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The evidence shows that cloth masks, particularly those with several layers of cotton cloth, block droplet and aerosol contamination of the environment, which may reduce transmission of COVID-19.

“The point is not that some particles can penetrate the mask, but that some particles are stopped, particularly outwardly, from the wearer,” said first author Catherine Clase, associate professor of medicine at McMaster University and a nephrologist of St. Joseph’s Healthcare Hamilton.

“Ideally, we would want a mask to work in both directions, protecting the wearer from the environment and reducing the contamination of the environment – air and surfaces – by the wearer.” Her international research team examined a century of evidence including recent data, and found strong evidence showing that cloth and cloth masks can reduce contamination of air and surfaces.

“Direct evidence about whether wearing a mask of any sort outside a health-care setting reduces actual transmission of COVID-19 is lacking. This is why public-health decisions about public mask wearing have been difficult to make, and why they differ around the world,” said Clase. “Our review suggests that cloth can block particles, even aerosol-sized particles, and this supports Canadian public health policy on the issue.”

Pubblicato in Scienceonline
Mercoledì, 27 Maggio 2020 06:46

New therapy for triple negative breast cancer

Ramón Martínez Máñez, researcher at IDM-UPV



This type of TNBC tumor does not express any of the receptors involved in most breast cancers (estrogen, progesterone and HER2), so the most common treatments, such as the hormone therapy, are not viable in these patients.

This new study is led by Mar Orzáez, principal researcher at the Laboratory of Peptide and Protein Chemistry at CIPF, and Ramón Martínez Máñez, member of the CIPF-UPV Joint Research Unit of Diseases Mechanisms and Nanomedicine, and research at the Interuniversity Research Institute for Molecular Recognition and Technological Development (IDM) of the UPV and at the Centro de Investigación Biomédica en Red (CIBER) in the subject area of Bioengineering, Biomaterials and Nanomedicine (CIBER-BBN). The study proves that a combined treatment of a senescence inducer and a senolytic nanoparticle selectively removes senescent cells, delays tumor growth and reduces metastasis in a model of aggressive breast cancer.

The application of senescence inducers has represented a successful strategy for treating breast cancer patients thus far, although the accumulation of senescent cells in the body can favor relapse of the tumor. Senescence or cell aging occurs both in physiological and pathological situations. When a cell enters into senescence, it stops dividing and releases substances that cause inflammation.

Pubblicato in Scienceonline
Mercoledì, 27 Maggio 2020 06:43

Inexpensive retinal diagnostics via smartphone


Method is suitable for the detection of diabetes-related eye disease, shows study by the University of Bonn.

Retinal damage due to diabetes is now considered the most common cause of blindness in working-age adults. In low- and middle-income countries, an eye examination via smartphone could help to detect changes at an early stage. This is shown by a new study carried out by scientists from the University of Bonn together with colleagues from Sankara Eye Hospital Bangalore (India). The results are published in the journal "Ophthalmology".

One of the most dangerous long-term complications of diabetes is vascular damage. In the eye's photosensitive layer, the retina, this also impacts the capillaries. This network of small vessels supplies the sensory cells with oxygen and nutrients. If it deteriorates, abnormal new vessels form instead and further harm the damaged retina. Left untreated, this often result in loss of vision and ultimately blindness.

"If such a retinopathy is recognized and treated in time, vision loss can often be prevented," emphasizes Dr. Maximilian Wintergerst from the Department of Ophthalmology at the University Hospital Bonn. "An important aspect of therapy is better control of the diabetes; in addition, it is also possible to treat the undersupplied retina with laser light before further problems occur." Laser treatment destroys the undersupplied retina so that it can no longer cause problems by releasing growth factors. These can otherwise cause the formation of abnormal vessels and fluid accumulation in the retina.

Pubblicato in Scienceonline
Mercoledì, 27 Maggio 2020 06:36

IL MONDO DI LEONARDO APERTO SABATO 30 MAGGIO

PROMOZIONE CON INGRESSO A SOLI 6 EURO INVECE DI 12 PER SCOPRIRE LEONARDO DA VINCI CON TUTTA LA FAMIGLIA

Sabato 30 maggio la mostra LEONARDO3 - IL MONDO DI LEONARDO in Piazza della Scala, ingresso Galleria Vittorio Emanuele II, a Milano, sarà aperta dalle 11:00 alle 19:00 con ingresso scontato del 50%: 6 euro (invece di 12).

