Il Cosmo al Circo Massimo
Planetario e Museo Astronomico,
Area Archeologica del Circo Massimo, Viale Aventino
Miti, visioni e racconti tra archeologia e astronomia.
La suggestiva area archeologica del Circo Massimo è la cornice di quattro serate a tema tra archeologia e astronomia che si tengono sabato 5 e domenica 13, 20 e 27 settembre, dalle 21.00 alle 22.30.
ll format riprende quello inaugurato lo scorso anno con LunaL – Memorie di un Satellite, il primo evento serale realizzato nell’Area per celebrare i 50 anni dell’allunaggio e lo estende a una serie di appuntamenti, tutti articolati attorno all’intreccio fra astronomia e archeologia, per presentare la prima grande manifestazione pubblica sull’archeoastronomia nei luoghi che raccontano come gli antichi guardavano al cielo: una novità assoluta nell’offerta culturale romana.
Ciascuna delle quattro serate sviluppa un tema differente, che ha idealmente come protagonista un diverso corpo celeste: i pianeti, le stelle, il Sole, la Luna, attraverso la lettura dei resti monumentali dell’area.
Ad alternarsi sono gli interventi degli astronomi del Planetario di Roma Capitale – Gabriele Catanzaro, Giangiacomo Gandolfi, Stefano Giovanardi e Gianluca Masi – e quelli degli archeologi della Sovrintendenza Capitolina – Marialetizia Buonfiglio, Elisabetta Carnabuci, Monica Ceci, Stefania Pergola, Federica Michela Rossi, Rita Volpe, che mettono in luce il significato storico e il simbolismo astronomico del luogo.
Lanciato il primo satellite con una Intelligenza Artificiale a bordo messa a punto dall'Università di Pisa
Phi-sat-1 utilizzerà una rete neurale per l'elaborazione delle immagini direttamente a bordo
Il 3 settembre 2020 alle ore 03:51 due nanosatelliti (denominati FSSCat) dell'Agenzia Spaziale Europea sono stati lanciati dallo spazioporto in Kourou, nella Guiana Francese, con il lanciatore VEGA. Uno dei satelliti contiene a bordo Phi-sat-1 la prima rete neurale a essere inviata nello spazio, con una Intelligenza Artificiale messa a punto dai ricercatori del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Pisa.
Scopo della missione è raccogliere dati per l'osservazione della Terra, ad esempio per misurare lo spessore e l'estensione dei ghiacciai, i cambiamenti nella vegetazione e nella qualità dell'acqua o per rilevare le isole di calore urbane.
I coralli accumulano inquinanti dell'ambiente marino
Ingrandimento Balanophyllia realizzato da Francesco Sesso
Uno studio dell’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Cnr (Cnr-Irbim) e l’Università di Bologna ha rilevato lo stoccaggio di idrocarburi policiclici aromatici nello scheletro di Balanophyllia europaea e ha permesso di correlarlo all’età dell’animale. I risultati sono stati pubblicati su Science of the total environment
Uno studio condotto in collaborazione tra l’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irbim) e l’Università di Bologna (Unibo) ha identificato un accumulo di idrocarburi policiclici aromatici, inquinanti dannosi, nei tessuti e nelle alghe simbionti del corallo mediterraneo Balanophyllia europaea. Lo studio è stato realizzato nell’ambito del dottorato internazionale congiunto Cnr–Unibo in “Tecnologie innovative e uso sostenibile delle risorse di pesca e biologiche del Mediterraneo” e delle attività di ricerca del Fano Marine Center - Centro di ricerca sulla biodiversità, risorse e biotecnologie marine. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science of the total environment.
La molecola di origine naturale che inibisce SARS-CoV-2
Il complesso molecolare formato dalla quercetina (in arancione) legata nella cavità che costituisce il sito attivo della proteasi 3CLpro (in blu), nella posizione più favorevole per inibire la proteina e bloccare la replicazione del coronavirus.
Uno studio internazionale cui partecipa l’Istituto di nanotecnologia del Cnr ha scoperto che la quercetina funge da inibitore specifico per il virus responsabile del Covid-19, mostrando un effetto destabilizzante sulla 3CLpro, una delle proteine fondamentali per la replicazione del virus. Lo studio è pubblicato sull'International journal of biological macromolecules.
L’attenzione di tutto il mondo è in questo momento proiettata verso la ricerca di un rimedio farmacologico per combattere il coronavirus SARS-CoV-2, responsabile del Covid-19. Lo sviluppo di un vaccino è certamente la soluzione più radicale per risolvere questo problema e i primi risultati in questo senso sono incoraggianti, ma ci sono anche altre armi a disposizione per combattere una pandemia virale. Il caso più famoso è dato dal virus HIV responsabile dell’AIDS, malattia per la quale la mortalità è attualmente azzerata per chi ha accesso alle cure mediche: un successo raggiunto nonostante non si sia mai ottenuto un vaccino, grazie allo sviluppo di potenti farmaci antivirali che bloccano la proteasi specifica dell'HIV, una proteina fondamentale per la replicazione virale. Alcuni di questi farmaci sono stati testati su SARS-CoV-2, ma non hanno sortito l’effetto sperato. Lo sviluppo di farmaci antivirali specifici per il coronavirus è dunque un altro grosso filone di ricerca per risolvere la pandemia di Covid-19.
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