Grande spazio viene dato al mondo contadino in cui massiccio è stato il ricorso alla manodopera femminile soprattutto fino agli inizi degli anni '60.
Le immagini dei primi anni '50 delle mondine nei campi e nelle risaie risultano quantomai rappresentative delle dure condizioni di quei mestieri. Lavori usuranti, resi ancora più estenuanti dall'assenza di norme sul lavoro volte a tutelare la salute delle contadine. I visi segnati dalla fatica e le mani logorate da sistemi di lavoro arcaici non hanno però celato la luce che brilla negli occhi di quelle ragazze immortalate dall'obiettivo. Una luce fatta di sogni e di speranze concrete per un futuro fondato sui diritti. Un futuro che non si sarebbe fatto attendere molto.
Agli inizi del decennio successivo, per effetto della crescente industrializzazione nel Paese nonchè grazie ad un tasso di alfabetizzazione femminile in aumento ed infine in virtù di una maggiore consapevolezza sviluppata in seno alle organizzazioni sindacali, il ruolo della donna nel mondo del lavoro in Italia è mutato. In particolare, in alcuni ambiti dell'industria farmaceutica e manufatturiera, così come nel settore terziario, la presenza delle donne è cresciuta rapidamente. Anche in questo caso le fotografie esposte degli uffici e delle fabbriche danno una vivida immagine del rapido mutamento delle conoscenze e delle competenze professionali femminili.
Un mutamento che però manteneva ancora delle considerevoli zone d'ombra.
Non tutte le donne lavoratrici, infatti, furono coinvolte in questa fase di sviluppo dei diritti civili e sociali. In alcune zone d'Italia ed in particolari ambiti lavorativi, la tutela del lavoro quale diritto fondamentale continuava a conservare legami con le degradanti condizioni del passato. Per molte donne la vita rimaneva assai difficile ed ai margini di una adeguata tutela giuridica.
Ma è emblematica la foto con la quale il percorso della mostra si conclude.
Questa raffigura una donna in divisa da conducente di taxi in compagnia dei suoi colleghi uomini in una posa assai naturale, disinvolta ma fiera nello stesso momento.
Un'immagine tanto lontana da quelle delle mondine chine sui campi, datate solo un decennio prima.
Un simbolo. Forse non tutto, ma qualcosa era già mutato nella mentalità, negli schemi culturali e nelle abitudini dei cittadini di questo Paese. Un primo passo che forniva un valido e concreto punto di partenza per discutere di diritti, di lavoro e di democrazia.
Fabrizio Giangrande
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