Identificato il meccanismo che consente alle cellule del tumore al pancreas di sopravvivere e proliferare in assenza di nutrienti

Uno studio internazionale pubblicato sulla rivista Nature Signal Transduction and Targeted Therapy, che ha visto la collaborazione multidisciplinare di diversi centri in Italia fra cui la Sapienza Università di Roma, ha svelato per la prima volta il meccanismo di sopravvivenza e progressione neoplastica di questo tumore, aprendo la strada a nuovi approcci terapeutici
Da un punto di vista biologico, le cellule tumorali sono continuamente sottoposte a stress: il loro microambiente infatti è povero di ossigeno e soprattutto povero di nutrienti. Questo è particolarmente vero per il tumore del pancreas, una delle neoplasie più temibili dei nostri tempi, spesso resistente ai trattamenti. Come il tumore del pancreas sia in grado di mantenere un alto tasso di proliferazione in carenza di nutrienti è ancora ignoto.
Il Policlinico di Tor Vergata attiva il programma medicina predittiva e di precisione (MPP)

È una Medicina che si rivolge a tutti i cittadini. È la Medicina finalizzata all’individuo e alla sua famiglia.
Perché alcuni individui si ammalano ed altri no?
Perché su alcuni la terapia funziona e su altri no?
Perché solo in alcuni la terapia non soltanto non funziona, ma individui causa eventi avversi anche mortali?
Sono le domande a cui la medicina cerca di rispondere da sempre.
Parkinson e scambio di informazioni intracellulari

Ricercatori dei dipartimenti di Scienze Biomediche e di Scienze del Farmaco dell’Università di Padova, pionieri nello sviluppo di sensori per studiare la comunicazione intracellulare, svelano il tallone di Achille del morbo di Parkinson. Lo studio pubblicato su «Nature Communications».
La suddivisione in compartimenti cellulari con funzioni definite ha permesso alle cellule eucariotiche di evolversi adattandosi rapidamente alle condizioni ambientali e rappresenta uno degli aspetti più affascinanti della biologia moderna. Le funzioni distintive di ogni organello vengono mantenute attraverso l'isolamento e la concentrazione di specifici ioni, metaboliti ed enzimi evitando così la mescolanza indiscriminata dei loro contenuti.
Tuttavia, per poter assicurare il corretto svolgimento di tutte le funzioni cellulari i diversi compartimenti devono potersi “parlare” e scambiare informazioni in modo preciso e strettamente controllato al fine di garantire il coordinamento efficace delle attività cellulari. Questo livello di regolazione si attua in specifici “siti di contatto” tra le membrane di diversi organelli, che rappresentano il collo di bottiglia attraverso il quale il flusso di sostanze viene dosato accuratamente e dinamicamente e che sfida la concezione tradizionale di compartimentalizzazione cellulare.
La pelle del rettile fossile più antico d'Italia è vera? Un nuovo studio racconta la scoperta inaspettata

Tridentinosaurus antiquus
Una pubblicazione sulla rivista Palaeontology getta luce su Tridentinosaurus antiquus, uno dei più celebri rettili fossili d’Italia, risalente a 280 milioni di anni fa: i risultati delle analisi condotte da un team di ricerca del Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige, del MUSE – Museo delle Scienze di Trento, del Dipartimento di Geoscienze e del Museo della Natura e dell’Uomo dell’Università di Padova e dell’University College Cork (Irlanda) dimostrano che la traccia carboniosa superficiale non è pelle ma uno strato di colorante applicato sul reperto quasi 100 anni fa.
Dagli scarti di melagrana una protezione per il cuore

Una ricerca condotta dall’Istituto per la bioeconomia del Cnr e dall’Università di Pisa ha rivelato che i residui della trasformazione dei frutti di melograno offrono un’importante protezione cardiovascolare dall’ipertensione. Lo studio, pubblicato su Nutrients, apre a potenziali applicazioni mediche favorendo anche un minor impatto degli scarti di melagrana sull’ambiente.
Un estratto di bucce e semi di melagrana completamente solubile in acqua, ottenuto mediante una tecnica innovativa, verde, efficiente e scalabile fino a capacità produttive industriali, si rivela efficace nel trattamento dell’ipertensione, sia acuta che cronica. Lo dimostra una ricerca in vivo condotta su un modello murino, pubblicata sulla rivista Nutrients e realizzata da un gruppo di ricerca dell’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche di Firenze (Cnr-Ibe) e dell’Università di Pisa.
Fumo, danni cumulativi per chi ha il diabete

