Conoscere l’endometriosi: quanto incide sulla fertilità e quali sono i principali trattamenti

Una delle patologie più frequenti nelle donne in età fertile è l’endometriosi: secondo le stime ne soffrono, solo in Italia, almeno 3 milioni, circa il 10-15% (Ministero della Salute). Si tratta di una patologia ginecologica benigna, ancora poco conosciuta, causata dalla presenza di endometrio, mucosa normalmente presente nella cavità uterina, all’esterno dell’utero. “Il picco si verifica tra i 25 e i 35 anni, ma la patologia può comparire anche in fasce d'età più basse. Le pazienti affette da endometriosi possono avere maggior difficoltà ad ottenere una gravidanza tuttavia endometriosi non è sinonimo di infertilità: circa il 70% delle pazienti riesce comunque a concepire”, spiega la Dott.ssa Claudia Filidi, specialista in Ginecologia e Ostetricia e Responsabile di Branca presso i Poliambulatori Specialistici San Raffaele Termini e Tuscolana.
COVID-19: questione di genere?

Un team di ricerca multidisciplinare formato da esperti di tutto il mondo, fra i quali Valeria Raparelli del Dipartimento di Medicina sperimentale, ha dimostrato una associazione tra la disuguaglianza di genere e il rischio di esposizione all'infezione da Coronavirus. I risultati dello studio, pubblicati su Canadian Medical Association Journal, evidenziano la necessità di sviluppare interventi mirati nei diversi paesi per contrastare la pandemia.
È noto che i fattori biologici legati al sesso e quelli psico-socio-culturali, riconducibili al genere di un individuo (cosiddetto “gender”) possono influenzare il rischio di sviluppare malattie infettive e la loro prognosi. La pandemia da COVID-19 non sembra fare eccezione.
Proprio alla migliore comprensione di tale associazione ha lavorato un team multidisciplinare formato da esperti di medicina di genere, epidemiologi, sociologi, informatici, biostatistici, medici e infermieri, provenienti da Canada, Austria, Svezia, Spagna e Italia, fra i quali Valeria Raparelli del Dipartimento di Medicina sperimentale della Sapienza.
Nel lavoro pubblicato sulla rivista Canadian Medical Association Journal (CMAJ), i ricercatori hanno utilizzato dati provenienti da 33 diversi paesi per indagare l’influenza del sesso biologico e dei fattori genere-correlati sul numero di casi e di morti per COVID-19, giungendo a dimostrare come le norme e i modelli sociali, culturali ed economici all'interno di un paese possano influenzare il rischio di esposizione all'infezione e l'opportunità di ricevere i test diagnostici.
Campidoglio, la Fontana delle Rane torna a zampillare nel quartiere Coppedè

Terminato il complesso intervento di restauro del monumento di piazza Mincio
La Fontana delle Rane, al centro di piazza Mincio nel quartiere Coppedè, è stata oggi restituita alla città, nella sua rinnovata veste dopo un importante restauro terminato nei giorni scorsi. L’intervento di ripristino del monumento, sotto la direzione tecnico-scientifica della Sovrintendenza Capitolina, è il primo di tale portata dal momento della sua inaugurazione, nel 1927.
Il restauro
Prima di poter intervenire sulla fontana è stato necessario consolidare il terreno di fondazione la cui natura instabile ha provocato, nel corso degli anni, l’inclinazione del bacino inferiore, terreno che con l'intervento è stato stabilizzato. Il monumento appariva molto degradato a causa degli agenti atmosferici inquinanti da traffico veicolare e, come tutte le fontane romane, aveva risentito anche della composizione altamente calcarea delle acque di alimentazione, il cui getto continuo aveva prodotto incrostazioni calcaree di estrema resistenza. La rimozione dell’enorme strato di calcare, spesso circa 17 cm., che ricopriva l’opera è stata un’operazione particolarmente delicata e lunga. I lavori, realizzati dall’Impresa Picalarga S.r.l., hanno riguardato anche l’impianto idrico e il marciapiede ornamentale che circonda la fontana, ricollocato in opera sostituendo e/o recuperando parti delle losanghe in travertino nel completo rispetto del disegno originario. L’importo totale delle attività di consolidamento e restauro è stato di 283.683,12 euro.
Una "colla" composta di fotoni, per tenere insieme la materia

