Aprile 2023

 

Un team di astronomi guidato dal ricercatore Luca Di Mascolo dell’Università degli Studi di Trieste ha osservato per la prima volta le fasi iniziali di formazione di un ammasso di galassie.

Gli ammassi di galassie sono le strutture cosmiche gravitazionalmente legate più grandi dell’Universo e, come suggerisce il nome, contengono fino a diverse migliaia di galassie, oltre che materia oscura e un alone diffuso di gas caldo, il cosiddetto "Intracluster medium" (ICM). Si tratta di un gas che di fatto ha una massa che supera notevolmente quella delle galassie stesse e ne permea lo spazio tra l’una e l’altra.

Pubblicato in Astrofisica



The JUICE mission of the European Space Agency ESA, which aims to explore the planet Jupiter and its three largest moons, is all set to go. The space probe will carry on board the high-tech detector RADEM developed at the Paul Scherrer Institute PSI. Among other things, this will provide information about the complex radiation conditions and the highly dynamic magnetic environment of the Jupiter system.

Jupiter is the largest planet in our solar system – a gas giant whose mass is about one thousandth that of our sun. It has more than 80 moons, making it almost like a solar system in its own right. ESA’s JUICE mission will explore its three largest satellites – Ganymede, Callisto and Europa – among others. JUICE stands for Jupiter Icy Moons Explorer, and scientists believe that there may be gigantic oceans and possibly extraterrestrial life underneath the thick icy mantle of these moons. In addition to answering some fundamental questions about the formation of planetary systems, the mission also hopes to find out whether Jupiter’s icy moons provide the necessary conditions for the emergence and long-term existence of life as we know it.

Pubblicato in Scienceonline


Lo studio del gruppo di ricerca guidato da Marco Sandri, Principal Investigator dell’Istituto Veneto  di Medicina Molecolare (VIMM) e Professore dell’Università di Padova è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista “Nature Communications”.
La perdita di forza è una condizione condivisa da molteplici e frequenti situazioni fisiopatologiche e che impatta fortemente sulla qualità della vita dei soggetti. L’ invecchiamento, l’immobilizzazione, la malnutrizione, le infezioni, i tumori, il diabete e l’obesità, le patologie epatiche, cardiache, renali e polmonari sono tutte condizioni che frequentemente inducono la perdita di massa muscolare - processo noto con il termine di atrofia muscolare - e l’insorgenza di uno stato di debolezza ed affaticamento che causa anche una minore risposta alle terapie. Purtroppo, i meccanismi molecolari che inducono l’atrofia muscolare non sono ancora completamente definiti, e ad oggi non esistono terapie atte a prevenirla o contrastarla.

Un aiuto importante può arrivare dalla ricerca, e in particolare da quella rivolta a conoscere e studiare i geni che hanno un ruolo nella regolazione della massa muscolare, con il fine di identificare nuovi bersagli per future terapie farmacologiche.
Tuttavia, un ostacolo importante a questo tipo di ricerca nasce dall’elevato numero di geni sconosciuti tra quelli che codificano le proteine: dei 20.000 geni conosciuti, più di 5.000 sono infatti inesplorati (i cosiddetti geni oscuri o dark genes).

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L’aeroporto di Amsterdam Schiphol, uno dei più grandi d’Europa, ha appena annunciato che abolirà i voli notturni e vieterà i jet privati entro il 2025, per limitare le emissioni di gas serra e l’inquinamento acustico intorno all’aeroporto.

«Un’ottima notizia per il clima del pianeta e anche la salute delle persone che abitano nei dintorni, dal momento che i jet privati sono la forma di trasporto più inquinante che esista», commenta Federico Spadini della campagna Trasporti di Greenpeace Italia. «Se vogliamo evitare la catastrofe climatica dobbiamo ridurre immediatamente i consumi di combustibili fossili, a partire da quelli più superflui. L’annuncio di oggi è un buon inizio, ora è il momento di vietare i jet privati anche in Italia e in tutta Europa».

