talassemia e da anemia falciforme attraverso la tecnica di editing del genoma con CRISPR-Cas9. La sperimentazione, in corso di svolgimento, coinvolge l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e altri 13 Centri statunitensi, canadesi ed europei per la selezione dei pazienti, la raccolta delle cellule da “editare” e la somministrazione del trattamento. Nei trial verranno arruolati 45 giovani con talassemia e 45 con anemia falciforme. Il Bambino Gesù è l’unico ospedale italiano coinvolto nella sperimentazione, il cui comitato scientifico internazionale è coordinato dal prof. Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di Oncoematologia e Terapia Cellulare e Genica.

Pubblicato in Medicina
Mercoledì, 09 Dicembre 2020 11:18

Cataratta Senile

 

La cataratta legata all'invecchiamento è nota come cataratta senile e si presenta solitamente dopo i 60-65 anni d'età. La cataratta senile può presentarsi in un solo occhio o in entrambi gli occhi e svilupparsi con una velocità molto variabile tra i due occhi e da individuo a individuo. In genere, contrariamente ad altri tipi di cataratta, la cataratta senile avanza piuttosto gradualmente nel corso degli anni ma la velocità della sua evoluzione non è esattamente prevedibile. È bene ricordare che la cataratta non è una malattia trasmissibile da un occhio all'altro né da una persona all'altra. Non esistono rimedi farmacologici, colliri, esercizi oculari o lenti che possano rallentare, bloccare o far regredire il processo di perdita di trasparenza del cristallino; è però vero che proteggere gli occhi dai raggi UV indossando regolarmente, fin da giovani, occhiali da sole o lenti filtrate clip-on può aiutare a prevenire o a ritardare il processo che porta alla formazione della cataratta in età più avanzata.

Pubblicato in Medicina


I risultati dell’ultima campagna di scavo nel sito di Uşaklı Höyük, in Turchia centrale alla quale hanno partecipato gli archeologi dell’Università di Pisa


Si chiama Zippalanda la città santa ittita consacrata al Dio della Tempesta sulle cui tracce è al lavoro dal 2008 la missione italo-turca in Anatolia Centrale alla quale partecipa anche l’Università di Pisa. L’ultima campagna di scavi a nel sito di Uşaklı Höyük terminata in autunno ha rivelato la presenza di probabili tracce dell’insediamento dell’età del Bronzo Medio, ancora precedenti alla città ittita che secondo gli studiosi sarebbe appunto da identificarsi con Zippalanda.
“Il risultato conseguito è di grande importanza perché per la prima volta abbiamo trovate prove chiare della presenza che il sito era abitato già nell’età del Bronzo Medio, cioè nella prima metà del II millennio a.C – spiega il professore Anacleto D’Agostino dell’Università di Pisa - questo indica chiaramente che il luogo in cui si sviluppò la città ittita era stato secoli prima di un insediamento esteso, che occupava oltre alla cittadella almeno una larga porzione della città bassa”.

Pubblicato in Paleontologia
Venerdì, 04 Dicembre 2020 10:30

Nuova luce sulla divisione cellulare nei tumori

Figura: orientamento del fuso mitotico in una cellula normale o in presenza di livelli alterati di Aurora-A o TPX2. Da “Polverino et al., 2020, Current Biology”. Created with BioRender.com.

 

 

Uno studio condotto dall' Istituto di biologia e patologia molecolari del Cnr e dall' Istituto europeo di oncologia approfondisce il coinvolgimento nel processo di iperproliferazione e disorganizzazione cellulare di due proteine presenti a livelli elevati nei tumori, la chinasi Aurora-A e il suo attivatore TPX2. Lo studio è pubblicato sulla rivista Current Biology.

La direzione della divisione di una cellula determina la posizione delle due cellule figlie, contribuendo a definirne il destino verso la proliferazione o il differenziamento. Il controllo dell’orientamento della divisione cellulare è quindi fondamentale nei processi di sviluppo, nell’organizzazione dei tessuti e nella loro omeostasi. Uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology dai gruppi di ricerca diretti da Giulia Guarguaglini dell’Istituto di biologia e patologia molecolari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibpm) di Roma e Marina Mapelli dell’Istituto europeo di oncologia (IEO) di Milano, descrive e chiarisce il coinvolgimento in tale processo di due proteine, la chinasi Aurora-A e il suo attivatore TPX2, spesso presenti a livelli elevati nei tumori.

Pubblicato in Medicina

 


Abstract


Background & aims
Great interest has been raised by the possible protective role of vitamin D in coronavirus disease 2019 (COVID-19), but objective data on 25(OH)vitamin D deficiency in hospitalized COVID-19 patients are not conclusive.

The aim of this study was to determine the prevalence of 25(OH)vitamin D deficiency in COVID-19 patients admitted to an Italian referral hospital and explore its association with clinical outcomes and the markers of disease severity.

Methods
In this single-center cohort study, 129 consecutive adult COVID-19 patients hospitalized in an Italian referral center were enrolled from March to April 2020. 25(OH)Vitamin D serum levels were assessed 48 h since hospital admission and categorized into: normal (≥30 ng/mL), insufficient (<30 - ≥20 ng/mL), moderately deficient (<20 - ≥10 ng/mL), severely deficient (<10 ng/mL).

Results
The prevalence of 25(OH)vitamin D insufficiency, moderate deficiency and severe deficiency was 13.2%, 22.5% and 54.3%, respectively.

25(OH)Vitamin D deficiency (<20 ng/mL) was not associated with COVID-19 clinical features and outcomes. Unexpectedly, after adjusting for major confounders, a significant positive association between increasing 25(OH)vitamin D levels and in-hospital mortality (on a continuous logarithmic scale, odds ratio = 1.73 [95% CI, 1.11 to 2.69]; P = .016) was observed.

Conclusions
Very low 25(OH)vitamin D levels were highly prevalent and suggestive of deficiency among our hospitalized severe COVID-19 patients, but low 25(OH)vitamin D levels were not associated with outcome variables. Whether 25(OH)vitamin D adequacy may influence clinical outcomes in COVID-19 and the unexpected correlation between higher 25(OH)vitamin D levels and mortality require further investigations by large intervention trials.

 

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Pubblicato in Scienceonline

Medicina

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