Gli inceneritori sono semplicemente “camini” che bruciano rifiuti, e si chiamano termovalorizzatori quando sfruttano il calore prodotto dalla combustione per produrre energia elettrica. Il gassificatore invece articola i processi in due fasi: attraverso un processo di pirolisi che converte i materiali organici in gas mediante riscaldamento in presenza di ridotte quantità di ossigeno, formando un gas sintetico (syngas) che nella seconda fase del processo, viene bruciato e di nuovo, dal processo di combustione si ricava energia elettrica.
Il combustibile degli impianti d’incenerimento sono i rifiuti, ma contrariamente a quanto si pensa, non tutti possono essere inceneriti. I metalli, il vetro non sono inceneriti così come gli scarti alimentari perché hanno un bassissimo potere calorico. Solo circa il 35% dei rifiuti totali viene incenerito, mentre il resto torna nella discarica. Inoltre essendo plastica, gomma, carta e legno, il combustibile migliore per gli inceneritori, perché produce il più alto grado calorico, alla fine si vanno a bruciare i materiali più riciclabili. A questo punto nasce anche il sospetto che la raccolta differenziata sia più utile ai proprietari degli inceneritori che si trovano già divisa la spazzatura che deve essere bruciata che per un vero riutilizzo delle materie prime. Alla fine l’energia che un termovalorizzatore produce è inferiore a quella che serve per mantenerlo attivo, per la raccolta, il trasporto, lo stoccaggio e il trattamento dei rifiuti. Ciò e dovuto allo scarso potere calorifico dei rifiuti rispetto ai combustibili fossili tradizionali (petrolio e carbone).
Ma allora perché si costruiscono i Termovalorizzatori?. Sicuramente ci sono molti interessi in gioco. Dal 1992 grazie ad un piccolo gioco legislativo, i costruttori di inceneritori possono usufruire dei soldi pubblici destinati alle energie rinnovabili (CIP6) ed utilizzarli per la costruzione ed il mantenimento degli impianti. Da quella data, miliardi di euro pubblici sono passati nelle tasche di petrolieri e costruttori di grandi impianti di incenerimento sottraendo questi soldi alle fonti alternative di energia. Il governo decise allora di concedere i CIP6 solo agli impianti già in costruzione entro il 31 dicembre 2007. Ma nella finanziaria 2007/2008, i sovvenzionamenti pubblici vennero estesi anche agli impianti solo approvati a livello progettuale entro il 31/12/07 e quindi non ancora in costruzione. A questo punto viene spontaneo domandarsi se negli altri paesi si costruiscono termovalizzatori. Negli Stati Uniti non ne viene costruito uno dal 1995, in Australia, in Nuova Zelanda, in Canada ed in altri paesi non vengono costruiti. Recentemente la Germania ha dichiarato che gli inceneritori tedeschi verranno chiusi e rimpiazzati da impianti di trattamento meccanico biologico. Esistono alternative ai termovalizzatori valide come ad esempio i sistemi di trattamento a freddo che permettono di riciclare oltre il 95% dei rifiuti, separando la carta, la plastica, i metalli, la materia organica, e trasformando la rimanente frazione inerte non riciclabile in sabbia sintetica utilizzata nell'edilizia oppure per la fabbricazione di oggetti di pubblica utilità. Le parti di rifiuto umido (che rappresentano da sole il 30-40% dei rifiuti totali) vanno trattate attraverso il compostaggio che ne permette la trasformazione biologica in ottimo concime riutilizzabile nell'agricoltura.
Inoltre è sicuramente fondamentale la riduzione della produzione di rifiuti creati nel processo industriale, riducendo gli imballaggi, l'utilizzo di prodotti usa e getta e l'eliminazione di confezioni inutili che porterebbe ad una quantità inferiore di rifiuti da gestire.
Ma il problema maggiore del processo di incenerimento è rappresentato dalla creazione delle nano-particelle o nano-polveri che sono particelle delle dimensioni del milionesimo di millimetro, oltre alla produzione di altre sostanze inquinanti come cloro, diossine, furani, policloronaftalene e clorobenzene, IPA (idrocarburi policiclici aromatici), VOC (composti organici volatili) e metalli pesanti (piombo, cadmio, mercurio ecc.), polveri, acido cloridrico, ossidi di azoto, ossidi di zolfo e ossidi di carbonio.
I filtri di ultimissima generazione posti nei camini degli inceneritori, riescono a fermare solamente le nano particelle di maggiori dimensioni, ma non le più piccole che sono le più nocive per la salute, perché persistenti, cioè resistenti ai processi di degradazione naturale; bioaccumulabili perché si accumulano nei tessuti degli animali viventi trasferendosi da un organismo all'altro lungo la catena alimentare e altamente cancerogene in grado quindi di generare tumori. Almeno questa è l’opinione di una larga parte della comunità scientifica internazionale. In Italia naturalmente non si è presa una direzione netta e la comunità scientifica nazionale non si è espressa in modo univoco se questi rappresentino o meno un serio problema per la salute. In attesa di scoprire quanto male facciano i termovalorizzatori, in Italia se ne costruiscono di nuovi che comunque rappresentano una soluzione poco efficiente e eco compatibile.
Fabrizio Zucchini