Giugno 2025



Namibia, a vast and sparsely populated nation in Southwest Africa, stands at a historic crossroads today. Traditionally recognized for its stunning natural beauty, rich wildlife, and an economy primarily driven by diamond and uranium extraction, the country is now emerging as a potentially crucial player in strategic sectors. New opportunities are primarily centered around three pillars: green hydrogen, recent oil and gas discoveries, and the expansion of its port capacity. All of this is intertwined with the looming challenge of desertification, the legacy of colonialism, and a growing innovative ecosystem supported by progressive governance, including significant female representation.

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La Namibia, una nazione vasta e scarsamente popolata dell'Africa sud-occidentale, si trova oggi su una soglia storica. Tradizionalmente riconosciuta per la sua impressionante bellezza naturale, la ricca fauna selvatica e un'economia trainata dall'estrazione di diamanti e uranio, il paese sta ora emergendo come un attore potenzialmente cruciale in settori strategici. Le nuove prospettive si concentrano principalmente su tre pilastri: l'idrogeno verde, le recenti scoperte di petrolio e gas e l'espansione della sua capacità portuale, il tutto intrecciato con la sfida incombente della desertificazione, l'eredità del colonialismo e un ecosistema innovativo in crescita, sostenuto da una governance progressista che include una significativa rappresentanza femminile.

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Lunedì, 16 Giugno 2025 10:24

When Beetles See Red

 

A beetle of the species Pygopleurus chrysonotus on an Anemone pavonina flower in Greece. The beetle can do what other insects cannot: see the colour red. (Photo: Johannes Spaethe / University of Würzburg)

Insect eyes are generally sensitive to ultraviolet, blue and green light. With the exception of some butterflies, they cannot see the colour red. Nevertheless, bees and other insects are also attracted to red flowers such as poppies. In this case, however, they are not attracted by the red colour, but because they recognise the UV light reflected by the poppy flower.

However, two beetle species from the eastern Mediterranean region can indeed perceive the colour red, as an international research team was able to show. The beetles are Pygopleurus chrysonotus and Pygopleurus syriacus from the family Glaphyridae. They feed mainly on pollen and prefer to visit plants with red flowers, such as poppies, anemones and buttercups.

Pubblicato in Scienceonline



Le emozioni che proviamo non sono mai isolate: il contesto in cui ci troviamo, anche quello visivo, può influenzare profondamente il nostro stato d’animo. Un nuovo studio condotto dall’Hebrew University of Jerusalem rivela che le persone con sintomi depressivi sono particolarmente sensibili all’influenza emotiva delle immagini negative che li circondano, arrivando a percepire come negativi anche contenuti neutri quando questi sono affiancati da stimoli visivi sfavorevoli. Questa scoperta apre nuove prospettive per la comprensione dei meccanismi della depressione e per lo sviluppo di strategie terapeutiche mirate.

Il peso del contesto nelle emozioni depressive.

Il team guidato dalla Prof.ssa Nilly Mor e dalla dottoranda Tamar Amishav ha coinvolto oltre 270 studenti universitari in una serie di esperimenti. I partecipanti hanno osservato immagini neutre o negative, presentate da sole o affiancate da altre immagini con contenuto emotivo neutro, negativo o positivo. I risultati sono stati chiari: chi presentava livelli più alti di sintomi depressivi tendeva a valutare come più negativi anche i contenuti neutri, se accompagnati da immagini periferiche negative. Questo effetto non si osservava con immagini periferiche positive o neutre.

“Le nostre esperienze emotive raramente sono determinate da un solo stimolo,” spiega la Prof.ssa Mor. “Le persone con tendenze depressive sono più vulnerabili al ‘contagio’ emotivo della negatività circostante, anche quando questa non è direttamente rilevante.”

Il ruolo dell’asimmetria: positività che non compensa

Un aspetto particolarmente interessante emerso dallo studio è che la presenza di immagini positive nel contesto non riusciva a mitigare l’effetto delle immagini negative. In altre parole, la tendenza a percepire il mondo attraverso una lente negativa non viene bilanciata dall’introduzione di stimoli positivi, confermando una tipica asimmetria nei processi emotivi depressivi.

“Questi risultati suggeriscono che i segnali negativi hanno un’influenza più forte sull’interpretazione emotiva rispetto a quelli positivi, soprattutto in chi soffre di depressione,” sottolinea Amishav. “Questo può spiegare perché le persone depresse percepiscono il mondo come più cupo, anche in situazioni apparentemente neutre.”

