Laudate Dominum

Si è conclusa sulle note de "L'inno alla gioia" di Ludwig van Beethoven, e non sarebbe potuto essere altrimenti, la XXV edizione della rassegna "Cori per l'Europa-Cori per la Pace".
Tale rassegna internazionale, iniziata il giorno 5 maggio e conclusa ieri 10 giugno, richiama ogni anno artisti da tutto il mondo offrendo ad un pubblico qualificato musica corale e strumentale di alto livello.
Anche questa edizione della manifestazione si è tenuta nella meravigliosa cornice della Chiesa di Santa Prisca sulle pendici del colle Aventino ed è stata patrocinata dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea, dalla Regione Lazio, dalla Provincia e dal Comune di Roma.
Curatrice dell'organizzazione del ciclo di concerti è stata l'Associazione culturale "Canticorum Jubilo", il cui coro, fondato nel 1979 e diretto dal settembre del 2007 dal Maestro Maurizio Scarfò, è specializzato nella esecuzione di musica sacra, spaziando dalla polifonia rinascimentale alle grandi composizioni sinfoniche dell'800.
Non sono tutte rose e fiori

Anche quest'anno rigorosi giudici provenienti da tutto il Mondo si sono dati appuntamento, durante il mese di maggio, a Roma per valutare colore e profumo dei concorrenti ad un particolarissimo campionato internazionale. La competizione in questione è il "Premio Roma", gara floristica che in questa edizione, la settantesima, vede la partecipazione di centinaia di piante di rose, provenienti da ogni angolo della zona temperata del pianeta, che verranno giudicate sulla base di standard universalmente riconosciuti in campo internazionale. I giudici della manifestazione per assegnare il premio "Rosa dell'anno" debbono prendere in considerazione lo sviluppo della pianta e del fiore nelle diverse fasi: lo sboccio del fiore, la piena fioritura ed il momento dell'appassimento.
La cornice in cui la competizione si svolge è assolutamente unica. Il Roseto di Roma, sulle pendici del colle Aventino a ridosso del Circo Massimo, è infatti considerato il più bello e suggestivo del mondo. Un roseto che ha una storia lunga e curiosa. Il primo roseto della Capitale, risalente al 1932, era infatti posizionato sul Colle Oppio e contava 300 esemplari. Era stato istituito su pressioni di una caparbia ragazza americana, Mary Gayley che, divenuta nobile dopo il matrimonio con il Conte Giulio Senni, si era decisa a riprodurre un roseto a Roma simile a quello che aveva visitato in occasione di un viaggio a Bagatelle nei pressi di Parigi. Realizzato il Roseto, la Contessa si impegnò perchè fosse indetto un premio internazionale. La prima edizione risale al il 10 ottobre 1933 grazie al coinvolgimento di numerosi ibridatori italiani.
Il silenzio è mafia

"Per amore. Solo per amore nei confronti della propria terra, la Sicilia, Giovanni Falcone ha sacrificato la propria vita". A pronunciare queste emblematiche parole è stato Paolo Borsellino all'indomani della strage di Capaci avvenuta il 23 maggio del 1992. Solo 56 giorni dopo un terribile attentato toglieva la vita al Giudice Borsellino. La sorte dei due leali servitori dello Stato era così eternamente accomunata sia nella stessa scelta-missione di vita, sia nella medesima tragica scomparsa.
Per non dimenticare il prezzo in termini di vite umane pagato dal nostro Paese nei confronti della mafia, per far conoscere ai più giovani la propria storia e per suscitare, con rinnovato ardore, il diniego di tutti i cittadini contro ogni forma di malavita organizzata, il giorno 21 maggio è stata inaugurata, presso Palazzo Incontro a Roma, la mostra fotografica: "Il silenzio è mafia. Il tempo della lotta alla mafia".
Promossa dalla Provincia di Roma e realizzata in collaborazione con l'Associazione "Libera" fondata da don Luigi Ciotti e l'Agenzia fotografica "Contrasto", la mostra fotografica si inserisce in un più ampio progetto. Presentazione di volumi, convegni e lezioni vedranno protagonisti, fino al 18 luglio, magistrati, giornalisti, scrittori, registi, sociologi e politici uniti nell'intento di celebrare le vittime della mafia, rievocare vicende giudiziarie e tenere alto il livello di allarme nei confronti della malavita.
Race for the cure

