DALL’ATTIVITA’ FISICA ALL’ALIMENTAZIONE, GLI STILI DI VITA PIU’ SALUTARI PER I BAMBINI

Nel nuovo numero del magazine ‘A Scuola di Salute’ i consigli degli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e di Fondazione ANIA.
E’ dedicata ai sani stili di vita la nuova edizione di ‘A Scuola di Salute’, il magazine digitale realizzato dall’Istituto Bambino Gesù per la Salute del Bambino e dell’Adolescente in collaborazione con Fondazione ANIA. Dopo il numero sulla sicurezza in auto, le due Istituzioni ancora insieme per contribuire alla prevenzione e alla tutela della salute di bambini e ragazzi con informazioni chiare e verificate per tutti i genitori. In questo magazine, i consigli degli esperti su corretta alimentazione, movimento all’aria aperta, tempo da destinare al sonno, alla lettura e approfondimenti sul fumo in adolescenza e sull’uso di videogiochi.
CINQUE PASTI AL DI’, VARI E BILANCIATI
A colazione, pranzo, cena e merende, nel piatto dei più piccoli devono esserci tutti i nutrienti: carboidrati, fibre, proteine, grassi, vitamine e sali minerali, da combinare in percentuale variabile a seconda dei momenti della giornata. Scegliendo alimenti diversi, freschi e di stagione. Da evitare cibi troppo calorici, troppo salati, gli eccessi di proteine e di grassi di origine animale. Insomma, poche merendine e più frutta. Per dissetarsi
solo acqua o succhi fatti in casa senza aggiunta di zuccheri o dolcificanti. Il momento del pasto è un’importante occasione educativa e sociale. L’offerta di cibo - sottolineano gli
specialisti - va accompagnata dalle ‘cure’ adeguate (non lasciare il bambino da solo), allontanando il sentimento di ansia di non nutrire abbastanza il proprio figlio. Durante la crescita alcuni periodi di
inappetenza sono fisiologici. Attenzione però al rifiuto persistente di cibi e bevande, ai cali di peso e alla presenza di sintomi associati come diarrea, vomito e stanchezza. In questo caso l’indicazione è di ricorrere all’aiuto di un esperto.
Tumore del colon-retto: identificato un nuovo bersaglio terapeutico

Un recente studio condotto dal Dipartimento di Medicina molecolare della Sapienza e frutto di una stretta collaborazione con l’Istituto italiano di tecnologia (IIT) ha identificato un nuovo meccanismo molecolare in grado di incidere su sviluppo, progressione e chemioresistenza del tumore del colon-retto. I risultati del lavoro sono stati pubblicati sulla rivista Cancer Research
La via di segnalazione di Notch è un importante regolatore dei processi di sviluppo, proliferazione e differenziamento in diversi tessuti dell’organismo. Pertanto un suo alterato funzionamento può determinare l’insorgenza di una pletora di tumori, compreso il cancro del colon retto (CRC), tumore ad alta incidenza di mortalità nella popolazione mondiale. Recentemente, la comunità scientifica ha identificato l’esistenza di una nuova via di segnalazione mediata dal ligando Jagged1, una molecola la cui azione induce funzioni biologiche in modo indipendente dal recettore Notch, in diversi contesti tumorali. Comprendere i meccanismi molecolari che regolano questa via di segnalazione e studiarne il coinvolgimento nello sviluppo dei tumori rappresenta un punto nevralgico nello sviluppo di nuovi approcci terapeutici.
Le aree di “wilderness” dimezzano il rischio di estinzione delle specie: l’importanza della natura selvaggia per la tutela della biodiversità del mondo

Uno studio condotto da un team internazionale, coordinato da un ricercatore del Dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin della Sapienza, ha dimostrato che le aree di natura selvaggia, dove l’impatto umano è minimo o assente, giocano un ruolo fondamentale per la conservazione della biodiversità. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature
Le aree di natura selvaggia o “wilderness” - dove l’impatto umano è stato assente o minimo - sono in forte declino. L’ultimo report mostra che dal 1990 sono stati persi globalmente oltre 3 milioni di km quadrati di wilderness (paragonabile a un’area delle dimensione dell’India); oggi queste aree coprono meno del 20% delle terre emerse. Eppure fino ad oggi non era chiaro quale fosse l’impatto di tale perdita sulla biodiversità.
Un nuovo studio, coordinato da Moreno Di Marco del Dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin della Sapienza, ha evidenziato l’importanza di questi territori per la conservazione della biodiversità.
In particolare, lo studio ha dimostrato che le aree di wilderness sono di interesse critico per prevenire il rischio di estinzione di molte specie. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature.
L’analisi ha utilizzato una piattaforma innovativa per modellizzare la distribuzione della biodiversità, sviluppata dall’ente nazionale di ricerca Australiano CSIRO (Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation). Questo strumento è in grado di fornire stime ad alta risoluzione della probabilità di perdita di specie su scala globale. I ricercatori hanno integrato tali informazioni con la recente mappa di distribuzione delle aree di wilderness, sviluppata dall’organizzazione americana Wildlife Conservation Society (in collaborazione con l’Università del Queensland in Australia).
La bellezza è soggettiva. Lo dicono gli algoritmi