In conclusioni, questo studio sottolinea come la depressione non sia solo una questione di emozioni interne, ma anche di come il contesto esterno modula la nostra percezione emotiva. La maggiore vulnerabilità al “contagio” negativo può spiegare perché chi soffre di depressione fatica a trovare sollievo anche in ambienti neutri o positivi. Da un punto di vista clinico, questi risultati suggeriscono la necessità di terapie che aiutino i pazienti a riconoscere e gestire l’impatto del contesto, sia esso reale (social media, pubblicità, ambiente) o immaginato. Interventi mirati su questi bias potrebbero rappresentare una nuova frontiera nella prevenzione e nel trattamento della depressione.


Studi scientifici recenti correlati: - "Implicit Emotional Biases in Anxiety and Depression" Dickey, L., Granros, M., MacNamara, A., et al. (2024) Studio che evidenzia come individui con depressione mostrino una maggiore risposta cerebrale a stimoli tristi e una ridotta risposta a stimoli positivi, confermando il bias negativo nell’elaborazione emotiva. bioRxiv, 2024. - "Affective processing in individuals with depressive symptoms" MSc Thesis, University of Padua (2023) Utilizzando EEG, lo studio mostra che sintomi depressivi predicono una ridotta elaborazione emotiva di immagini piacevoli, suggerendo una difficoltà nell’elaborazione di stimoli positivi rispetto a quelli negativi. Università di Padova, 2023. - "The Impact of Affective Context on Autobiographical Recollection in Depression" Hitchcock, C., Golden, A.M., Werner-Seidler, A., Kuyken, W., Dalgleish, T. (2017) I soggetti depressi hanno difficoltà a sovrascrivere l’influenza del contesto emotivo negativo nei ricordi autobiografici, con implicazioni per la memoria e il funzionamento quotidiano. Clinical Psychological Science, 2017. Riferimenti bibliografici Dickey, L. et al., "Implicit Emotional Biases in Anxiety and Depression," bioRxiv, 2024. MSc Thesis, University of Padua, "Affective processing in individuals with depressive symptoms," 2023. Hitchcock, C. et al., "The Impact of Affective Context on Autobiographical Recollection in Depression," Clinical Psychological Science, 2017.
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L’invecchiamento della popolazione mondiale rappresenta una delle principali sfide sanitarie del nostro tempo. In risposta, cresce l’interesse verso strategie nutrizionali e integratori naturali in grado di promuovere una longevità sana. Un recente studio guidato dal Professor Indraneel Mittra dell’Advanced Centre for Treatment, Research & Education in Cancer (ACTREC) di Mumbai apre nuove prospettive: la combinazione di resveratrolo e rame, due nutraceutici ampiamente disponibili, potrebbe offrire una soluzione sicura, economica ed efficace per rallentare i processi degenerativi legati all’età.

ROS e cfChPs, un nuovo paradigma
Il resveratrolo, noto antiossidante presente nella buccia di uva e frutti di bosco, e il rame, minerale essenziale ma potenzialmente tossico ad alte dosi, hanno mostrato risultati contrastanti se utilizzati singolarmente. Tuttavia, studi giapponesi hanno dimostrato che la loro combinazione genera specie reattive dell’ossigeno (ROS) in grado di degradare il DNA batterico in vitro.

Il gruppo di Mittra ha portato questa scoperta oltre, dimostrando che i ROS prodotti da R-Cu possono degradare le particelle di cromatina libera (cfChPs), frammenti di DNA e proteine rilasciati dalla morte cellulare. Queste cfChPs, secondo i ricercatori, sono in grado di penetrare nelle cellule sane e danneggiarne il DNA, contribuendo ai processi di invecchiamento e a numerose patologie.
“Il nostro lavoro suggerisce che eliminare le cfChPs con la combinazione di resveratrolo e rame possa rallentare i processi di invecchiamento e ridurre il rischio di malattie correlate all’età,” afferma il Prof. Indraneel Mittra.
Pubblicato in Medicina


La ricerca sugli embrioni generati da cellule staminali (SCBEM, Stem Cell-Based Embryo Models) rappresenta una delle frontiere più promettenti e, al contempo, più controverse della biomedicina contemporanea. Questi modelli, capaci di imitare molte caratteristiche degli embrioni umani reali senza però essere veri e propri embrioni, stanno rivoluzionando lo studio dello sviluppo umano e delle patologie correlate. Tuttavia, sollevano interrogativi etici e normativi ancora irrisolti, che richiedono risposte condivise e innovative. Un recente studio internazionale, finanziato da enti asiatici, ha analizzato lo stato globale della regolamentazione di questi modelli e ha proposto soluzioni per un quadro etico comune e dinamico.