Tre giorni di salute, sport, benessere e soprattutto di sensibilizzazione dell'opinione pubblica riguardo all'importanza della prevenzione nella lotta ai tumori del seno. Questa è "Race for the cure", manifestazione sportiva giunta alla 13ª edizione che si è disputata dal 18 al 20 maggio a Roma, nella suggestiva sede dello Stadio delle Terme di Caracalla.
L'evento benefico, che quest'anno ha visto la partecipazione di ben 50.000 atleti, è stato patrocinato dalla Presidenza della Repubblica, dal Comune e dalla Provincia di Roma, dal Policlinico Gemelli, dal CONI e dalla Federazione Italiana di Atletica leggera.
La "Race for the cure" è la manifestazione principale della Susan G. Komen, organizzazione di volontariato e senza scopo di lucro che dal 2000 si mobilita nella lotta ai tumori del seno.
Numerose ed interessanti le iniziative realizzate durante i tre giorni nei quali si è svolta la manifestazione.
Laboratori educativi circa le norme di prevenzione dei tumori; incontri con gli esperti di alimentazione, attività fisica e stili di vita; aree dedicate al fitness ed allo svolgimento di altre attività sportive come il kick boxing; stand di meditazione, yoga riflessologia e agopuntura; spazio dedicato alla bellezza con esperte di make-up artist; aree per l'intrattenimento dei più piccoli.
Mestiere donna

Il giorno 8 marzo, in occasione della ricorrenza della Festa della donna, è stata inaugurata una interessante mostra fotografica presso la Casa della Memoria e della Storia di Roma, intitolata "Mestiere donna".
L'esposizione, a cura di Eugenia Querci e Bianca La Rocca, è stata organizzata da Maurizio Bartolucci ed è patrocinata dall'Assessorato alle Politiche Culturali del Comune.
Il percorso fotografico consta del materiale della Fondazione Nevol Querci che raccoglie l'archivio storico del periodico "Avanti!"
Le foto esposte, tutte di grande impatto emotivo, hanno come soggetto comune il mondo del lavoro femminile e permettono al visitatore di ricostruire il percorso compiuto dal nostro Paese per quanto concerne la piena affermazione e la tutela dei diritti civili e sociali della donna dal secondo dopoguerra fino alla metà degli anni sessanta. Un percorso dunque molto rappresentativo del reale sviluppo della democrazia in Italia durante la seconda metà del secolo scorso.
La Libia ad un anno dalla rivolta

In occasione della presentazione al pubblico del libro: "Libia: fine o rinascita di una nazione?", scritto da Karim Mezran e Arturo Varvelli, si è tenuto, il giorno 14 maggio presso il Centro di Studi Americani, uno stimolante convegno dal titolo: "La Libia ad un anno dalla rivolta: quale ruolo per Stati Uniti ed Europa?".
All'incontro hanno partecipato quali relatori il Prof.Lucio Caracciolo, Direttore di Limes, Alberto Negri, inviato in Medioriente de "Il Sole 24 Ore", Duilio Giammaria, giornalista RAI e gli autori del volume presentato.
Il Convegno si è aperto con una breve introduzione da parte del Presidente del Centro di Studi Americani, il Prof. Giuliano Amato, che ha illustrato i temi sui quali si sarebbero confrontati i relatori.
La politica comune europea, in particolare quella italiana ed il Diritto Internazionale sono, secondo Karim Mezran, i veri sconfitti della cosiddetta "primavera araba". Lo studioso ha dichiarato che, in occasione dei movimenti di protesta che hanno infiammato i Paesi del Nord Africa poco più di un anno fa, le istituzioni comunitarie responsabili della politica estera hanno dato dimostrazione della propria impreparazione e della mancanza di concertazione al loro interno. Una carenza resa evidente dalla indipendenza delle scelte prese dai singoli Stati europei e dalla mancata programmazione di un piano "post-Gheddafi". Mezran ha proseguito il proprio intervento sottolineando come, ad eccezione dell'ENI che ha interagito autonomamente con le nuove realtà politiche salvaguardando i propri interessi economici, la diplomazia italiana ha perso la posizione di forza detenuta precedentemente con le istituzioni libiche. Ciò ha pregiudicato inevitabilmente gli accordi antecedenti che vedevano il nostro Paese come fornitore principale di tecnologia, in cambio di parte dei proventi della estrazione degli idrocarburi. Le modalità, del tutto discutibili secondo Mezran, con cui il Leader libico è stato contrastato dalle potenze occidentali, ha creato un pericoloso precedente che mette a repentaglio le regole consuetudinarie proprie del Diritto internazionale.
World Press Photo 2012

