Pubblicata su Nature la scoperta di una neonata di 10.000 anni fa
Pubblicata su Nature la scoperta della prima sepoltura europea di una neonata mesolitica di 10.000 anni
La scoperta della prima sepoltura europea di una neonata mesolitica di 10.000 anni rivela una società di cacciatori-raccoglitori che teneva in particolare considerazione anche i suoi membri più giovani. La scoperta è avvenuta nel sito dell'Arma Veirana, in provincia di Savona (Liguria) ed è oggi pubblicata su Scientific Reports - Nature: "An infant burial from Arma Veirana in northwestern Italy provides insights into funerary practices and female personhood in early Mesolithic Europe".
Scavando in una grotta ligure del comune di Erli, nell’entroterra di Albenga, in provincia di Savona, un team internazionale di ricercatori ha scoperto la più antica sepoltura fino ad oggi mai documentata in Europa relativa a una neonata mesolitica risalente a 10.000 anni fa circa da oggi. La sepoltura ha restituito, insieme ai resti del piccolo corpo, un corredo formato da oltre 60 perline in conchiglie forate (Columbella rustica), quattro ciondoli, sempre forati, ricavati da frammenti di bivalvi (Glycimeris glycimeris) e un artiglio di gufo reale. La scoperta permette di indagare un eccezionale rito funerario della prima fase del Mesolitico, di cui sono note poche sepolture, che testimonia un trattamento apparentemente egualitario di un loro giovanissimo membro. La comprensione di come i nostri antenati trattassero i loro morti ha un enorme significato culturale e consente di indagare sia i loro aspetti comportamentali sia quelli ideologici.
Dalla Laurasia e dal Gondwana, due antichi continenti di 250 milioni di anni fa, l’evoluzione di tutte le piante attuali
Lo studio coordinato dall’Università di Pisa e pubblicato sulla rivista New Phytologist ha analizzato oltre 8 milioni di dati relativi a 67.000 specie vegetali su scala globale
La distribuzione delle piante vascolari del nostro pianeta si divide in due grandi gruppi a partire dalla Laurasia e dal Gondwana, due antichi continenti risalenti a circa 250 milioni di anni fa. È questo quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista “New Phytologist” coordinato da Angelino Carta del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, in collaborazione con Lorenzo Peruzzi dello stesso Dipartimento e Santiago Ramírez-Barahona dell’Universidad Nacional Autónoma de México.
Per giungere a questa conclusione i ricercatori hanno analizzato oltre otto milioni di dati relativi alla distribuzione di 67.000 specie vegetali su scala globale. La divisione Laurasia-Gondwana, due antichi continenti che corrispondono oggi all’incirca alle terre del nostro emisfero settentrionale e meridionale, si rispecchia inoltre in alcune differenze fra i due grandi gruppi di piante. La flora settentrionale, costituita soprattutto da piante erbacee, è infatti a livello evolutivo più recente rispetto a quella meridionale costituita soprattutto piante legnose tropicali e in cui prevalgono linee evolutive più antiche.
Fibrosi cistica, riprogrammate le cellule respiratorie dei pazienti per testare farmaci più efficaci
Uno studio congiunto tra un team di ricercatori del Dipartimento di Medicina sperimentale della Sapienza, dell’Istituto superiore di sanità e del Centro di Riferimento Regionale per la Fibrosi Cistica della Regione Lazio, che ha visto il sostegno della Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica, apre la strada a cure personalizzate e più efficaci per migliorare la qualità di vita dei pazienti e aumentarne l’aspettativa
Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista European Respiratory Journal e coordinato da Marco Lucarelli del Dipartimento di Medicina sperimentale della Sapienza Università di Roma e da Adriana Eramo dell’ISS, ha evidenziato la possibilità di espandere in coltura, con grande efficienza e in grande quantità, le cellule staminali respiratorie dall’epitelio nasale di ogni paziente con fibrosi cistica utilizzando un nuovo approccio di riprogrammazione cellulare.
A partire da queste cellule staminali respiratorie si possono ottenere modelli di malattia cosiddetti ex vivo, mediante speciali colture differenziative per cellule respiratorie e mediante la generazione di organoidi che riproducono in forma miniaturizzata e tridimensionale il tessuto respiratorio difettoso del paziente.
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