L'esperimento, concepito e svolto interamente online durante la primavera del 2020, ha coinvolto 122 soggetti, a cui è stato chiesto di giudicare lo stato emotivo e il grado di affidabilità espresso da alcune fotografie di volti.
Mentre 41 soggetti hanno visto dei volti scoperti, ad altri 40 venivano presentati dei volti mascherati. “Come prevedibile, i soggetti che vedono volti mascherati compiono molti più errori nel riconoscere le emozioni che questi esprimono - spiega Alessandro Ansani - confermando l'importanza della regione orofacciale nella decodifica delle emozioni". “Inoltre - aggiunge Fabio Paglieri - quelle stesse facce che senza maschera sono reputate inaffidabili ci incutono, quando mascherate, molta meno diffidenza".
Ma il risultato più originale dello studio riguarda un terzo gruppo di 41 soggetti, che ha dovuto giudicare emozioni ed affidabilità in volti coperti da una mascherina dotata di una finestra di plastica trasparente che lascia intravedere la bocca. In quest'ultimo gruppo infatti la percezione delle emozioni è inalterata, mentre l'impressione di inaffidabilità è solo parzialmente attutita. In una seconda fase dell'esperimento, ai soggetti sono state mostrate diverse facce prive di maschera chiedendo loro di indicare se le avessero già incontrate durante il compito precedente. In questo caso, le maschere trasparenti non hanno mostrato alcun vantaggio rispetto a quelle tradizionali.
Lo studio stimola la riflessione sull'opportunità di un impiego più diffuso delle mascherine trasparenti, per lo meno in certi contesti dove la comunicazione non verbale gioca un ruolo importante.