L’Europa ha così stilato l’elenco delle 49 specie invasive più pericolose e considerate “di importanza unionale” e per le quali sono strettamente vietati: l’introduzione e il transito nel territorio nazionale; la detenzione, l'allevamento e la coltivazione; il trasporto, la vendita, il commercio e l'utilizzo, ma anche la cessione a titolo gratuito o lo scambio; così come la riproduzione e il rilascio nell'ambiente. 33 delle 49 specie pericolose a livello europeo sono presenti in Italia e tra queste vi sono piante come il giacinto d’acqua (Eichhornia crassipes), insetti come il calabrone asiatico (Vespa velutina nigrithorax), crostacei come il gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii) rettili come la testuggine palustre americana (Trachemys scripta), pesci come la pseudorasbora (Pseudorasbora parva), anfibi come la rana toro (Lithobates catesbeianus), uccelli come l’ibis sacro (Threskiornis aethiopicus) e mammiferi come la nutria (Myocastor coypus). Il decreto prevede, oltre ai divieti sopra citati e ai controlli doganali, che le Regioni e i Parchi nazionali predispongano opportuni piani di controllo.
Per il WWF, però, la migliore risposta è la prevenzione: è molto più efficiente limitare l’accesso a nuove specie invasive che combatterle una volta insediate, così come ecosistemi sani e ricchi di biodiversità riescono a contrastare naturalmente l'insediamento di specie aliene in maniera molto più efficace rispetto ad ecosistemi inquinati o impoveriti. Proprio per questo appaiono assurde attività di rilascio di specie esotiche a scopo ricreativo, come la richiesta di introdurre specie alloctone di Trote atlantiche nelle Marche, appoggiata addirittura dall’assessore regionale, che WWF e Pro Natura hanno sottoposto all'attenzione del Ministro dell'Ambiente Galletti. Appare assurdo come, di fronte ad un’emergenza ancora non percepita nella sua gravità, si possano richiedere deroghe alle leggi per rispondere ad interessi locali: tutto questo in una Regione dove un Parco Nazionale, quello dei Sibillini, si sta fattivamente adoperando per la tutela e la reintroduzione delle specie autoctona di Trota mediterranea.
Cosa cambia per i proprietari. Tutti i proprietari di animali da compagnia inseriti nella lista (in particolare chi avesse in casa testuggini palustri americane) potranno mantenerli fino al termine della loro vita naturale, ma entro giugno 2018 dovranno comunicare il loro possesso al Ministero dell'Ambiente, fornendo indicazioni sull'esemplare (specie, sesso ed età) nonché sulle modalità che intendono adottare per impedirne la riproduzione e la diffusione. Zoo e giardini botanici, così come centri di ricerca, importatori e rivenditori, dovranno invece richiedere apposite autorizzazioni. Per chi non rispettasse gli obblighi, sono previste sanzioni penali, amministrative e la confisca degli esemplari. Nei prossimi mesi l'elenco verrà aggiornato con una specie di importanza nazionale individuate dal Ministero.
Cosa può fare il cittadino:
- Segnalare la presenza di specie esotiche tramite apposite app (es. www.csmon-life.eu) e partecipando ai progetti di monitoraggio scientifico (più info al sito www.lifeasap.eu)
- Evitare sempre di acquistare piante ed animali come souvenir durante viaggi all'estero, e controllare accuratamente la pulizia della propria attrezzatura di viaggio.
- Scegliere piante locali per il proprio giardino
Arriva il decreto sulle specie aliene
Dal prossimo 14 febbraio entrerà in vigore il decreto che recepisce anche in Italia il Regolamento europeo per prevenire e gestire l’introduzione delle specie esotiche considerate particolarmente invasive dall’Unione Europea.
Le specie esotiche, talvolta chiamate “aliene”, sono piante, animali e altri organismi introdotti dall'uomo, accidentalmente o volontariamente, al di fuori della loro area di origine. Attualmente, si stima che siano ben 12.000 le specie ‘aliene’ introdotte in Europa, di cui più di 3.000 solo in Italia, con un incremento vertiginoso (+96%) negli ultimi 30 anni.
Purtroppo una parte di queste specie aliene causa gravi danni alla natura e ai servizi ecosistemici con conseguenze ecologiche ed economiche notevoli. Le specie aliene invasive rappresentano la seconda principale minaccia alla biodiversità globale che ha contribuito in modo determinate al 54% delle estinzioni delle specie animali conosciute, tramite predazione su specie locali (autoctone) o competizione per le stesse risorse. Alcune di esse possono causare serie danni alla salute umana, essendo vettori di malattie (come la zanzara tigre, possibile portatrice di dengue, zika e chikungunya) e all’economia, con danni stimati in miliardi di euro per la solo UE, in primis ad agricoltura, foreste e talvolta infrastrutture.
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