Una nuova ricerca svolta con la collaborazione degli istituti Officina dei materiali, Nazionale di ottica e di Fotonica e nanotecnologie del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iom, Cnr-Ino e Cnr-Ifn), ha mostrato che è possibile tenere insieme particelle con carica negativa, che di solito si respingono. Lo studio sulla Photon Bound Exciton, pubblicato su Nature Physics, apre inedite opportunità per la creazione di materiali innovativi da usare nello sviluppo di nuove tecnologie.
Cariche positive e negative si attraggono, formano atomi, molecole e tutto ciò che comunemente chiamiamo materia. Al contrario, cariche negative si respingono e, per poter formare oggetti come gli atomi, con legami al loro interno, è necessaria una “super colla”, in modo da compensare la repulsione elettrostatica esercitata dalle particelle e così tenerle insieme. In uno studio pubblicato sulla rivista Nature Physics, un team internazionale di ricerca, con la collaborazione di Istituto officina dei materiali (Cnr-Iom) di Trieste, Istituto nazionale di ottica (Cnr-Ino) di Trento e Istituto di fotonica e nanotecnologie (Cnr-Ifn) di Milano del Consiglio nazionale delle ricerche ha dimostrato per la prima volta che i fotoni, le particelle che compongono la luce, possono essere usate per tenere insieme particelle con carica negativa, creando una nuova forma di materia chiamata Photon Bound Exciton.
BAMBINO GESU’: UN TEST PER PREDIRE L’EFFICACIA DEL VACCINO ANTINFLUENZALE

Sperimentato con successo su un gruppo di bambini e ragazzi con HIV, dovrà essere testato anche su altri pazienti immunodepressi. Lo studio pubblicato su Frontiers in Immunology.
Un nuovo test del sangue predice l’efficacia del vaccino antinfluenzale sui bambini immunodepressi affetti da HIV. È stato messo a punto dai ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, in collaborazione con la University of Miami e BioStat Solutions, con un metodo innovativo che combina lo stimolo in vitro del sangue, l’analisi dell’espressione genica dei linfociti e l’intelligenza artificiale. I risultati dello studio, appena pubblicati sulla rivista scientifica Frontiers in Immunology, hanno un’importante ricaduta clinica: per i bambini immunodepressi essere protetti dal virus dell’influenza è fondamentale; sapere in anticipo se il vaccino funzionerà o meno consentirà di programmare percorsi vaccinali personalizzati ed efficaci nel tempo, con l’aggiunta di adiuvanti o con un maggior numero di richiami.
LO STUDIO
Dal prelievo all’espressione genica. Lo studio del Bambino Gesù, durato due anni, ha coinvolto 23 pazienti dell’Ospedale affetti da HIV, con un sistema immunitario compromesso dalla malattia e quindi particolarmente vulnerabili ai rischi dell’influenza. Per arrivare al test predittivo i ricercatori hanno ideato un metodo chiamato In VItro Gene Expression Testing (IVIGET): dopo aver prelevato una piccola quantità di sangue da ciascun bambino (3 ml), ne hanno stimolato una parte in vitro con il vaccino antinfluenzale. Dai campioni di sangue sono stati poi “estratti” i linfociti maggiormente implicati nella risposta immunitaria e ne è stata analizzata l’espressione genica, ovvero il modo in cui si “comportano” i geni prima e dopo la stimolazione in vitro.
L’intelligenza artificiale. I dati ottenuti durante la fase di laboratorio, eseguita al Bambino Gesù con la collaborazione dei ricercatori della University of Miami, sono stati trasferiti ai biostatistici e bioinformatici della società americana BioStat Solutions che, processando le informazioni con un complesso algoritmo, hanno stilato una classifica dei geni in base alla loro capacità di “segnalare” la risposta immunitaria al vaccino (importance ranking), hanno assegnato a ciascuno di questi un punteggio (prediction score) e hanno calcolato il coefficiente di predittività, ovvero il valore numerico che misura la probabilità di efficacia del vaccino.
IL TEST PREDITTIVO
L’applicazione del coefficiente di predittività ai bambini coinvolti nello studio si è rivelata attendibile al 96%: la previsione di efficacia del vaccino è risultata esatta in 22 pazienti su 23. Ora il nuovo test dovrà essere validato con una sperimentazione su una coorte più ampia di bambini immunodepressi, cioè con una ridotta risposta immunologica alle vaccinazioni. Un obiettivo ulteriore dei ricercatori è quello di semplificare la procedura nella fase di laboratorio. Se oggi sono circa 100 i geni analizzati per ogni tipo di linfocita selezionato (10 sottopopolazioni linfocitarie), si punta a ridurre sensibilmente questi numeri per rendere il test più rapido, economico e fruibile su larga scala. «Sapere in anticipo se un vaccino sarà efficace o meno è molto importante sul piano clinico: è una informazione che ci consentirà di personalizzare il piano vaccinale del singolo paziente» spiega il dott. Nicola Cotugno della struttura complessa di Immunologia clinica e Vaccinologia del Bambino Gesù diretta dal dott. Paolo Palma. «Nei casi in cui avremo di fronte un bambino che sappiamo non risponderà al vaccino, potremo programmare l’aggiunta di adiuvanti, sostanze che potenziano la risposta del sistema immunitario, oppure un maggior numero di richiami. Il prossimo passo è la validazione del test su una coorte più ampia di bambini immunodepressi e, in futuro, la sperimentazione del nostro sistema predittivo su altri tipi di vaccino e altre categorie di persone vulnerabili come i bambini trapiantati, gli allergici,le donne in gravidanza e gli anziani».
Scoperti neuroni nel cervello vetrificato di una vittima dell'eruzione del 79 d.C.

