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La ricerca, coordinata dall’Università degli Studi di Milano, ha identificato per la prima volta un nuovo meccanismo che coinvolge molecole di RNA derivanti da “elementi ripetuti” del DNA: fino a pochi anni fa considerate “DNA spazzatura”, sono invece fondamentali per la corretta funzione dei linfociti T, cellule in prima linea nella lotta contro il cancro. La pubblicazione su Nature Genetics.

Le molecole di RNA non codificanti derivanti da DNA ripetuto, fino a pochi anni fa considerate poco importanti, sono invece fondamentali per l’attivazione e la funzionalità delle cellule immunitarie, in particolare dei linfociti T, e possono diventare un target farmacologico in strategie innovative di immunoterapia.
Lo studio, pubblicato su Nature Genetics, è stato coordinato da Beatrice Bodega, docente di Biologia molecolare, e Sergio Abrignani, docente di Patologia Generale, entrambi dell’Università degli Studi di Milano e dell’Istituto Nazionale di Genetica Molecolare "Romeo ed Enrica Invernizzi", ed è stato realizzato in collaborazione con l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas e l’Humanitas University di Milano, il CheckmAb spin-off della Statale di Milano, il Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano, il Policlinico di Milano, l’ospedale San Giuseppe MultiMedica IRCCS di Milano.

Pubblicato in Medicina


Pubblicata su Medicinal Research Review, la ricerca coordinata dall’Università di Pisa e dall’Aoup apre nuove prospettive per la cura del cancro e di alcune malattie tipiche del neonato prematuro


Il meccanismo biologico è lo stesso e, sebbene con valenze opposte, gioca un ruolo fondamentale nel caso della crescita dei feti nel grembo materno e dello sviluppo di alcuni tumori particolarmente aggressivi. La scoperta pubblicata su Medicinal Research Review, una delle prime riviste di farmacologia al mondo, arriva da una ricerca condotta da un team di neonatologi e di fisiologi composto da Luca Filippi, Maurizio Cammalleri, Paola Bagnoli e Massimo Dal Monte per l’Università di Pisa e Alessandro Pini per l’Ateneo fiorentino.

Pubblicato in Medicina
Lunedì, 17 Gennaio 2022 10:12

Batterie quantiche superveloci

Ricercatori dell’Istituto di fotonica e nanotecnologie del Cnr e del Politecnico di Milano hanno costruito una batteria che, seguendo le leggi della fisica quantistica, presenta un tempo di ricarica inversamente correlato alla quantità di energia immagazzinata. Possibili applicazioni per dispositivi come caricabatterie senza fili, celle solari e macchine fotografiche. Lo studio è pubblicato su Science Advances.

Le batterie quantiche sono una nuova classe di dispositivi di accumulo di energia che operano secondo i principi della fisica quantistica, la scienza che studia l’infinitamente piccolo dove non sempre valgono le leggi della fisica classica. Tersilla Virgili dell’Istituto di fotonica e nanotecnologie del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifn) e Giulio Cerullo del Dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano hanno dimostrato che è possibile fabbricare un tipo di batteria quantica dove il potere di ricarica aumenta più velocemente aumentando la capacità della batteria. Il lavoro, svolto insieme ad altri gruppi di ricerca internazionali, è stato pubblicato su Science Advances.

Pubblicato in Tecnologia

Oggi 14 gennaio entrano in vigore in Italia le nuove regole sulla plastica monouso, frutto del recepimento della Direttiva europea SUP (single-use plastics) 2019/904, che mettono al bando alcuni prodotti usa e getta di uso comune con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento da plastica, soprattutto di mari e oceani.

Oggi, infatti, circa 80% dei rifiuti rinvenuti nelle spiagge europee è costituito da plastica e il 50% dei rifiuti marini da plastiche monouso.

Ad essere inclusi tra gli oggetti che non potranno più essere immessi sul mercato italiano, ci sono: piatti e posate, cannucce, agitatori per bevande, aste dei palloncini e contenitori per cibi e bevande in polistirolo espanso e relativi tappi e coperchi.

Pubblicato in Ambiente

Un anticorpo monoclonale può bloccare la fibrosi e proteggere il muscolo cardiaco dopo un infarto del miocardio.

È questa la significativa conclusione di uno studio guidato da Serena Zacchigna, professoressa associata al Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute (DSM) di UniTS e responsabile del laboratorio di Biologia Cardiovascolare dell’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (ICGEB) di Trieste, che ha dimostrato l’efficacia di un nuovo farmaco biologico. Nel gruppo di lavoro, oltre a Serenza Zacchigna, anche i biologi molecolari Mauro Giacca, professore ordinario, e Andrea Colliva, assegnista di ricerca, entrambi afferenti al DSM.

La ricerca, pubblicata dalla prestigiosa rivista Nature Communications, ha rilevato l'effetto benefico dell'anticorpo attraverso un doppio meccanismo: da un lato riduce la deposizione di tessuto fibroso che limita la funzione di pompa del cuore e dall’altro promuove la sopravvivenza delle cellule muscolari cardiache.

Pubblicato in Medicina

 

Lo studio coordinato da Università di Pisa e Scuola Normale Superiore è stato pubblicato sulla rivista Cell Reports.


