AISC 2009, il ruolo dell’Italia nelle scienze cognitive

Con  intervista a Rosaria Conte, Presidente AISC e Cesare Bianchi, Ricercatore AISC
(a cura di Luisa Sisti)


Il Darwin Year 2009 si avvia alla sua conclusione: darwinismo e complessità cerebrale, robotica evolutiva e apprendimento, processi e-learning e non da ultimo, il sudoku quale opportunità di testare la “Teoria dei modelli mentali” negli ambiti quotidiani (M. Carnesecchi, 2009), sono stati alcuni tra gli argomenti affrontati nel corso del VI Convegno Annuale dell’Associazione Italiana di Scienze Cognitive (AISC, www.aisc-net.it) svoltosi a Napoli il 25 e 26 novembre scorso, in concomitanza con il VI  Workshop italiano di Vita Artificiale e Computazione evolutiva (WIVACE 2009) e la manifestazione “FuturoRemoto: un viaggio tra scienza e fantascienza”. Nell’ambito di quest’ultima iniziativa, organizzata presso la “Città della Scienza” di Bagnoli, si è tenuto peraltro l’VIII Convegno Nazionale sulla Comunicazione della Scienza (3-5 dicembre). Un contesto, dunque, innovativo e “tecnologico” per studiare le modalità della conoscenza, ambientato in una città, Napoli, che lotta contro un corrosivo degrado sociale per riaffermare la sua storica importanza nel mondo scientifico.

L’Associazione italiana di Scienze Cognitive (al cui interno opera una sezione di giovani ricercatori, la AISC Junior) promuove infatti la ricerca e le applicazioni della scienza cognitiva in Italia. Per  “scienza cognitiva” si intende un tipo di approccio interdisciplinare allo studio del comportamento e della vita mentale secondo la logica del confronto tra i metodi, i quadri di riferimento teorici e i dati empirici di discipline diverse, che vanno dalla psicologia alla linguistica, dalle scienze biologiche all’intelligenza artificiale. In tal modo diventa possibile stabilire un legame tra lo studio dei comportamenti e delle capacità cognitive del singolo posto nel contesto sociale in cui esso opera,  finalizzando la ricerca alla comprensione dei fenomeni naturali e sociali ed alla creazione di tecnologie innovative. La professoressa Rosaria Conte, Presidente dell’AISC, ha gentilmente risposto alle nostre domande:
“A conclusione del Convegno AISC, come potrebbe definire lo stato dell’arte delle scienze cognitive in Italia? Quali prospettive si aprono nel contesto internazionale della ricerca in tale campo?”

 


Rosaria Conte: “Lo definirei come un settore in crescita sia nel numero degli iscritti che continua a crescere soprattutto fra i giovani, sia nella qualità dei lavori scientifici, sia nelle iniziative (si veda AiscBook, la directory online degli scienziati cognitivi italiani realizzata dal coordinatore del gruppo giovanile dell'Associazione, Cesare Bianchi). Tuttavia, il nostro paese non offre un'adeguata formazione ai giovani interessati, nè riconoscimento accademico o professionale a chi fa ricerca o operare nel settore. Il rischio di  frantumazione è sempre alle porte quando si profila la  necessitò di ripararsi sotto uno specifico ombrello disciplinare. Di conseguenza, se vuole sopravvivere, la scienza cognitiva italiana deve investire sula propria interdisciplinarità, sia attraverso la creazione di gruppi ed iniziative interdisciplinari, sia attraverso la formazione post-laurea (scuole, master, ecc.).”


“Quali potrebbero essere i temi di spicco per le prossime iniziative di AISC?”


Rosaria Conte: “Alcuni temi sono suggeriti inevitabilmente dall'attualità scientifica. Mi riferisco al  rapporto fra scienze della mente e  neuroscienze e in particolare (secondo la formulazione efficace proposta da Domenico Parisi, pioniere della scienza cognitiva italiana), le basi materiali della mente. Altri temi meno ovvi, ma forse più strategici, sono le architetture integrate della mente che  consentano la realizzazione di sistemi cognitivi capaci di automatismi flessibili, di apprendimento a vari livelli di profondità, di intelligenza emotiva e motivazionale, e l'implementazione di queste architetture in sistemi embodied.”  (Rosaria Conte, LABSS - Laboratory of Agent Based Social Simulation - Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione, CNR, Roma)


