Venerdì, 12 Giugno 2020


Tra le tante problematiche imposte dalla pandemia da Covid-19 particolare rilievo riveste quella dei lavoratori che, sia durante la fase emergenziale che dopo, hanno continuato e continuano a svolgere la propria attività lavorativa esponendosi ad un potenziale rischio di contagio.


Particolare attenzione deve essere ovviamente rivolta in primis agli operatori sanitari ed a tutti i lavoratori coinvolti in prima linea (forze dell’ordine, personale impiegato presso attività essenziali aperte al pubblico, tra le quali supermercati, farmacie, studi odontoiatrici, operatori del trasporto etc..) che anche durante il lockdown, per la peculiarità dell’attività svolta, hanno rappresentato certamente le categorie più esposte al contagio, sia per loro stessi che per tutte quelle persone con le quali sono entrate in contatto, in particolar modo i loro familiari.
Ed invero, anche nel periodo in cui tutte le attività sono state sospese dai provvedimenti restrittivi dell’Autorità, queste categorie di lavoratori hanno continuato ad esercitare la propria attività andando incontro, in alcuni casi, ad un elevato rischio di contagio anche a causa, soprattutto nei primissimi giorni, della mancanza di idonei mezzi di protezione individuale ovvero, in alcuni casi, a causa dell’inadeguatezza delle misure e delle procedure di sicurezza adottate.

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L’Ateneo pisano è tra gli enti più premiati dalla partnership promossa dall'Unione Europea con la partecipazione di 19 paesi


Con cinque progetti finanziati – di cui tre come coordinatore e due come partner – l'Università di Pisa si colloca tra gli enti più "premiati" delle prime due edizioni del Programma PRIMA, la partnership per l’innovazione del settore idrico e agro-alimentare nell’area mediterranea promossa dall’Unione Europa con la partecipazione di 19 paesi. Beneficiari di questi finanziamenti sono i dipartimenti di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali e di Scienze veterinarie dell’Ateneo pisano per un contributo totale di circa 1.5 milioni di euro.

Il programma PRIMA è nato con l’obiettivo di costruire conoscenza e soluzioni innovative in ricerca e innovazione per la gestione delle risorse idriche, un’agricoltura sostenibile, cibo e filiera alimentare nell'area mediterranea. Tra i partecipanti ci sono 11 paesi membri dell’UE (Cipro, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lussemburgo, Malta, Portogallo, Slovenia, Spagna) e Algeria, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Marocco, Tunisia, Turchia. Il programma è finanziato attraverso una combinazione di fondi provenienti in parte dagli Stati aderenti e in parte dal programma Horizon 2020.

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Venerdì, 12 Giugno 2020 08:29

How temperature affects Sars-Cov-2



 
On surfaces, the virus remains contagious for the same time at both, hot and cold temperatures.

 

Although the new corona virus is mainly transmitted via droplets, transmission via surfaces cannot be ruled out, especially in hospitals. A Swiss-German research team has investigated how long dried Sars-Cov-2 particles remain infectious on surfaces at different temperatures. “Surprisingly, it is irrelevant whether it is very cold or very hot,” points out Professor Stephanie Pfänder from the Department of Molecular and Medical Virology. The study was published in the Journal of Infection on 30 May 2020.

Danger of infection drops significantly in the first hour

The infectivity of the viruses was reduced 100-fold within the first hour as the viruses dried on metal plates. In the following four to eight hours, the number of infectious particles hardly decreased at all; before it slowly continued to decrease further, but almost independently of the temperature.

The researchers found infectious particles on the metal samples for another 180 hours – i.e. more than a week after the viruses had been applied. At four degrees Celsius, the number of infectious virus particles dropped by half after about 13 hours, at room temperature after about nine hours, and at 30 degrees Celsius after about 18 hours. “So far, it was assumed that warmer temperatures might contribute to potentially lower transmission rates of Sars-Cov-2 in the summer,” says Stephanie Pfänder. “However, the stability of the viruses doesn’t seem to be affected by different temperatures, at least not on surfaces.” Other factors such as UV radiation and humidity might be the reason for a potentially lower infection rate in summer.

