Artificial ‘brain’ reveals why we can’t always believe our eyes
A computer network closely modelled on part of the human brain is enabling new insights into the way our brains process moving images - and explains some perplexing optical illusions. By using decades’ worth of data from human motion perception studies, researchers have trained an artificial neural network to estimate the speed and direction of image sequences.
The new system, called MotionNet, is designed to closely match the motion-processing structures inside a human brain. This has allowed the researchers to explore features of human visual processing that cannot be directly measured in the brain.
Their study, published in the Journal of Vision, uses the artificial system to describe how space and time information is combined in our brain to produce our perceptions, or misperceptions, of moving images.
The brain can be easily fooled. For instance, if there’s a black spot on the left of a screen, which fades while a black spot appears on the right, we will ‘see’ the spot moving from left to right – this is called ‘phi’ motion. But if the spot that appears on the right is white on a dark background, we ‘see’ the spot moving from right to left, in what is known as ‘reverse-phi’ motion.”
The researchers reproduced reverse-phi motion in the MotionNet system, and found that it made the same mistakes in perception as a human brain – but unlike with a human brain, they could look closely at the artificial system to see why this was happening. They found that neurons are ‘tuned’ to the direction of movement, and in MotionNet, ‘reverse-phi’ was triggering neurons tuned to the direction opposite to the actual movement.
30% di tutela per rigenerare la biodiversità del Mediterraneo
Il nuovo studio del WWF sui possibili scenari per sostenere anche l'attività di pesca
Gli stock ittici del Mediterraneo, inclusi quelli di grande valore commerciale di nasello e cernia, potrebbero rigenerarsi se il 30% del mare venisse protetto efficacemente [1]. Considerando che ad oggi, solo il 9,68% del Mar Mediterraneo è indicato come ‘protetto’ e che solo l’1,27% è effettivamente tutelato, c’è ancora molto lavoro da fare.
Il nuovo report del WWF “30 per 30: Possibili scenari per rigenerare la biodiversità e gli stock ittici nel Mediterraneo” indica gli scenari per l’attività di conservazione nel Mar Mediterraneo, analizzando i benefici che l’interruzione della pesca insostenibile e della pesca illegale, e di altre attività dannose in aree selezionate, porterebbe alla biodiversità marina e alle popolazioni ittiche. Lo studio è stato condotto in collaborazione con i ricercatori del CNRS-CRIOBE Francese, l’Ecopath International Initiative e l’ICM-CSIC Spagnolo.
SR Sulmona e Università dell’Aquila in tandem: parte una ricerca clinica per individuare i risvolti endocrini e fisico-riabilitativi della sindrome metabolica nel paziente con lesione al midollo spinale
È stata avviata un’attività di ricerca clinica presso l’Unità Spinale della Casa di Cura San Raffaele di Sulmona, in collaborazione con andrologi endocrinologi dell’Università degli studi dell’Aquila, che mira a identificare i risvolti endocrini e fisico-riabilitativi della sindrome metabolica nel paziente con lesione al midollo spinale. Il progetto nasce dalla convenzione stipulata lo scorso novembre, tra la struttura del Gruppo San Raffaele di Roma e l’Università abruzzese.
Il gruppo di ricerca si è distinto negli anni per una serie di pubblicazioni su riviste internazionali, che hanno portato all’attenzione della comunità scientifica l’elevata prevalenza nel mieloleso di bassi livelli di testosterone e bassi livelli di vitamina D, “fattori ormonali essenziali, con effetti ben documentati sulla salute globale e sulla performance fisica dell’individuo, fortemente condizionati – spiega il prof. Giorgio Felzani, primario dell’Unità spinale e della Riabilitazione neuromotoria del San Raffaele Sulmona - dalla presenza di obesità e, a loro volta, potenzialmente implicati nella genesi di un aumentato rischio cardiovascolare”.
Pazienti Covid-19: scoperto il meccanismo responsabile della formazione di trombi arteriosi
Uno studio guidato del Centro Cardiologico Monzino e dall’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con l’Istituto Auxologico Italiano e l’Università di Milano Bicocca, pone le basi per l’uso dell’aspirina per ottimizzare la terapia anti Covid.
Un gruppo di ricercatori del Centro Cardiologico Monzino e dell’Università degli Studi di Milano, guidati da Marina Camera, Responsabile dell’Unità di Ricerca di Biologia Cellulare e Molecolare Cardiovascolare del Monzino e Professore Associato di Farmacologia presso l’ateneo milanese, in collaborazione con il Prof. Gianfranco Parati e il dr. Martino Pengo dell’ Istituto Auxologico Italiano di Milano e dell’Università di Milano Bicocca, ha scoperto il meccanismo responsabile delle complicanze trombotiche nei pazienti affetti da Covid-19, proponendo il razionale scientifico per l’uso dei farmaci in grado di bloccarlo, come la comune Aspirina. I risultati sono pubblicati sul prestigioso Journal of the American College of Cardiology: Basic to Translational Science.
Stereotipi di genere durante il lockdown: Italia e Turchia a confronto
Figura 1. Opinioni in tema di stereotipi di genere in Italia e Turchia
Due indagini nazionali, condotte parallelamente tra marzo e luglio 2020 dall’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr (Osservatorio Mutamenti Sociali in Atto Covid-19), mostrano le reazioni indotte dagli stereotipi di genere in condizioni di stress sociale e individuale. Lo studio è pubblicato sulla rivista European Review for Medical and Pharmacological Sciences
Il lockdown per l’emergenza sanitaria da COVID19 ha avuto ripercussioni sul benessere e sul comportamento individuale. L’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpps), nell’ambito dell’Osservatorio Msa-Covid-19, in collaborazione con l’Università Süleyman Demirel di Isparta (Turchia), ha condotto, tramite un approccio psicosociale, un’indagine in Italia e Turchia nei periodi di lockdown tra marzo e luglio 2020. Lo studio, pubblicato sulla rivista European Review for Medical and Pharmacological Sciences, dimostra come l’invasività degli stereotipi di genere sui comportamenti e sul benessere individuale sia correlata al contesto sociale di riferimento.