Se fumare non fa bene a chi è ‘sano’, fa ancora peggio a chi ha una patologia cronica come il diabete. Recenti studi hanno quantificato in un + 37 -44% il rischio per un fumatore di sviluppare il diabete di tipo2. Fumatori che, proprio a causa della loro dipendenza, sono a maggior rischio di complicazioni, oltre ad avere di fronte una aspettativa di vita più breve, calcolata tra 8 e dieci anni in meno.
“E’ assolutamente prioritario intercettare i fumatori e aiutarli a smettere per limitare il rischio che sviluppino una sindrome metabolica, resistenza all’insulina e diabete conclamato” sostiene il Professor Angelo Avogaro, Presidente SID “Sforzo ancora più impellente per le persone con diabete che continuano a fumare e che, a causa della dipendenza da sigarette, rischiano di veder peggiorare la propria condizione con un aumento delle complicanze. Il fumo aumenta del 58% la mortalità evitabile per tutte le cause nelle persone con diabete di tipo 1 (64%) e tipo 2 (39%).
Alzheimer, le prime linee guida europee: una ‘bussola’ nel labirinto diagnostico

Una guida che indica gli esami a cui sottoporsi, in base alle 11 modalità di presentazione dei sintomi, per riconoscere l’Alzheimer e le altre forme di demenza. Sono queste le prime raccomandazioni approvate e condivise dagli esperti delle maggiori Società Scientifiche europee per individuare un percorso diagnostico preciso in quattro step successivi e districarsi tra le tante cause di demenza. Quando oltre all’esame del fluido cerebrospinale, PET, SPECT e scintigrafie sarà possibile utilizzare l’analisi di biomarcatori specifici nel sangue, questo approccio aiuterà a evitare fino al 70% dei test strumentali inutili, consentendo di avere diagnosi più corrette e risparmiare risorse economiche.
UniTS e Genomics England sviluppano TINC, un algoritmo per migliorare diagnosi e trattamenti dei tumori del sangue

I ricercatori di Genomics England, dell'Università di Trieste e del Great Ormond Street Hospital for Children dell’NHS Foundation Trust hanno sviluppato un nuovo algoritmo per rendere più accurata l'analisi del sequenziamento completo del genoma, effettuato con tecniche di Whole Genome Sequencing (WGS) in pazienti con tumori del sangue.
L’algoritmo sviluppato ha l’obiettivo di interpretare più precisamente i dati del sequenziamento nei casi in cui i campioni di cellule idealmente sane, prelevati dai pazienti, risultino invece contaminati da cellule malate.
Dalle buie acque sotterranee alla luce del sole: il proteo, l’anfibio di grotta per eccellenza, può uscire in superficie anche di giorno

Photograph by Matteo Riccardo Di Nicola
Una ricerca dell’Università Statale di Milano in collaborazione con la Società Adriatica di Speleologia e lo Spleovivarium di Trieste ha scoperto che il proteo può anche raggiungere la superficie. Durante questo studio è stata anche avvistata per la prima volta al mondo una larva di tre mesi. La ricerca è pubblicata su Ecology.
È uno degli animali più curiosi del pianeta. La sua pelle è priva di pigmentazione, gli occhi sono quasi assenti, ha un corpo anguilliforme, può vivere fino a 100 anni e digiunare per otto. Ma il suo habitat non è unicamente sotto terra. Diffuso nelle grotte della Slovenia (comprese quelle famosissime di Postumia), ma anche nelle acque sotterranee italiane, in particolare nelle province di Trieste e Gorizia sino al fiume Isonzo, il proteo (Proteus anguinus) è da sempre considerato un anfibio esclusivamente sotterraneo. Ora però, una ricerca, iniziata a giugno 2020, coordinata dal Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università Statale di Milano, in collaborazione con la Società Adriatica di Speleologia e lo Spleovivarium di Trieste e pubblicata sulla rivista Ecology, ha scoperto che l’anfibio può raggiungere la superficie, anche durante il giorno.
Insulin resistance in shift workers not affected by melatonin treatment

Melatonin treatment does not affect the insulin resistance or the glucose tolerance of night shift workers, according to a new study from the University of Surrey and the University Medical Centre Hamburg. Melatonin treatment does, however, significantly improve the sleep quality of those working shifts.
In this study, scientists explored how oral melatonin affects insulin resistance and blood pressure in night shift workers, who face a higher risk of Type 2 diabetes. Insulin resistance is when cells struggle to absorb glucose from the blood. Previous research suggests melatonin could help these workers' glucose tolerance and heart health. This led scientists to investigate melatonin's broader effects on the body.
Professor Debra Skene, Professor of Neuroendocrinology at the University of Surrey, said:
"Night shift work is necessary for our emergency and health services and to keep our economy moving. However, working night shifts disrupt our circadian rhythms, which are driven by light/dark cycles and are associated with sleep disturbances, cardiometabolic diseases and increased risk of diabetes.
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