Funding


The study was funded by the German Federal Ministry of Education and Research in the Rapid #01KI1723A project and by the Swiss National Science Foundation in the Swiss National Center of Competence in RNA and Disease.

Original publication
Annika Kratzel, Silvio Steiner, Daniel Todt, Philip V’kovski, Yannick Brüggemann, Joerg Steinmann, Eike Steinmann, Volker Thiel, Stephanie Pfaender: Temperature-dependent surface stability of SARS-CoV-2, in: Journal of Infection, 2020, DOI: 10.1016/j.jinf.2020.05.074

https://news.rub.de/english/press-releases/2020-06-10-virology-how-temperature-affects-sars-cov-2

 
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Dr Taofeeq Ige of the National Hospital Abuja, in Nigeria



A new project supported by the Science and Technology Facilities Council (STFC) aims to design and develop new radiotherapy technologies to give more cancer patients in Sub-Saharan Africa access to treatment and to save lives.

The project, ‘Innovative Technologies towards building Affordable and equitable global Radiotherapy capacity’ (ITAR), will contribute to the development of novel radiotherapy machines, specifically designed to meet the needs of African hospitals. The challenge brings together an international team of accelerator physicists and engineers, medical physicists, radiobiologists, radiation oncologists, radiologists, IT experts, and health system researchers.

The annual global incidence of cancer is projected to rise to 27.5 million cases by 2040, leading to more than 13 million deaths. Up to 70 per cent of these will occur in low and middle-income countries (LMICs). Radiotherapy is an essential component of cancer care being a very effective means of curing the disease, as well as palliative treatment, and where available, is used to treat more than half of patients.

Pubblicato in Scienceonline

Oca Egiziana - Specie africana che frequenta anche le aree urbane dove c’è disponibilità di acqua che è presente anche in Europa come specie introdotta



Lo dimostra un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Global Ecology and Biogeography, condotto da un team di scienziati dell’Università di Torino, dell’Università di Cape Town, dell’Università di Witwatersrand e dell’Accademia Ungherese delle Scienze

Un nuovo studio globale sulla biodiversità urbana ha dimostrato che le aree urbane con maggior benessere ospitano anche una biodiversità più ricca rispetto alle zone più povere, un pattern che gli scienziati hanno chiamato “Luxury Effect” o “Effetto Lusso”. Lo studio ha anche dimostrato che l’entità di questo effetto è molto più grande nelle regioni aride del mondo. Lo studio è stato condotto da un gruppo internazionale di scienziati dell’Università di Torino, dell’Università di Cape Town e dell’Università di Witwatersrand in Sud Africa e dell’Accademia Ungherese delle Scienze. Le loro scoperte sono state pubblicate sulla prestigiosa rivista scientifica Global Ecology and Biogeography.

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La conferma da uno studio condotto dal KDD-Lab un laboratorio congiunto tra Cnr-Isti ed Unipi, e si è basato sul tracciamento anonimo dei dati telefonici


Il KDD-Lab, laboratorio congiunto tra Cnr e Università di Pisa, insieme con WINDTRE, l’Istituto Superiore di Sanità, la Fondazione Bruno Kessler e altri centri di ricerca italiani ed internazionali, ha analizzato la relazione tra la mobilità dei cittadini e la diffusione del COVID-19, nel periodo da Gennaio a Maggio 2020, in tutte le regioni italiane. In particolare, il team di scienziati ha confrontato la riduzione dei flussi di mobilità, stimati da dati telefonici anonimizzati, e l’evoluzione dell’Rt, il numero medio di infezioni generate da un individuo infetto, stimato retrospettivamente.

“Questo studio, condotto nell’ambito delle attività della task force COVID-19 “data-driven” del Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione - dice Dino Pedreschi dell’Università di Pisa - dimostra l’importanza dei big data sulla mobilità umana per affinare la nostra comprensione della dinamica delle epidemie”.

“L’analisi di questi dati - aggiunge Fosca Giannotti dell’Istituto di Scienza e Tecnologia dell’ Informazione (Cnr-Isti) - consente di ragionare sull'efficacia delle scelte politiche circa gli interventi di contenimento, aiutando le autorità sanitarie regionali e centrali a monitorare l'epidemia man mano che la situazione evolverà, nei prossimi mesi”.

Pubblicato in Medicina
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