Un team di ricercatori del Dipartimento di Fisica della Sapienza ha proposto un innovativo metodo d’analisi che utilizza gli algoritmi per indagare le proprietà del volto dalle quali dipende la percezione della bellezza del volto. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Scientific Reports, hanno evidenziato la soggettività alla base del criterio estetico
Sappiamo riconoscere in modo immediato se un volto ci piace o meno, ma quali sono le proprietà del volto dalle quali dipende la percezione della sua bellezza? L'origine e il significato della bellezza del viso hanno affascinato gli studiosi per secoli, dagli antichi canoni greci, fino al più recente machine learning.
Tuttavia, nonostante l’esistenza di una letteratura ricca e multidisciplinare, molte domande fondamentali in questo ambito, sia sulla natura stessa della bellezza facciale e dei suoi determinanti, sia sull’origine delle differenze interpersonali tra i criteri estetici restano ancora senza risposta. Non sembra esistere infatti una regola semplice, in termini di poche caratteristiche di un volto, che possa determinarne con alta probabilità la bellezza percepita.
Neonati prematuri: più sani grazie alle carezze

Il tocco prolungato, simile a una carezza, determina una riduzione dello stress nei neonati prematuri. Lo afferma lo studio “Dynamic touch reduces physiological arousal in preterm infants: A role for c-tactile afferents?” realizzato da un team internazionale (Ospedale Buzzi di Milano, Università di Milano-Bicocca, Fondazione COME Collaboration di Pescara, Istituto Osteopatia Milano e l’Università John Moores di Liverpool) e recentemente pubblicato sulla rivista Developmental Cognitive Neuroscience (https://doi.org/10.1016/j.dcn.2019.100703).
I risultati indicano che la carezza produce un miglioramento in diversi parametri fisiologici, quali il livello di ossigenazione sanguigna e il battito cardiaco nei neonati pretermine tra le 28 e le 37 settimane di gestazione.
Sebbene l’interazione tattile pare abbia un ruolo centrale in molte strategie di cura perinatale, come la “Kangaroo Mother Care” (dove il neonato viene messo a contatto pelle a pelle con il genitore) o il massaggio, le basi neurobiologiche di questi approcci vengono raramente prese in considerazione. Lo studio ha preso in esame gli afferenti C-tattili (CT), una classe di fibre nervose non mielinizzate attivate da un tocco continuo a bassa intensità, del tutto simile ad una carezza. Tali fibre sembrano avere un importante ruolo nel modulare diversi aspetti dell’interazione sociale nell’uomo e in molte specie animali. Il tocco, mirato all'attivazione delle fibre CT, attiva aree cerebrali quali la corteccia insulare posteriore ed è in grado di ridurre l'eccitazione del sistema autonomico, generalmente correlata a stress e dolore.
Scoliosi: al Bambino Gesù si corregge con la chirurgia "flessibile"

Consente una maggiore mobilità dopo l'intervento. 6 i giovani pazienti sottoposti alla procedura innovativa. L'Ospedale Pediatrico della Santa Sede è uno dei principali Centri pilota in Europa.
Un nuovo sistema di viti e "corde flessibili" corregge la scoliosi di bambini e ragazzi consentendogli di muoversi più liberamente dopo l'intervento chirurgico. All'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, da maggio ad oggi, sono 6 i giovani pazienti sottoposti all'operazione innovativa. L'Ospedale della Santa Sede è uno dei principali Centri pilota in Europa per l'applicazione di questa procedura che richiede un'attenta selezione dei candidati da parte dell'équipe di chirurghi della colonna.
La novità consiste nell'ancoraggio - sulla porzione di colonna deformata - di viti collegate da una "corda" con un grado di flessibilità superiore rispetto alle barre metalliche rigide utilizzate nel tradizionale trattamento chirurgico della scoliosi (artrodesi). «Con questo sistema si ottiene una correzione della curva scoliotica senza avere il blocco completo del movimento vertebrale; la colonna, infatti, non si irrigidisce, rimane più mobile» spiega Marco Crostelli, responsabile di Chirurgia della Colonna del Bambino Gesù. «In questo modo si ottimizza il ritorno dei bambini alle normali attività, compreso lo sport».
In Amazzonia gli incendi colpiscono 265 specie già a rischio

