Il progetto coordinato da Sapienza Università di Roma, insieme ad altre università italiane, 21 partner tra imprese, associazioni e amministrazioni pubbliche provenienti da 8 Paesi europei, si inquadra nelle azioni di ricerca e sviluppo specificamente finalizzate a promuovere l'economia circolare, con il duplice obiettivo di minimizzare i quantitativi di rifiuti da smaltire in discarica e di ottenere nuovi prodotti bio ed eco-compatibili usando gli stessi scarti come risorse rinnovabili alternative al petrolio. “Ognuno dei 300 milioni di europei che vivono in aree urbane – spiega Mauro Majone, docente Sapienza – produce in media ogni giorno più di 100 grammi di sostanza organica di scarto, il cui recupero e valorizzazione è attualmente piuttosto limitato; questo rende evidente che il potenziale impatto applicativo di RES URBIS è molto elevato. Le ricadute ambientali, economico e occupazionali che possono derivare dalla messa a punto di tecnologie innovative che consentano la trasformazione di quest’enorme flusso di materiale organico in prodotti utili e con effettivo valore di mercato sono estremamente positive. Allo stesso tempo, il progetto punta a sviluppare tecnologie tali da consentirne l’integrazione con la riqualificazione di impianti tradizionali per la depurazione delle acque e/o il trattamento dei rifiuti”. In questo progetto si vuole sviluppare una filiera tecnologica innovativa per la valorizzazione integrata dei vari scarti organici di origine urbana quali i rifiuti municipali e i fanghi di depurazione delle acque reflue municipali. L'obiettivo principale è quello di convertire queste tipologie di scarti urbani in bioplastiche con applicazioni nei settori dell'imballaggio (film biodegradabili e compositi), della produzione di beni di consumo durevole quali ad esempio i telai di computer, tablet e telefoni, oppure elementi per l’interior design come lampade e sedie.
Tutti i flussi residui dal processo per la produzione delle bio-plastiche andranno, come già oggi accade con i rifiuti organici raccolti separatamente, verso la produzione di biogas (metano) e compost, per una valorizzazione di secondo livello. E’ evidente quindi la necessità di affrontare, oltre alle tematiche prettamente tecnologiche, quegli aspetti legati alla accettabilità sociale e del mercato per i nuovi prodotti, oltre che agli aspetti normativi dal momento che si parte da un rifiuto e si arriva d un prodotto da immettere sul mercato.