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Si tratta di una nuova immunodeficienza primitiva. Lo studio multicentrico internazionale è pubblicato sul Journal of Experimental Medicine.
Si presenta come una grave forma di allergia, ma si tratta di una nuova immunodeficienza primitiva su base genetica. La scoperta è stata effettuata da un Consorzio multicentrico di ricercatori internazionali coordinato dal British Columbia Children's Hospital di Vancouver (Canada), di cui fa parte per l'Italia l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Il Consorzio è nato dall’esigenza di condividere pazienti con caratteristiche cliniche simili, associate allo stesso difetto genetico. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Journal of Experimental Medicine. L’individuazione della malattia e delle sue specifiche cause genetiche ha già consentito di adottare con successo nuove strategie terapeutiche per il trattamento. Ad oggi sono noti circa 20 casi in tutto il mondo.


LO STUDIO
Lo studio multicentrico internazionale che è stato condotto in 16 bambini/giovani adulti con un comune quadro clinico caratterizzato da grave allergia, infezioni ricorrenti, dermatite atopica e asma, ha permesso di identificare mutazioni nel gene STAT6, che svolge un ruolo cruciale nel differenziamento di un tipo di cellule del sistema immunitario, i linfociti T, coinvolti principalmente nella risposta allergica. Nonostante i sintomi principali possano mimare una condizione di grave allergia, l’alterazione del funzionamento di questo gene comporta alterazioni della regolazione del sistema immunitario (immuno-disregolazione). Per arrivare a questi risultati è stato fondamentale il supporto dei progetti a sostegno della ricerca per le Immunodeficienze e la collaborazione del Laboratorio di Genetica Medica dell’Ospedale Bambino Gesù e del Laboratorio di Immunologia Pediatrica dell’Università Tor Vergata. Nello specifico i professionisti del Bambino Gesù, unico centro italiano ad aver partecipato allo studio, si sono occupati del follow-up clinico, della caratterizzazione immunologica di uno dei 16 pazienti che componevano la coorte e degli studi funzionali chiarendone il meccanismo alla base. Il paziente seguito fin dai primi anni di vita ha potuto ricevere una diagnosi definitiva in età adulta.

In tutto il mondo, ad oggi, sono noti appena una ventina di pazienti. La nuova malattia rientra quindi tra quelle ultra-rare. «A volte, i bambini che presentano quadri allergici potrebbero essere affetti da Errore Congenito dell’Immunità su base genetica. – spiega la professoressa Caterina Cancrini, responsabile dell’Unità Clinica e di Ricerca delle Immunodeficienze Primitive afferente all’Unità Operativa Complessa di Immunologia Clinica e Vaccinologia dell’Ospedale – La precocità dell’esordio e/o la gravità di sintomi di immuno-disregolazione (manifestazioni allergiche gravi, ricorrenti e resistenti alla terapia convenzionale) devono suggerire sempre una condizione di Immunodeficienza su base genetica.


LE RICADUTE PRESENTI E FUTURE
Grazie alla comprensione del meccanismo alla base di questa condizione finora sconosciuta, è stato possibile considerare trattamenti alternativi nei pazienti con manifestazioni allergiche gravi, come il Dupilumab, un anticorpo monoclonale che blocca il recettore della citochina IL-4, che risulta aumentata in questi pazienti, già utilizzato con successo nei pazienti con dermatite atopica.
In conclusione l’identificazione delle cause genetiche responsabili di determinati quadri clinici consente una diagnosi precoce che è fondamentale per una presa in carico tempestiva del paziente riducendo drasticamente l’utilizzo di farmaci cortisonici che causano importanti effetti collaterali nel tempo. Inoltre la comprensione del meccanismo alla base dei fenomeni di immuno-disregolazione apre la possibilità di utilizzare terapie personalizzate per i pazienti con forme gravi di allergia.

