Il gruppo sottolinea che i visoni possono trasportare o trasmettere un'ampia varietà di batteri e virus zoonotici, tra cui LA-MRSA, epatite E, influenza e salmonella, e inoltre che quando si tratta di rischio per la salute pubblica, gli allevamenti di animali da pelliccia non sono diversi dal mercato degli animali vivi in cui si ritiene che il coronavirus abbia avuto origine. In queste strutture, i visoni vengono ammassati uno accanto all'altro in file di gabbie di filo metallico, dove lo scambio di fluidi corporei facilita la diffusione della malattia.
"Consentire a questi insalubri allevamenti di animali da pelliccia – molti dei quali sono situati nelle regioni italiane più colpite dalla pandemia di COVID-19 – di continuare la propria attività sarebbe una grave inadempienza del dovere", scrive Patrizia Re, corporate consultant di PETA. "Per motivi di benessere degli animali e di sicurezza umana, è giunto il momento di reinventare l'Italia come nazione libera dalle pellicce, aspetto sostenuto da oltre il 90% della popolazione ... e di portare avanti le proposte di legge che aboliscono gli allevamenti di animali da pelliccia in Italia..."
Indagini negli allevamenti italiani di visoni hanno riscontrato animali rinchiusi in piccole gabbie di filo metallico, senza accesso al manto erboso o ad acqua dove nuotare. Molti presentavano ferite gravi e altri manifestavano segni di automutilazione dovuti alle condizioni di forte stress causate dalla vita in cattività. Al termine delle loro miserabili vite, i visoni vengono comunemente gassati a morte.
Case di moda iconiche come Armani, Elisabetta Franchi, Gucci, Prada e Versace sono fur-free, mentre la celebre fashion editor Anna Dello Russo non indossa più pellicce e personalità dello spettacolo come Elisabetta Canalis si sono pubblicamente dichiarate contrarie a questo commercio crudele.
PETA – il cui motto recita, in parte, che "gli animali non sono nostri da indossare" – si oppone allo specismo, che è una visione discriminatoria del mondo basata sulla supremazia umana.
Per ulteriori informazioni, si prega di visitare PETA.org.uk.