Le Alpi in Transizione Accelerata: Un'Analisi delle Minacce Climatiche

Paolo Corsi 12 Nov 2025

I ricercatori dell'SLF stanno studiando le molteplici e rapide conseguenze dei cambiamenti climatici sull'ambiente alpino. L'obiettivo è preparare le popolazioni a far fronte alle sfide significative poste da un habitat che sta mutando a ritmi serrati.

Il Clima Alpino a Doppia Velocità

Nel cuore dell'Europa, le Alpi stanno sperimentando un riscaldamento che procede a una velocità doppia rispetto alla media globale. Ghiacciai in fusione, instabilità delle pareti rocciose e trasformazioni della flora e della fauna sono solo alcune delle manifestazioni. Gli scienziati dell'SLF (Istituto di Davos) stanno analizzando questi processi in corso e le necessità di adattamento delle comunità montane. Di seguito una sintesi delle loro attuali ricerche e conclusioni:

Intensificazione dei Rischi Naturali

I cambiamenti climatici stanno accentuando i pericoli naturali in molte aree montane, ponendo sfide specifiche alla regione alpina. È la conclusione di uno studio coordinato congiuntamente da Samuel Weber, esperto di permafrost dell'SLF, e Mylène Jacquemart, glaciologa di WSL e Politecnico di Zurigo.

Dopo aver analizzato oltre 300 articoli scientifici degli ultimi tre decenni, il team internazionale prevede un aumento della frequenza di cadute di massi, colate detritiche e frane. "Questa evoluzione pone sfide importanti per la società alpina," sottolineano i ricercatori.

Il Permafrost in Sofferenza

Le temperature del permafrost sono in marcato aumento nelle aree montane europee. Sotto la guida della scienziata SLF Jeannette Nötzli, un team di oltre venti ricercatori ha documentato il riscaldamento maggiore nelle località più settentrionali e ad alta quota. Questo dato deriva dall'analisi di 64 serie di misurazioni in nove paesi europei, dalle Isole Svalbard (Spitsbergen) a nord fino alle Alpi e alla Sierra Nevada spagnola a sud. Nelle regioni montane, il disgelo del permafrost si traduce in un accresciuto rischio di fenomeni naturali come le colate detritiche e le cadute di massi.Drastica Riduzione del Manto NevosoI nuovi risultati del progetto SPASS (SPatial Snow climatology for Switzerland) confermano una tendenza allarmante: l'altezza media della neve nelle Alpi svizzere tra novembre e aprile è diminuita in alcune altitudini di otto centimetri per decennio negli ultimi decenni.

I ricercatori SLF, tramite un modello di simulazione dello sviluppo spazio-temporale della copertura nevosa dal 1962, affermano: "Possiamo chiaramente osservare le conseguenze del cambiamento climatico," spiega il climatologo Christoph Marty.

Impatto su Flora e Habitat

Sorgenti di montagna e Biodiversità: Le piante germogliano in media sei giorni prima rispetto a 25 anni fa, non appena la neve scompare. Questo è dovuto al fatto che "la temperatura ambientale dopo la scomparsa del manto nevoso è quasi due gradi più calda rispetto a 25 anni fa," dice il ricercatore SLF Michael Zehnder. La rapida scomparsa dello strato nevoso isolante può esporre il suolo a maggiori gelate e le piante a temperature più estreme, con impatti negativi (ad esempio, sulle rese dei mirtilli in caso di gelate tardive).

Spostamento degli Animali: Le marmotte si stanno spostando, ma meno di quanto ci si aspetterebbe. La biologa SLF Anne Kempel ha confrontato i dati attuali con quelli del 1982 e ha riscontrato che, sebbene gli animali migrino verso altitudini più elevate a causa dell'aumento delle temperature, questo fenomeno è vero solo in parte.

Il Riscaldamento delle Acque Montane

Le temperature dell'acqua nei corsi d'acqua montani europei sono in aumento da decenni. L'idrologa SLF Amber van Hamel ha analizzato le serie temporali di 177 corpi idrici e dei loro bacini (Alpi, Pirenei, Massiccio Centrale e montagne scandinave).È chiaro che l'aria più calda sta riscaldando i corsi d'acqua, ma contribuiscono in modo significativo anche l'umidità del suolo, le acque sotterranee e lo scioglimento della neve. "Il numero di eventi estremi è aumentato in modo significativo," conclude la ricercatrice. Se questa tendenza prosegue, si rischia di raggiungere un punto di rottura ecologico che minaccia la qualità dell'acqua, la fauna ittica e l'industria (ad esempio la produzione di energia elettrica).

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