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Uno studio sulle performance cognitive e l'attività motoria diurna e notturna di 27 cani anziani mostra come il legame tra movimento, età e memoria di lavoro sia alla base di un sano ed efficace mantenimento cognitivo durante l'invecchiamento

Anche nei cani, così come nell'uomo, l'attività fisica è fondamentale per prevenire o rallentare la degenerazione cognitiva. E la motivazione gioca un ruolo molto importante in questa correlazione. Lo ha mostrato un gruppo internazionale di ricercatori che, in uno studio pubblicato su Scientific Reports, ha valutato le performance cognitive e l'attività motoria diurna e notturna di 27 cani anziani.

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Lunedì, 03 Aprile 2023 13:55

I territori amano il Bio

 


Dai comuni arrivano le soluzioni per l’eliminazione delle sostanze chimiche in agricoltura, nelle aree verdi cittadine e nelle mense scolastiche.


SONO QUASI 100 I COMUNI LIBERI DA PESTICIDI


C’è il Comune di Occhiobello (RO) che già dal 2017 si sta impegnando per una graduale riduzione dell’uso dei pesticidi in tutte le aree verdi pubbliche fino ad arrivare all’eliminazione totale. Firenze vieta l’utilizzo di concimi chimici e di prodotti inquinanti come i diserbanti e gli antiparassitari per la gestione degli orti urbani. Poi c’è uno dei Comuni più piccoli d’Italia, Bergolo (CU), che su diretta richiesta dei cittadini ha avviato una serie di progetti per promuovere pratiche biologiche e sostenibili in agricoltura, coinvolgendo anche gli studenti del progetto Erasmus+. Il Comune di Gallese (VT) vieta l’utilizzo di qualsiasi trattamento insetticida o neonicotinoide (sostituto del DDT), causa scientificamente accertata delle morie di api e insetti impollinatori e lo spargimento di prodotti fitosanitari nei campi in presenza di vento per non contaminare altre colture non interessate. Carmignano (PO) si distingue per aver emesso un divieto di utilizzo dei diserbanti contenenti glifosato su tutto il territorio comunale, aree pubbliche e private, aree agricole ed extra agricole. Il Comune di Tollo (CH) ha deciso di ridurre la Tari per gli agricoltori biologici. Ci sono poi i Comuni che decidono di intervenire con determinazione sulle mense scolastiche, come Bologna e Spoleto: menù biologico, prodotti Dop e Igp, risparmio energetico delle cucine, riduzione dei rifiuti, ma anche mezzi di trasporto poco inquinanti e piattaforme distributive nell’ambito della filiera corta.

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Lunedì, 03 Aprile 2023 13:48

Lo speciale florigeno del riso


Su Nature Plants, uno studio dei ricercatori dell’Università Statale di Milano rivela un meccanismo peculiare di sviluppo dell’infiorescenza del riso con possibili ricadute anche per migliorare le produzioni cerealicole.

Il riso ha un meccanismo peculiare di sviluppo dell’infiorescenza che vìola alcune delle caratteristiche definite da oltre cento anni di studi. È quanto emerge da uno studio internazionale pubblicato su Nature Plants, coordinato da Fabio Fornara docente dell’Università Statale di Milano.
Lo studio si inserisce nel solco dei lavori dedicati al fotoperiodismo nelle piante e ai meccanismi con cui esse riescono a “capire” in quale periodo dell’anno si trovano e avviare di conseguenza la fioritura (e quindi la riproduzione) nel momento più utile per la propagazione della specie. Nel 1936 uno studioso russo, Mikhail Chailakhyan, in particolare, dimostrò l’esistenza di un segnale mobile che, una volta prodotto nelle foglie durante una stagione favorevole, era in grado di muoversi lungo le venature e arrivare al germoglio. Qui il segnale mobile funzionava da innesco per la produzione dei fiori. Chailakhyan coniò il termine florigeno (generatore di fiori) per descrivere questo segnale.

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