Mercoledì, 08 Marzo 2023


Per la ricorrenza dell’8 marzo tanti appuntamenti dedicati alla tematica femminile, nei musei civici e sul territorio, anche con traduzione in Lingua dei segni italiana - LIS

Mercoledì 8 marzo, in occasione della Giornata internazionale della donna, tante le iniziative dedicate alla valorizzazione del talento femminile nell’arte e nella cultura e alle protagoniste della vita culturale e sociale della città lungo le vie, nei musei e nei siti archeologici. L’iniziativa è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali nell’ambito del programma educativo “Patrimonio in Comune. Conoscere è partecipare”. Organizzazione e servizi museali a cura di Zètema Progetto Cultura. Fra le molte iniziative previste, la visita al Museo della Repubblica Romana mette in scena le figure femminili che svolsero un ruolo di primo piano nella difesa di Roma nel 1849. Ai Musei Capitolini sono di scena figure di donne, sante, eroine e dee, dai capolavori della Pinacoteca Capitolina.

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Lo studio dell’Università di Pisa e della Fondazione Edmund Mach di Trento pubblicato sulla rivista Global Change Biology.


Per effetto del cambiamento climatico la distribuzione di Echinococcus multilocularis, un parassita di canidi e piccoli mammiferi, e dannoso per la salute umana, è in espansione. La notizia arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Global Change Biology e condotto dal professor Alessandro Massolo del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa in collaborazione con la Fondazione Edmund Mach di Trento.

“Il cambiamento globale in corso sta influenzando drammaticamente la diffusione e l’emergere di molte malattie infettive, sia nelle popolazioni umane, sia in quelle animali – spiega il professor Massolo – si stima infatti che oltre il 60% delle malattie infettive umane conosciute e circa il 75% di quelle emergenti siano causate da agenti patogeni di origine animale; comprendere dunque l'impatto del cambiamento globale sulla distribuzione e la prevalenza dei parassiti è una questione cruciale per la salute pubblica”.

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Le analisi biomolecolari delle ossa di 11 individui preistorici rinvenuti presso l’antico cimitero spagnolo El Collado, dimostrano, contrariamente a quanto si pensava, che nel Mediterraneo mesolitico veniva consumato pesce in grandi quantità. Lo studio, pubblicato sulla rivista Proceeedings of the Royal Society B, è stato coordinato da un gruppo internazionale di ricercatori, a cui ha preso parte la Sapienza
Rispetto all’Atlantico e al Baltico, il Mare nostrum non era la fonte primaria di sostentamento per la popolazione del Mesolitico, secondo gli studi finora condotti sulla paleodieta degli antichi abitanti.

Una nuova ricerca internazionale, condotta da Maria Fontanals-Coll e Oliver E. Craig del Dipartimento di Archeologia dell’Università di York, in collaborazione, tra gli altri, con il Dipartimento di Biologia ambientale della Sapienza, dimostra invece che gli individui che vivevano sulla costa del Mediterraneo potrebbero aver fatto affidamento sulle risorse acquatiche già 9.500 anni fa, durante il Mesolitico. Il lavoro, pubblicato sulla rivista Proceeedings of the Royal Society B, è stato finanziato dal progetto europeo Marie Skłodowska-Curie NEOMEDIS e dai fondi ERC ANCESTORS di cui è rappresentante Mary Anne Tafuri della Sapienza.

Pubblicato in Paleontologia

 

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