Il biglietto si potrà acquistare al momento dell'ingresso.

L'ingresso è sempre gratuito con la Card Musei Lombardia.

I protocolli messi in atto consentono una visita in tutta sicurezza.

La mostra/museo dedicata a Leonardo da Vinci sarà poi aperta sia domenica 31 maggio, sia martedì 2 giugno, sempre con orario dalle 11:00 alle 19:00.

IL MONDO DI LEONARDO dal 2013 è stato sempre aperto 364 giorni all'anno, con orario dalle 9:30 alle 22:30. Ma in questo periodo di ripresa, dopo la chiusura del periodo di emegenza COVID-19, è ripartito aprendo solo il sabato, la domenica e i festivi in attesa che la situazione di circolazione del pubblico si normalizzi.

Pubblicato in Arte


Il Dipartimento di Scienze dell’antichità della Sapienza ha partecipato al ritrovamento di uno scheletro quasi completo di elefante preistorico, insieme a strumenti d’osso, schegge di pietra e a numerose impronte nel terreno. I resti, rinvenuti nel sito archeologico di Schöningen in Germania, risalgono a 300.000 anni fa e forniscono un nuovo scenario per il nord Europa del tempo
Schöningen, in Germania, è senz’ombra di dubbio uno dei siti dell’età della pietra più importanti al mondo. In passato ha già fornito importanti informazioni sulla flora, la fauna e sulle specie umane e animali che popolavano la Terra 300.000 anni fa, durante il Pleistocene.

Oggi, una nuova importante scoperta in questo sito permette di ricostruire lo scenario, piuttosto inaspettato, del nord Europa del tempo: un team di ricercatori, guidato dall’italiano Jordi Serangeli e da Nicholas Conard, dell’Università di Tübingen e del Dipartimento di Scienze dell’antichità della Sapienza, ha ritrovato uno scheletro quasi intero di elefante insieme a resti di strumenti litici utilizzati probabilmente per cibarsene, e, a pochi metri di distanza, delle impronte di un piccolo gruppo di elefanti.

Lo studio, pubblicato sulla rivista tedesca Archäologie in Deutschland, conferma come quelle terre, nonostante il clima piuttosto simile a quello attuale, fossero abitate al tempo da molti animali selvatici che oggi considereremmo in gran parte esotici, quali cavalli, leoni, tigri dai denti a sciabola e persino grossi elefanti.

Pubblicato in Paleontologia

 

 

 

 

Combattere una pandemia come quella che stiamo vivendo richiede una conoscenza dettagliata di tre fattori fondamentali:

il patogeno

l’ospite

l’ambiente

 

Il Patogeno:

Lo studio genetico del virus ha permesso di stabilire con certezza che proviene da un ceppo virale di coronavirus (il RATG13) trovato nei pipistrelli (Rhinolophus affinis) con il quale presenta una identità genetica del 96% . Una differenza del 4% tra il genoma di SARS-CoV-2 e RATG13 significa che i due “cugini” si sono separati da un antenato comune almeno 50 anni fa, e questo suggerisce che SARS-CoV-2 è passato agli umani attraverso una specie ospite intermediaria. È possibile, ma non certo, che la specie intermedia sia il pangolino (Manis javanica) attraverso uno scambio genetico, e da questi il salto all’uomo. Tuttavia numerosi altri mammiferi possono ospitare il virus, come si evince dalla presenza di ACE2, il recettore principale del virus, nelle cellule di oltre 215 specie diverse. Una volta infettato il primo uomo in Cina, il virus si è diffuso negli esseri umani con rapidità straordinaria attraverso i viaggi e i contatti interpersonali. I virus pur non essendo vitali, sono e saranno sempre straordinari campioni di diffusione e nel diventare appunto, virali. Questo è dovuto alle loro dimensioni (un singolo virione, è 100 volte più piccolo di un batterio), alla loro caratteristica capacità di legarsi a proteine di superfice delle cellule con grande affinità e “furbizia”, ingannando le cellule e inoculando il loro materiale genetico (DNA o RNA) all’interno delle cellule per fare copie di loro stessi.