Immagine del neurone umano ritrovato a Pompei
Lo studio dei ricercatori della Federico II, del Cnr, del CEINGE-Biotecnologie Avanzate, delle Università Roma Tre e Statale di Milano è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Plos One
Un nuovo studio pubblicato da Plos One, autorevole rivista scientifica americana, rivela l'eccezionale scoperta di neuroni umani da una vittima dell'eruzione che nel 79 d.C. seppellì Ercolano, Pompei e l'intera area vesuviana fino a 20 km di distanza dal vulcano.
Lo studio è stato eseguito dal team di ricerca coordinato dall'antropologo forense Pier Paolo Petrone - responsabile del Laboratorio di Osteobiologia Umana e Antropologia Forense presso la sezione dipartimentale di Medicina Legale dell'Università di Napoli Federico II - di cui fanno parte il professor Massimo Niola (ordinario e direttore della U.O.C. di Medicina Legale della Federico II di Napoli), il professor Giuseppe Castaldo (Principal investigator del CEINGE e ordinario di Scienze Tecniche di Medicina di Laboratorio nell'Università Federico II) e il professor Guido Giordano (ordinario di Vulcanologia dell'Università Roma Tre), in collaborazione con Francesco Sirano, Direttore del Parco Archeologico di Ercolano, Maria Giuseppina Miano, neurogenetista presso l'Istituto di Genetica e Biofisica "Adriano Buzzati-Traverso" del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Napoli e altri ricercatori dei suddetti centri di ricerca nazionali e dell'Università Statale di Milano.
BAMBINO GESU’: GLI EFFETTI POSITIVI DELLA MINDFULNESS SUI BAMBINI CON ADHD

La pratica meditativa come terapia per i disturbi comportamentali. Pubblicati su una rivista scientifica internazionale i risultati di uno studio dell’Ospedale della Santa Sede in collaborazione con l’Università di Udine.
Una migliore capacità di attenzione e concentrazione nei bambini con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD) grazie alla mindfulness, una forma di meditazione orientata alla consapevolezza di sé. E’ il risultato dello studio condotto dal gruppo di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza del Bambino Gesù, guidato dal prof. Stefano Vicari, pubblicato in questi giorni sull’International Journal of Environmental Research and Public Health.
LA MEDITAZIONE MINDFULNESS
La meditazione mindfulness consiste in un insieme di procedure utili per “allenare” e sviluppare la consapevolezza durante la pratica meditativa con lo scopo di estenderla a ogni aspetto della vita. Negli ultimi quindici anni queste procedure sono state rivolte progressivamente anche a bambini e adolescenti nei contesti educativi, scolastici e riabilitativi. L’effetto riscontrato in età evolutiva è l’aumento progressivo della consapevolezza di ciò che accade intorno che facilita la concentrazione del bambino sul momento presente. I ricercatori del Bambino Gesù si sono posti l’obiettivo di verificare se questo tipo di meditazione potesse aiutare a migliorare l’attenzione e a favorire l’autocontrollo dei bambini con ADHD che subiscono persistenti aspetti di disattenzione, impulsività e iperattività, oltre che difficoltà nella gestione delle proprie emozioni.
Domenica sara' Urban Nature, 120 eventi in tutta Italia

