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Ottobre 2024



Uno studio internazionale a cui hanno partecipato, per l’Italia, anche ricercatori dell'Istituto di biofisica del Cnr e della Scuola Normale Superiore di Pisa, ha mappato per la prima volta il genoma dello squalo della Groenlandia, il vertebrato più longevo al mondo. Il lavoro, pubblicato su BioRxIv, getta nuova luce sui meccanismi che rendono possibile la sua straordinaria longevità

 Lo squalo della Groenlandia (Somniosus microcephalus), un elusivo abitante delle profondità dell'Atlantico settentrionale e dell'Oceano Artico, è il vertebrato più longevo al mondo, con una durata di vita stimata di circa 400 anni: un team internazionale di studiosi ne ha mappato per la prima volta il genoma, facendo così luce sui meccanismi molecolari associati alla longevità di questa straordinaria specie.

La ricerca, pubblicata come preprint su BioRxiv, ha coinvolto istituzioni tedesche - il Fritz Lipmann Institute on Aging (FLI) di Jena e la Ruhr University di Bochum- danesi -l’Università di Copenhagen- e, per l’Italia, l'Istituto di biofisica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibf) e la Scuola Normale Superiore di Pisa, oltre ad altre istituzioni.

Pubblicato in Scienza generale


Fecal microbiota transplants, or FMTs, are a magic bullet for patients with recurring infections from Clostridioides difficile (C. diff), but researchers are only beginning to understand why. A new in-depth study of pre- and post-transplant microbiomes shows that FMTs result in an increase of bacteria that inhabit the same niche within the gut as C. diff, but without the negative consequences. The work could be an important step toward isolating more targeted treatments for patients with recurrent C. diff infections.

“Fecal transplants from healthy donors are able to treat patients with recurrent C. diff sometimes very quickly – they save lives,” says Casey Theriot, professor of infectious disease at North Carolina State University and corresponding author of the study. “But FMTs are not standardized and may have unknown long-term health consequences, so we need to move toward more targeted therapies. To that end, we looked at FMT recipients’ microbiome and metabolome, or small molecules inside the gut, to see how FMTs change that environment.”

Pubblicato in Scienceonline


La mozione, presentata dai Consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle Sarah Disabato, Alberto Unia e Pasquale Coluccio, chiede al Consiglio regionale del Piemonte di promuovere la transizione cage-free e di assicurare che in tutte le mense pubbliche della regione i prodotti di origine animale utilizzati provengano da allevamenti senza gabbie.

Dopo la risoluzione adottata nel 2021 dall’Emilia Romagna e dalla Campania, che sollecitano il divieto di uso delle gabbie negli allevamenti regionali, anche il Piemonte può ora decidere di schierarsi dalla parte del benessere animale. La mozione presentata a livello regionale è infatti in linea con l’Iniziativa dei Cittadini Europei “End the Cage Age” che ha raccolto 1,4 milioni di firme di cittadini di tutta l’Unione Europea, di cui 90 mila in Italia, diventando la terza ICE con il più alto numero di firme raccolte in assoluto e la prima ICE di successo sul benessere degli animali allevati.

Pubblicato in Ambiente

 

A team of international researchers has developed a natural fabric that urban residents could wear to counter rising temperatures in cities worldwide, caused by buildings, asphalt, and concrete.

As heatwaves become more prominent, cooling textiles that can be incorporated into clothes, hats, shoes and even building surfaces provide a glimpse into a future where greenhouse gas-emitting air conditioners may no longer be needed in our cities.

Pubblicato in Scienceonline
Domenica, 13 Ottobre 2024 06:49

Plants Save Energy when Absorbing Potassium

 



Potassium is one of the nutrients that plants need in large quantities. However, the amount of potassium in the soil can vary greatly: potassium-poor soils can contain up to a thousand times less of this nutrient than potassium-rich soils. To be able to react flexibly to these differences, plants have developed mechanisms with which they adapt their potassium uptake to the respective soil condition.

Like the cells of the human body, plant cells also work with an operating potassium concentration of around 100 millimolar. If the roots find a potassium source with a significantly lower concentration or only traces of it, they can only absorb the potassium into their cells by expending energy. This is achieved by the interaction between the potassium ion channel AKT1 and the potassium transporter HAK5.

Research is Relevant for Plant Breeding

‘Although HAK5 has been known since the late 1990s, its transport mechanism has so far remained largely unknown,’ says Professor Rainer Hedrich from Julius-Maximilians-Universität (JMU) Würzburg in Bavaria, Germany. A team led by the Würzburg biophysicist now wanted to elucidate this mechanism: ‘Knowledge about this is important when it comes to breeding crops that also produce yields on non-fertilised or only lightly fertilised fields, i.e. that can manage with less fertiliser.’

