Lunedì, 28 Dicembre 2020

 

Un team internazionale di genetisti, archeologi, antropologi e fisici, tra cui Alfredo Coppa del Dipartimento di Biologia ambientale della Sapienza, ha analizzato il Dna di 174 individui che vivevano più di 2000 anni fa in quelle che oggi sono le isole di Bahamas, Cuba, la Repubblica Dominicana, Haiti, Puerto Rico, Guadeloupe, Santa Lucia, Curaçao e Venezuela. Lo studio, pubblicato su Nature, ha messo in luce la storia delle popolazioni caraibiche prima dell’arrivo degli europei, rispondendo a domande rimaste irrisolte fino a questo momento.


La prima colonizzazione dei Caraibi risale all’inizio dell’epoca arcaica, circa 6000 anni fa; dopo circa 3/4000 anni è iniziata l’Età della ceramica e ancora altri 2000 anni dopo sono arrivati i primi navigatori europei. Molte sono le domande che riguardano le popolazioni originarie di queste terre, lavoratori della pietra prima e della ceramica dopo: se avessero o no la stessa discendenza; quanto numerose fossero al momento dell’arrivo dei colonizzatori europei e se gli abitanti moderni delle aree che oggi corrispondono alle isole di Bahamas, Cuba, la Repubblica Dominicana, Haiti, Puerto Rico, Guadeloupe, Santa Lucia, Curaçao e Venezuela abbiano un Dna riconducibile alle antiche popolazioni.

Pubblicato in Antropologia


Il progetto, coordinato dall'Università di Navarra, si propone di acquisire le scansioni in 3D di una selezione di iscrizioni latine conservate in varie città romane, dal Portogallo a Roma, passando per la Francia e la Spagna, che saranno poi montate in un video-gioco storico
La Commissione europea, nell’ambito dalla Call EACEA/28/2019 del programma Creative Europe - Media (Bridging culture and audiovisual content through digital), ha cofinanziato, per un totale di 311.108,07 euro, il progetto Valete vos viatores: travelling through Latin inscriptions across the Roman Empire.

Il progetto, che prevede un anno e mezzo di lavoro, da gennaio 2021 a giugno 2022, è coordinato dall’Universtià di Navarra e si propone di acquisire le scansioni in 3D di una selezione di iscrizioni latine conservate in varie città romane, dal Portogallo a Roma, passando per la Francia e la Spagna, da inserire poi in un videogame (che sarà sviluppato da una società specializzata). Tema del gioco sarà un viaggio dai confini al centro dell’Impero Romano, con una speciale attenzione per la documentazione epigrafica, che del paesaggio antico costituiva una componente importante, spesso non adeguatamente valorizzata.

Pubblicato in Storia

 

Uno studio di prospettiva coordinato dall’Istituto per la bioeconomia del Cnr, pubblicato su Global Change Biology, analizza come l’avvento di una nuova generazione di piante a basso contenuto di Clorofilla potrebbe essere un'arma in più nella lotta al cambiamento climatico, riducendo a parità di produzione l’assorbimento di radiazione solare.

Lo sviluppo delle società umane moderne è sempre stato accompagnato dall'introduzione di nuove piante coltivate. Praticamente tutti gli alimenti di origine vegetale che arrivano sulle nostre tavole provengono da varietà di piante che non esistevano nel passato. La "lunga marcia" per la creazione di nuove piante ha l'età dell'uomo moderno. È passata attraverso la selezione e domesticazione delle piante selvatiche, il miglioramento genetico attraverso incrocio e ibridazione, la mutagenesi (mutazioni genetiche indotte artificialmente in embrioni vegetali) e la transgenesi (trasferimento di geni da una specie all'altra). Oggi la tecnologia utilizzata è il cosiddetto "genome editing", ovvero la manipolazione diretta del codice genetico tesa a modificarne le proprietà. Ma se in passato si è puntato esclusivamente a migliorare le caratteristiche produttive e tecnologiche delle piante, oggi la frontiera si è allargata, includendo in primis la sostenibilità. É infatti urgente selezionare e creare nuove piante che possano contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico cercando di aumentare allo stesso tempo le potenzialità produttive delle varietà attualmente coltivate.

Pubblicato in Ambiente

 

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