Il microbiota intestinale – conosciuto da tutti come microflora intestinale – svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo e nel mantenimento della funzione del sistema immunitario e nella regolazione del peso corporeo. Nuovi studi suggeriscono che il microbiota potrebbe essere coinvolto anche nella via di comunicazione tra centro e periferia chiamata asse intestino-cervello, modulando le funzioni cerebrali e infine il nostro comportamento.

Per esaminare in modo dettagliato la connessione tra microbiota e cervello, Paola Tognini, ricercatrice del Dipartimento di Ricerca traslazionale (Unità di Fisiologia) dell’Università di Pisa, in collaborazione con il professor Tommaso Pizzorusso della Scuola Normale Superiore, hanno studiato come segnali provenienti dai batteri intestinali possano influenzare la plasticità neuronale. Lo studio, dal titolo The gut microbiota of environmentally enriched mice regulates visual cortical plasticity, è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Cell Reports ed è frutto di una collaborazione tra Università di Pisa, Scuola Normale Superiore, Istituto di Neuroscienze del CNR, Fondazione Stella Maris e Università di Milano.

Pubblicato in Medicina

Team internazionale di ricercatori mette a punto nuovo modello paleoclimatico che evidenzia il ruolo dell’attività vulcanica nell’estinzione di massa di 201 milioni di anni fa.
Siamo sicuri che le emissioni di gas serra prodotte dall’Uomo non abbiano alcun analogo naturale nel passato geologico del nostro pianeta?
Rocce di 201 milioni di anni, formatesi durante un’attività magmatica eccezionale e sincrona con una delle più devastanti estinzioni di massa, rivelano evidenze di vulcanismo di breve durata, nell’ordine di pochi secoli…un battito di ciglia per la scala geologica! Lo studio Anthropogenic-scale CO2 degassing from the Central Atlantic Magmatic Province as a driver of the end-Triassic mass extinction, pubblicato nel numero di febbraio della rivista «Global and Planetary Change» e condotto da un gruppo di ricerca internazionale, guidato da Manfredo Capriolo (Università di Padova, ora presso il centro di ricerca CEED, Università di Oslo, Norvegia), ha messo a punto un nuovo modello paleoclimatico che mostra il potenziale impatto delle emissioni di CO2 a scala antropogenica derivanti dall’attività vulcanica eccezionale che ha sconvolto il clima e l’ambiente di fine Triassico, scatenando un catastrofico evento di estinzione di massa.

Pubblicato in Ambiente

I ricercatori del progetto International Pulsar Timing Array (IPTA), avvalendosi dei lavori e delle competenze di diverse collaborazioni di astrofisici di tutto il mondo – inclusi membri dell’Università di Milano-Bicocca e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) – hanno recentemente completato l’analisi del più completo archivio oggi disponibile di dati sui tempi di arrivo degli impulsi di 65 pulsar, ciò che resta di stelle di grande massa esplose come supernove. Questa accurata indagine sperimentale rafforza le indicazioni teoriche che suggerirebbero la presenza di un vero e proprio “brusio” cosmico, prodotto da onde gravitazionali di frequenze ultra basse (da miliardesimi a milionesimi di Hertz) emesse da una moltitudine di coppie di buchi neri super-massicci.

Pubblicato in Tecnologia

 

Su Nature Communications lo studio che rivela come il DNA disperde l'energia della luce UV: mimportanti le conseguenze nelle nanotecnologie e in farmacologia. La ricerca condotta dall’Istituto di fotonica e nanotecnologie del Cnr, Politecnico di Milano, Università di Bologna, Università della Tuscia e Heinrich Heine Universität Düsseldorf.

Un nuovo studio pubblicato dalla prestigiosa rivista Nature Communications spiega come il DNA si protegge dalle mutazioni causate dalla luce ultravioletta attraverso i suoi elementi costitutivi, i nucleosidi. I risultati, ottenuti sfruttando impulsi di luce di durata estremamente breve, potranno avere importanti applicazioni nelle nanotecnologie e in farmacologia, come la lotta al tumore della pelle.
Lo studio è stato condotto da un team di ricercatori dell’Istituto di fotonica e nanotecnologie del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifn), del Politecnico di Milano, dell’Università di Bologna, dell’Università della Tuscia e dell’Heinrich Heine Universität Düsseldorf. Il laser, infatti, permette di generare impulsi di luce incredibilmente brevi, con una durata di pochi milionesimi di miliardesimo di un secondo, e osservare fenomeni rapidissimi, come i processi fondamentali che avvengono quando la luce interagisce con gli organismi viventi, fra cui la visione o la fotosintesi.
Il DNA, la molecola che codifica le informazioni necessarie per la costruzione delle proteine, assorbe efficientemente la componente UV della luce solare, una proprietà comune a moltissime biomolecole.

Pubblicato in Tecnologia

 

In a first-of-its-kind surgery, a 57-year-old patient with terminal heart disease received a successful transplant of a genetically-modified pig heart and is still doing well three days later. It was the only currently available option for the patient. The historic surgery was conducted by University of Maryland School of Medicine (UMSOM) faculty at the University of Maryland Medical Center (UMMC), together known as the University of Maryland Medicine.

This organ transplant demonstrated for the first time that a genetically-modified animal heart can function like a human heart without immediate rejection by the body. The patient, David Bennett, a Maryland resident, is being carefully monitored over the next days and weeks to determine whether the transplant provides lifesaving benefits. He had been deemed ineligible for a conventional heart transplant at UMMC as well as at several other leading transplant centers that reviewed his medical records.

Pubblicato in Scienceonline

Medicina

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