In their experiments, the Würzburg research group led by first authors Tobias Maierhofer and Sönke Scherzer benefited from their extensive experience with the potassium channel AKT1. The group now describes their results in detail in the journal Nature Communications.

Pubblicato in Scienceonline


Sapienza nel team di ricerca coordinato da coordinato dall’Università di Trieste che ha dimostrato la radice biologica della preferenza di umani e animali per i suoni consonanti, questi ultimi alla base dei segnali sociali
Il team di ricercatori Sapienza hanno collaborato con l’Università degli Trieste in uno studio sulla preferenza delle specie animali, umane e non umane, per i suoni consonanti, che sarebbe in parte determinata fisiologicamente. L’ipotesi all’origine dello studio, condotto su centotrenta pulcini implumi, è che gli elementi costitutivi delle capacità musicali – di umani e animali – abbiano una radice biologica, condivisa tra specie anche filogeneticamente distanti, e non dipendono già solo dalla cultura e dall’esperienza musicale.

Pubblicato in Scienza generale

 

Lyu et al. (2024), in a recent study published in the Journal of Archaeological Science, have made a significant advancement in the analysis of organic residues in ancient pottery, combining two powerful analytical techniques: lipidomics and proteomics. By examining pottery fragments from the Xiawan site in the Taihu Lake region of China, the researchers obtained a detailed picture of the dietary habits and culinary practices of a population living during the Songze period (ca. 5800-5300 BP).

Lipid analysis revealed a wide range of organic compounds, including medium- and long-chain fatty acids, sterols, aliphatic alcohols, and isoprenoids, which are the building blocks of fats, oils, and waxes. These molecular biomarkers allowed the identification of the food sources used, distinguishing between products of animal and plant origin. In particular, lipids characteristic of fish, terrestrial mammals, and plants were identified, suggesting a diversified diet adapted to the available environmental resources.

Pubblicato in Scienceonline
 
 
 
Lyu et al. (2024), in un recente studio pubblicato su Journal of Archaeological Science, hanno compiuto un significativo passo avanti nell'analisi dei residui organici in ceramica antica, combinando due potenti tecniche analitiche: la lipidomica e la proteomica. Attraverso l'esame di frammenti ceramici provenienti dal sito di Xiawan, nella regione del Lago Taihu in Cina, i ricercatori hanno ottenuto un quadro dettagliato delle abitudini alimentari e delle pratiche culinarie di una popolazione vissuta durante il periodo Songze (ca. 5800-5300 BP).
 
L'analisi lipidica ha rivelato la presenza di una vasta gamma di composti organici, tra cui acidi grassi a catena media e lunga, steroli, alcoli alifatici e isoprenoidi, che rappresentano i "mattoni" costitutivi di grassi, oli e cere. Questi biomarker molecolari hanno permesso di identificare le fonti alimentari utilizzate, distinguendo tra prodotti di origine animale e vegetale. In particolare, sono stati individuati lipidi caratteristici di pesci, mammiferi terrestri e piante, suggerendo una dieta diversificata e adattata alle risorse ambientali disponibili.
Pubblicato in Archeologia


Il Living Planet Report 2024 rivela un "sistema in pericolo" mentre il mondo si avvicina a punti di non ritorno causati dalla perdita di natura e dal cambiamento climatico


Secondo il Living Planet Report (LPR) 2024 del WWF, c’è stato un catastrofico calo del 73% della dimensione media delle popolazioni globali di vertebrati selvatici oggetto di monitoraggio in soli 50 anni (1970-2020). Il report avvisa che, mentre il Pianeta si avvicina a pericolosi punti di non ritorno che rappresentano gravi minacce per l’umanità, nei prossimi cinque anni sarà necessario un enorme sforzo collettivo per affrontare la duplice morsa della crisi climatica e biologica.

Pubblicato in Ambiente
Oued Beht, Khemisset. Foto aerea del sito (foto: T. Wilkinson, Archivio OBAP)

Oued Beht, Khemisset. Foto aerea del sito (foto: T. Wilkinson, Archivio OBAP)

 


A Oued Beht in Marocco, grazie a un progetto di ricerche archeologiche multidisciplinari, è venuto alla luce il più antico complesso agricolo finora documentato in Africa al di fuori della Valle del Nilo. Le testimonianze individuate indicano, infatti, la presenza di un vasto insediamento di circa dieci ettari, paragonabile per dimensioni al sito di Troia dell’età del Bronzo Antico.

Oued Beht, secondo gli studiosi, fornisce nuove e importantissime informazioni sul popolamento del Maghreb tra IV e III millennio a.C., confermando il ruolo cruciale di questa regione nell'evoluzione delle società complesse nel Mediterraneo e in Africa settentrionale. I risultati delle ricerche sono stati pubblicati in un articolo open access sulla rivista Antiquity.

Pubblicato in Paleontologia

 

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