Il valore e la natura degli SCBEM
Gli SCBEM sfruttano la straordinaria plasticità delle cellule staminali pluripotenti, in grado di differenziarsi in molteplici tipi cellulari, per ricreare strutture simili a quelle embrionali. Questo consente di studiare le fasi precoci dello sviluppo umano, di investigare malattie genetiche e di testare nuove terapie, superando molti dei limiti etici e tecnici legati all’uso di embrioni umani veri e propri. Gli SCBEM possono essere ottenuti sia da cellule staminali embrionali sia da cellule somatiche riprogrammate (iPS cells), distinguendosi nettamente dalle cellule germinali (ovuli e spermatozoi).
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The COVID-19 pandemic ignited intense research into the origins of the SARS-CoV-2 virus. In this context, a 19-nucleotide sequence patented by Moderna in 2016 garnered significant attention due to its partial match with a critical region of the viral genome: the Furin Cleavage Site (FCS). This article thoroughly explores Moderna's patent US9359392B2 (also US9587003B2), the nature of the sequence in question, the ensuing controversies and theories, and presents an in-depth analysis of the statistical probabilities of such a coincidence. We evaluate the molecular basis and epidemiology of SARS-CoV-2, comparing them with the implications of a potential laboratory origin. We conclude that, while the coincidence is an interesting fact warranting scientific analysis, the genetic, statistical, and epidemiological evidence does not support the hypothesis of an artificial origin or direct involvement of Moderna in the creation of SARS-CoV-2. Nevertheless, the event requires further study and investigation.

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La pandemia di COVID-19 ha scatenato un'intensa ricerca sulle origini del virus SARS-CoV-2. In questo contesto, una sequenza di 19 nucleotidi brevettata da Moderna nel 2016 ha attirato significative attenzioni per la sua parziale corrispondenza con una regione critica del genoma virale, il sito di clivaggio della furina (FCS - Furin Cleavage Site). Questo articolo esplora in dettaglio il brevetto di Moderna US9359392B2 (anche US9587003B2). la natura della sequenza in questione, le contestazioni e le teorie emerse, e presenta un'analisi approfondita delle probabilità statistiche di tale coincidenza. Valutiamo le basi molecolari e l'epidemiologia del SARS-CoV-2, confrontandole con le implicazioni di un'eventuale origine laboratoriale. Concludiamo che, sebbene la coincidenza sia un fatto interessante degno di analisi scientifica, l'evidenza genetica, statistica ed epidemiologica non supporta l'ipotesi di un'origine artificiale o di un coinvolgimento diretto di Moderna nella creazione del SARS-CoV-2. Comunque l'evento richiede ulteriori studi e approfondimenti.

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Ethyl p-methoxycinnamate inhibiting cancer cell energy source: EMC, a main component of kencur ginger, has shown it can block tumor growth and prevent ATP development.

 

Cercare risposte nella natura a interrogativi complessi può portare a risultati inediti e sorprendenti, capaci persino di influenzare le cellule a livello molecolare. Le cellule umane, ad esempio, ossidano il glucosio per produrre ATP (adenosina trifosfato), una fonte di energia vitale. Le cellule tumorali, invece, producono ATP attraverso la glicolisi, un processo che non richiede ossigeno anche quando questo è presente, e convertono il glucosio in acido piruvico e acido lattico. Questo metodo di produzione di ATP, noto come effetto Warburg, è ritenuto inefficiente, sollevando interrogativi sul perché le cellule tumorali scelgano questa via energetica per alimentare la loro proliferazione e sopravvivenza.

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Intensità delle isole di calore superficiali urbane nei capoluoghi di regione italiani

 

Una ricerca coordinata dal Cnr-Ibe, in collaborazione con Ispra, ha quantificato il fenomeno delle isole di calore in Italia, nei diversi capoluoghi di regione. I risultati, pubblicati sulla rivista Remote Sensing Applications: Society and Environment, potranno supportare la programmazione di interventi di mitigazione delle temperature in ambito nazionale.

 Nell’ambito del progetto Mirificus (Monitoraggio degli interventi di riforestazione per l’isola di calore urbana tramite i satelliti), uno studio coordinato dall’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibe), svolto in collaborazione con l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), ha analizzato il fenomeno delle isole di calore superficiali (SUHI) nei venti capoluoghi di regione italiani. La ricerca, pubblicata sulla rivista Remote Sensing Applications: Society and Environment, si è avvalsa dell’utilizzo dei dati satellitari NASA e Copernicus, monitorando il periodo estivo, tra giugno e agosto, nel decennio 2013-2023.

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