Una versione della "Pietà" di Michelangelo in chiave moderna. Nel soggetto della foto scattata dallo spagnolo Samuel Aranda, vincitrice del primo premio del "World Press Photo 2012", appare la composta drammaticità e la struggente plasticità della celeberrima scultura del Buonarroti.
La foto, che ritrae una donna che tiene tra le sue braccia il figlio ferito, è stata scattata in una moschea di Sanaa, capitale dello Yemen, nell'ottobre del 2011 durante gli scontri tra oppositori e milizie del regime del Presidente Ali Abdul Saleh ed è stata presentata al pubblico italiano, insieme alle altre 160 fotografie vincitrici del prestigioso riconoscimento, il giorno 28 aprile presso il Museo di Roma in Trastevere.
L'esposizione del World Press Photo 2012, giunta alla 55ª edizione e considerato il più importante e famoso premio internazionale di foto-giornalismo, è stata promossa dall'Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico-Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale in collaborazione con l'Agenzia fotografica "Contrasto", la World Press Photo Foundation di Amsterdam e la Zètema Progetto Cultura.
Le relazioni tra Stati Uniti e Iran

Il giorno 4 maggio, presso il Centro di Studi Americani di Roma, si è tenuto un interessante Convegno intitolato "Stati Uniti e Iran: verso un confronto?". L'incontro, organizzato in collaborazione con l'Ambasciata statunitense in Italia, ha rappresentato una preziosa occasione per riflettere sullo stato delle relazioni diplomatiche che attualmente intercorrono tra gli Stati Uniti e l'Iran alla luce della cosiddetta "primavera araba" e dell'avvicinarsi delle elezioni presidenziali americane.
Il gruppo di relatori che è intervenuto al Convegno ha garantito analisi di grande lucidità e intelligente acume.
Il Presidente del Centro Studi Americani, Prof. Giuliano Amato, ha introdotto i temi ed ha presentato i relatori: Halen Esfandiari, Direttrice del Programma per il Medioriente presso il Woodrow Wilson International Center, nonchè autrice del volume "La Mia Casa, La Mia Prigione, La Mia Patria: La voce di una donna dall'Iran in Rivolta", a causa della cui pubblicazione nel 2009 l'autrice ha conosciuto la triste esperienza del carcere per oltre tre mesi per decisione del Regime al governo; Meir Javedanfar, membro dell'Interdisciplinary Center di Herzliya considerato, come ha sottolineato il Prof. Amato, uno dei maggiori conoscitori della figura del Presidente iraniano Ahmadinejad; Rouzbeh Parsi, Ricercatore presso l'European Union Istitute for Security Studies; il Dott. Roberto Toscano, ex Ambasciatore italiano a Washington.
I have a dream

Interessante e significativa iniziativa quella compiuta dalla città di Nantes, che ha da poco inaugurato il monumento "Memoriale dell'abolizione della schiavitù". Posto sulla riva destra della Loira, nel pieno centro della graziosa cittadina francese, il monumento rappresenta un'ottima occasione per ricordare e commemorare le vittime di una delle più gravi violazioni dei diritti umani nella storia della nostra civiltà.
Non è per caso che la celebrazione avviene in questa ridente cittadina. Infatti dalla metà del secolo XVII alla metà del XIX, la Francia ha organizzato oltre 4220 spedizioni negriere. Un milione trecentottantamila individui sono stati deportati dai territori centro-occidentali dell'Africa alle piantagioni del Sud America e dei Caraibi. Molte di quelle navi partirono proprio dal porto di Nantes.
Il Memoriale è stato realizzato in una struttura di oltre 7000 mq² sotterranei e sviluppa un percorso che si compone di ricostruzioni storico-geografiche che illustrano le modalità di questa disumana pratica. Prendere coscienza della portata numerica del fenomeno risulta impressionante.
Memorie di un'era che passa

La collezione di acquerelli intitolata: "Roma pittoresca. Memorie di un'era che passa", oggi esposta permanentemente presso il Museo di Roma in Trastevere, è la testimonianza del timore di Ettore Roesler che gli interventi urbanistici pianificati nell'Italia appena unificata potessero cancellare inesorabilmente alcuni scorci più caratteristici e suggestivi della Roma antica.
Tale collezione, maturata nel decennio tra il 1870 ed il 1880, consta di 119 tele, originariamente 120 prima di un furto avvenuto nel 1996 durante una esposizione in Germania, opere che hanno contribuito in maniera significativa alla notorietà dell'artista in tutto il mondo.
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