Eyeball fever scan ‘could prevent spread of COVID-19’
Researchers in Brazil have created a system capable of measuring body temperature from a distance and in crowded environments, such as hospitals, supermarkets and factories. The system aims to detect people with fever — one of the most frequent symptoms of COVID-19 — and prevent the virus SARS-CoV-2 from spreading.
The technology, called Fevver, is based on algorithms and artificial intelligence connected to a camera. It captures images of faces and detects infrared energy radiation by measuring the temperature of the corners of the eyes, where the lacrimal channels are located. The system is already being used in the Albert Einstein hospital, a private medical facility in São Paulo, which has the most recorded COVID-19 cases in Brazil. Set up at the hospital reception, it can capture and analyse the face of every person who enters the facility.
"Planet Escape Room", siamo tutti in gioco
Dalla pandemia alle locuste, dagli incendi in Australia all’acqua alta a Venezia, i messaggi di allarme dal Pianeta si susseguono senza sosta e il tempo per agire è sempre meno, dobbiamo collegare i segnali per garantirci un futuro prospero e sicuro
Ora che finalmente la pandemia sta rallentando è arrivato il momento di riflettere. La scienza ha confermato come la diffusione di questo virus sia direttamente e indirettamente collegata ad un rapporto “malato” con la natura, caratterizzato da deforestazione, commercio illegale di animali selvatici, modelli di produzione e di consumo insostenibili a cui si aggiungono i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità.
Fra i tanti messaggi di allarme che hanno attraversato il Pianeta negli ultimi mesi, il COVID-19 è sicuramente il più immediato e tangibile, ma di certo non l’unico.
Per questo nella Giornata mondiale dell’ambiente, che si celebra venerdì 5 giugno, il WWF ha deciso di ripercorrere e collegare le maggiori emergenze degli ultimi 18 mesi - in particolare quelle che hanno avuto maggior risalto mediatico - per raccontare la drammatica escalation dei segnali che ci sta inviando il pianeta ed evidenziare come solo un buon gioco di squadra possa farci uscire dalla crisi planetaria, disegnando un futuro più prospero e sicuro per tutti. Lo ha fatto considerando tutte le principali emergenze ambientali come se fossero gli elementi di una Escape Room planetaria, che necessita di risposte concrete per passare al livello successivo ossia quello in cui le nostre condizioni di vita, di salute e di benessere vengono garantite e protette.
Un mare di plastica: al via il progetto HOTMIC per mappare la microplastica nell’Atlantico
Il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Università di Pisa, unico partner italiano del progetto, metterà al servizio le tecniche uniche che ha sviluppato per identificare le diverse tipologie di microplastiche
Un oceano di plastica: si stima che nell’Atlantico ne arrivino ogni anno dai cinque ai tredici milioni di tonnellate, una presenza di cui però si conosce molto poco, appena il 10%, soprattutto a causa delle microplastiche. E proprio per colmare questa lacuna è partito HOTMIC- Horizontal and vertical oceanic distribution, transport, and impact of microplastics, un progetto triennale finanziato con 2,3 milioni di euro nell’ambito del programma europeo “JPI Oceans” a sostegno dei mari denominato “Healthy and Productive Seas and Oceans”.
I paesi europei impegnati nel progetto HOTMIC sono sei e per l'Italia l'unico partner è il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Università di Pisa. HOTMIC, che prenderà il via ufficialmente il 5 giugno, ha l’obiettivo di mappare la presenza delle microplastiche dalla costa Atlantica europea sino al vortice nord atlantico. Con questo progetto si metteranno a punto metodologie analitiche e si faranno campagne di campionamento delle microplastiche, anche sotto i 10 micron, per valutarne entità, tipologia, distribuzione, rotte dagli estuari fino al mare aperto e dalla superficie sino ai fondali, modalità di degradazione e di interazione con organismi biologici. L’intento è di porre le basi per una più accurata valutazione dei potenziali rischi per l’ambiente e per gli organismi marini. In particolare, i chimici e ricercatori dell’Ateneo pisano metteranno in campo le tecniche uniche che hanno ideato per identificare e quantificare le diverse varietà di microplastiche.
Depressione: una alimentazione corretta aiuta a combatterla
L’alimentazione può essere utile a combattere la depressione. Fornendo al proprio corpo più calorie, e quindi più energia, oppure alimenti che stabilizzano il livello di zucchero nel sangue e stimolano i neurotrasmettitori cerebrali.
Uno studio dell’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano ha indagato le abitudini alimentari di 500 persone, confrontandole con i parametri stabiliti dai nutrizionisti dell’Osservatorio per combattere la depressione, un male sempre più diffuso nella nostra società, e fornito dei consigli pratici.
Ne soffrono circa 15 persone su 100. Il disturbo depressivo può colpire chiunque a qualunque età, ma è più frequente tra i 25 e i 44 anni ed è due volte più comune nelle donne adolescenti e nelle adulte. Secondo uno studio ESEMeD (European Study of the Epidemiology of mental Disorders) in Italia la prevalenza della depressione maggiore e della distimia (disturbo dell’umore) è del 4,5 % dopo i 65 anni, mentre l’età adulta è sicuramente la più a rischio, con una percentuale del 10%.
Lo studio dell’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano (OGP) ha analizzato in modo accurato le abitudini alimentari di 500 persone tra i 18-55 anni, utilizzando un software che permette di calcolare l’intake calorico e di macro e micro nutrienti, di vitamine e di minerali.
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