Esplorazioni in bici, a piedi, in canoa di parchi, fiumi e giardini nascosti d’Italia, evento centrale al Museo Orto Botanico di Roma.
Coinvolte istituzioni scientifiche, Associazioni sportive e del tempo libero, gruppi radicati sul territorio, cooperative: tantissime realtà si sono affiancate al WWF creando una vera e propria rete diffusa di eventi e iniziative: “Ripartiamo dalle città per salvare il pianeta”
Domenica 4 ottobre torna Urban Nature, la Festa della Natura in Città realizzata dal WWF, che per la sua quarta edizione prevede oltre 120 eventi fra le principali città italiane, dove animerà parchi e giardini, coinvolgendo cittadini, associazioni e scuole in eventi di citizen science e citizen conservation. Il tutto nel rigoroso rispetto delle norme Anti-Covid19.
Urban Nature non è solo un evento, ma anche un’importante iniziativa rivolta ad ampliare la conoscenza della natura all’interno delle città, serbatoi di biodiversità di cui spesso si ignora l’esistenza, e a promuovere la partecipazione attiva, ad aggregare e coinvolgere le comunità coinvolgendole nella gestione di aree verdi, parchi urbani, orti sociali e giardini condivisi.
IL CUORE UMANO NELLO SPAZIO: COSA POSSIAMO IMPARARE DAI MODELLI MATEMATICI

Il volo spaziale umano affascina l'uomo da secoli, rappresentandone l’intrinseca necessità di esplorare l'ignoto, sfidare nuove frontiere, far progredire la tecnologia e superare i confini scientifici. Un aspetto fondamentale del volo spaziale umano a lungo termine è la risposta fisiologica e il conseguente adattamento alla microgravità (0G), che ha tutte le caratteristiche dell'invecchiamento accelerato e coinvolge quasi tutti i sistemi del corpo umano: atrofia muscolare e perdita ossea, insorgenza di problemi di equilibrio e coordinazione, perdita di capacità funzionale del sistema cardiovascolare.
“Cardiovascular deconditioning during long-term spaceflight through multiscale modeling” - una ricerca pubblicata in questi giorni su npj Microgravity - prestigiosa rivista del gruppo Nature - condotta da Caterina Gallo, Luca Ridolfi e Stefania Scarsoglio del Politecnico di Torino, dimostra che il volo spaziale umano riduce la tolleranza alla sforzo fisico e invecchia il cuore degli astronauti.
Il modello matematico alla base dello studio ha permesso di indagare alcuni meccanismi del volo spaziale che inducono il decondizionamento cardiovascolare, cioè l'adattamento del sistema cardiocircolatorio ad un ambiente meno impegnativo.
Sars-CoV-2: ricercatori italiani individuano nuove prospettive terapeutiche

Il Metotrexato è in grado di inibire la duplicazione del Sars-CoV-2 – il virus che causa la sindrome respiratoria Covid-19 – ed ha il potenziale di limitarne gli effetti, se utilizzato sui pazienti ai primi sintomi o che hanno sviluppato sintomi lievi della malattia.
La scoperta – per ora a livello di laboratorio ma destinata alla sperimentazione clinica – è stata fatta da ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca e dell’Università di Brescia ed è descritta nell’articolo “Methotrexate inhibits Sars-CoV-2 virus replication “in vitro” appena pubblicato sul Journal of Medical Virology (DOI:http://dx.doi.org/10.1002/jmv.26512)
La ricerca è partita da un approccio sistemico, che ha focalizzato una funzione virale, però connessa al metabolismo della cellula ospite. Come tutti i virus, il Sars-CoV-2 per replicarsi ha bisogno di fare tante copie delle due parti di cui è costituito: l’RNA – l’acido ribonucleico, ovvero il corredo genetico – e la parte proteica (esterna). Per replicare il suo RNA, il virus deve utilizzare nucleotidi, metaforicamente dei “mattoncini da costruzione” che però devono venir forniti dalla cellula umana che lo ospita.
Medicina
Svelati i Segreti dello Sviluppo Embrionale Iniziale: Un Modello 3D di Cellule Staminali
Studio pubblicato su «Nature Cell Biology» da Padova e Torino...
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