Pubblicato in Medicina

 

Ministero della Salute e Istat, con la collaborazione della Croce Rossa Italiana, a partire da lunedì 25 maggio, avvieranno un’indagine di sieroprevalenza dell’infezione da virus SARS-CoV-2 per capire quante persone nel nostro Paese abbiano sviluppato gli anticorpi al nuovo coronavirus, anche in assenza di sintomi.

Il test verrà eseguito su un campione di 150mila persone residenti in duemila Comuni, distribuite per sesso, attività e sei classi di età. Gli esiti dell’indagine, diffusi in forma anonima e aggregata, potranno essere utilizzati anche per altri studi scientifici e per l’analisi comparata con altri Paesi europei. Per ottenere risultati affidabili e utili è fondamentale che le persone selezionate per il campione aderiscano. Partecipare non è obbligatorio, ma conoscere la situazione epidemiologica nel nostro Paese serve a ognuno di noi.

Pubblicato in Medicina



Researchers from Osaka University, National Center of Neurology and Psychiatry, and Niigata University identify the amino acid arginine as a potential disease-modifying drug for polyglutamine diseases, such as familial spinocerebellar ataxia and Huntington disease

Familial spinocerebellar ataxia (SCA), Huntington disease, and spinal and bulbar muscular atrophy are inherited neurodegenerative diseases. Because of their similar molecular pathogenesis, they are also called polyglutamine (polyQ) diseases. Current treatments for these diseases only focus on symptomatic improvement, as disease-modifying approaches have remained an unmet clinical need. Now, researchers from Osaka University, National Center of Neurology and Psychiatry, and Niigata University have identified the natural amino acid arginine as a novel potential approach to attenuate symptoms, as well as the molecular pathogenesis of polyQ diseases. In a new study published in Brain, they show how arginine improved neurological symptoms when given to mice with polyQ diseases before and even after the onset of symptoms.

PolyQ diseases are caused by an abnormal expansion of a specific DNA sequence consisting of the three bases: cytosine, adenine and guanine (CAG). In certain genes that are important for normal neuronal function, CAG can appear back to back multiple times. The number of CAG repetitions varies between individuals and different neuronal genes, but if the repetition happens too often, the function of the protein that is built from the gene can be severely impaired. While an increased number of CAG repeats results in protein misfolding and aggregation with concurrent damage to nerve cells, medication that actually halts this process of neurodegeneration has yet to be developed.

Pubblicato in Scienceonline

 


Al via il progetto Fedkito coordinato dall’Università di Pisa per proteggere i cibi con formulazioni di chitosano addizionate di oli essenziali. L’obiettivo è garantire sicurezza alimentare integrata nell’ottica dell’economia circolare e della sostenibilità


Uno spray all’aroma di pepe per conservare più a lungo la carne oppure una pellicola alla cannella per proteggere le mele da insetti e funghi, tutto a base di chitosano una sostanza del tutto naturale e biodegradabile ricavata in questo caso dagli insetti.
E’ questo lo scenario di un futuro non troppo lontano al quale stanno lavorando gli scienziati di Fedkito, un progetto triennale appena finanziato nell’ambito di PRIMA (Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area) attualmente il più importante programma di ricerca dell’area euro-mediterranea.
La professoressa Barbara Conti dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa è la coordinatrice del progetto che coinvolge Italia, Francia, Grecia, Tunisia e Marocco con la partecipazione di atenei, istituti di ricerca e aziende.

Pubblicato in Medicina

 


Study finds use of chloroquine or hydroxychloroquine is linked to increased rates of mortality and heart arrhythmias among hospital patients with COVID-19.


Authors suggest that these drug regimens should not be used to treat COVID-19 outside of clinical trials and urgent confirmation from randomised clinical trials is needed. A large observational study suggests that treatment with the antimalarial drug chloroquine or its analogue hydroxychloroquine (taken with or without the antibiotics azithromycin or clarithromycin) offers no benefit for patients with COVID-19. The study analysed data from nearly 15,000 patients with COVID-19 receiving a combination of any of the four drug regimens and 81,000 controls.

Treatment with these medications among patients with COVID-19, either alone or in combination with macrolide antibiotics, was linked to an increased risk of serious heart rhythm complications in these patients.

Researchers suggest these treatment regimens should not be used to treat COVID-19 outside of clinical trials until results from randomised clinical trials are available to confirm the safety and efficacy of these medications for COVID-19 patients.

Pubblicato in Scienceonline

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