Nel corso dei lavori del Convegno AISC, l’approccio darwinista riportato in un contesto socio-cognitivo e relazionale ha offerto anche lo spunto per analisi etologiche, in particolare sui cosiddetti “comportamenti di cura” degli animali, che sembra abbiano caratteristiche trasversali e comuni ai comportamenti della specie umana: la “zoopedagogia” (Iacovone, 2009) si situa quale lettura in chiave formativa ed evolutiva basata sul “potenziale di apprendimento selettivo naturale” in rapporto alle modalità di interazione tra il soggetto e l’ambiente, con risposte ogni volta diverse.
Dalle relazioni presentate emerge, anche per i non addetti ai lavori, la necessità di integrare i risultati ottenuti nella ricerca e nella sperimentazione, attualmente in corso in Italia sull’argomento, con l’effettiva rispondenza “sul campo”: il che, trattandosi di scienza multidisciplinare, coinvolge sia la psicologia tradizionale, sia le ultime frontiere dell’informatica applicata alla conoscenza umana. In tal senso viene spontaneo chiedersi se le cosiddette scienze cognitive – storicamente fondate sulle “scienze umane” di derivazione comtiana – siano ad oggi più affini allo studio della psiche o non ricadano, piuttosto, in una sorta di globalizzazione dell’algoritmo. L’intelligenza artificiale può effettivamente aiutare a comprendere i processi cognitivi dell’individuo? E soprattutto, non rischia di contrapporsi all’intelligenza emotiva? Lo abbiamo chiesto al rappresentante di AISC Junior, Cesare Bianchi, che sta svolgendo le sue ricerche su questo tema:


“Storicamente l'intelligenza artificiale ha sempre avuto due anime: da un lato un approccio più ingegneristico, vòlto a far svolgere alle macchine compiti complessi in maniera ottimale, benché con meccanismi molto distanti da quelli umani; dall'altro lato un approccio psicologico, che a fronte  di una teoria costruisce un modello computazionale e confronta il suo output con quello umano. Questo secondo approccio può sicuramente portare degli insight sul funzionamento della nostra mente, ed anche sull'evoluzione delle nostre attuali capacità. Ad esempio in moltissimi ambiti è stato dimostrato che tipologie di comportamento apparentemente complesse possono "emergere" da meccanismi semplicissimi. E' il caso ad esempio dei comportamenti di evitamento di ostacoli e "navigazione", anche complessi, che robot con reti neurali incredibilmente semplici riescono ad evitare (S. Nolfi, D. Floreano, 2000). Ed è un fenomeno di cui mi sto occupando anche nelle mie ricerche, laddove ho mostrato come alcune tipologie di ragionamento analogico possono emergere da processi semplici ed in genere inconsci, come la formazione di ipotesi parziali e la loro successiva modifica e raffinamento (Bianchi, Costello, 2008, 2009).
Per quanto riguarda l'intelligenza emotiva, negli ultimi anni si è iniziato a studiarla anche in termini "artificiali", tuttavia molte delle teorie (Mayer, Salovey, Caruso, Sitarenios, 2001; Davies, Stankov, Roberts, 1998; Salovey, Brackett, Mayer, 2000; Cherniss,Goleman, 2001)  nascendo da una matrice di scienze cognitive (ovvero dello studio del ragionamento) presuppongono (anzi spesso vogliono dimostrare) una sostanziale razionalità e determinismo dei processi, che si scontra con la natura subconscia ed irrazionale delle emozioni. Il "gap" tra teoria psicanalitica e modellizazione è ancora enorme, e d'altronde, a mio parere, non è compito delle scienze cognitive colmarlo: già tentare di comprendere le complesse interazioni tra ragionamento, memoria (a breve e a lungo termine), distrazione, pragmatica, euristiche, percezione, comportamento, linguaggio, etica, etc. è un compito improbo. Questo non vuol dire presupporre che non abbiamo emozioni, ma sperare che nel "ragionamento" esse abbiano un ruolo marginale: il campo è sempre aperto a chi vuole apportare nuova conoscenza.”
(Cesare Bianchi, PhD Student, School of Computer Science and Informatics, University College Dublin, Ireland).

 

 


Bibliografia

Marco Carnesecchi , Antonio Rizzo. Il Sudoku tra Teoria dei Modelli Mentali e
Cognizione Distribuita, 2009

Maria Luisa Iavarone, Impatto del darwinismo in ambito formativo Spunti per una "etologia pedagogica, 2009
Stefano Nolti, Dario Floreano, Evolutionary robotics : the biology, intelligence and technology of self-organizing, MIT press, London 2000
Mayer, John D.; Salovey, Peter; Caruso, David R.; Sitarenios, Gill; Emotional intelligence as a standard intelligence, Emotion. Vol 1(3), Sep 2001, 232-242

Davies, Michaela; Stankov, Lazar; Roberts, Richard D; Emotional intelligence: In search of an elusive construct,  Journal of Personality and Social Psychology. Vol 75(4), Oct 1998, 989-1015

Salovey Peter, Brackett Marc A., Mayer John D, Emotional intelligence: key readings on the Mayer and Salovey model, in: “Models of emotional intelligence”, Cambridge University Press, 2000

Cherniss, Cary; Goleman, Daniel, The emotionally intelligence workplace, Jossey Bass, , CA (USA), 2001

Bianchi C., Costello F. (2008). Un Modello dell'Emergenza ed Uso del Ragionamento Analogico nell'Apprendimento di Categorie. Proceedings of the Fifth Conference of the Italian Association for Cognitive Science

Costello F., Bianchi C. (2009). A Two-Process Account of Analogical Category Learning. Proceedings of the 2nd International Analogy Conference

 

Luisa Sisti

Ultima modifica il Lunedì, 28 Febbraio 2011 07:42
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