Si aggrava di giorno in giorno la situazione degli incendi in Amazzonia e il WWF lancia l’allarme per la fauna e la flora già a rischio di questa preziosa ecoregione che conta una notevolissima quantità di specie: gli incendi rischiano di dare il ‘colpo di grazia’ a 265 specie già classificate in grave pericolo, 180 animali e 85 vegetali. Il 76% di queste sono poste sotto varie forme di tutela come la Conservation Units o il National Action Plans compresi i parchi nazionali, dando così un’attenzione prioritaria: il dramma degli incendi di questi mesi rischia però di vanificare tutti gli sforzi di conservazione sinora fatti. Per alcune specie, come l’armadillo gigante, il pecari labiato e il formichiere gigante, il fuoco è diventato il pericolo più grave.
Il WWF sceglie proprio l’AMAZON DAY per puntare l’attenzione sulla perdita di biodiversità di questo importante bioma: la ricorrenza fino ad oggi è stata celebrata quasi esclusivamente in Brasile dal 1850 per ricordare la creazione della Provincia, poi divenuta Stato, di Amazonas, ma che alla luce della tragedia ambientale di queste settimane per il WWF la giornata merita un’attenzione globale.
Il rischio è ancora più grave per tutte le altre specie colpite dagli incendi e che non rientrano in alcuna forma di tutela: è il caso di una specie di opossum (Caluromysiops irrupta) scoperto in Rondonia nel 1964, uno degli stati maggiormente colpiti dalla deforestazione. Altre 60 specie amazzoniche si trovano in una situazione di vulnerabilità.
Specie a rischio nelle aree protette
Il fuoco non ha risparmiato nemmeno le aree protette, soprattutto quelle maggiormente ferite dalla deforestazione. In 10 aree protette * , dalla Foresta di Altamira all’area protetta di Tapajos, vivono almeno 55 specie a rischio (44 animali e 11 vegetali), 24 delle quali sono endemiche e 5 di queste sono fortemente minacciate dal fuoco: tra i mammiferi l’armadillo gigante, il pecari labiato e il formichiere gigante mentre tra gli uccelli la maestosa aquila coronata e il tinamo grigio.
Il fuoco minaccia anche gli ambienti di acqua dolce
Anche gli ecosistemi acquatici delle foreste in Amazzonia sono messi a dura prova dagli incendi perché vengono distrutte le foreste ripariali. Altre minacce sono le polveri generate dal fuoco, l’erosione del suolo e l’interramento dei fiumi. Il Rio delle Amazzoni, il più grande bacino fluviale del mondo, è la ‘casa’ di tantissime specie di pesci, cibo primario e risorsa economica per le numerosissime comunità indigene. L’impatto su questo bioma colpirà inevitabilmente anche l’economia locale.
Operato a 1 giorno di vita per una malattia rara. Bimbo salvo grazie a una tecnica inventata al Policlinico di Milano

Una malformazione rara che colpisce un bimbo ogni 4mila. E una squadra di esperti ancora più rara, perché unica in Italia, in grado di correggere questa malformazione con un intervento ideato apposta e capace di ridare a questi bimbi una qualità di una vita pressoché normale. Sono i due ingredienti fondamentali per una storia a lieto fine che ha come protagonisti il piccolo Alessandro, che oggi ha ancora poche settimane di vita, e gli specialisti del Policlinico di Milano. "Un intervento delicatissimo - racconta Ernesto Leva, direttore della Chirurgia Pediatrica - ideato proprio da noi e che ad oggi può essere eseguito solo nel nostro Ospedale, proprio per le competenze necessarie ad eseguirlo".
Alessandro è nato nella notte del 13 agosto: ma la gioia del suo arrivo viene subito interrotta, perché il piccolo ha una grave malformazione che ha fuso insieme parti dell'intestino con le vie urinarie. Un problema che non è purtroppo diagnosticabile con le ecografie di controllo durante la gravidanza, e anche per questo è ancora più inaspettato. Per fortuna Alessandro è nato nell'Ospedale giusto: di norma questa malformazione richiede tre lunghi e laboriosi interventi ricostruttivi, ma proprio al Policlinico lo stesso dottor Leva ha ideato una tecnica innovativa, capace di gestire il caso con un unico intervento chirurgico, e con un impatto minore sul decorso post-operazione. L'intervento viene quindi programmato immediatamente: "Era Ferragosto - aggiunge Leva - ma al Policlinico non esistono giorni diversi dagli altri: siamo sempre al servizio dei bambini, con eccellenze sempre pronte".
Stagioni più instabili e estremizzazione del clima: dal lago più antico d’Europa le indicazioni sul futuro del Mediterraneo

Giovanni Zanchetta dell’Università di Pisa coordinatore italiano della ricerca pubblicata sulla rivista Nature
Stagioni più estreme, con estati più calde e aride e maggiore instabilità autunnale dovuta a forti precipitazioni specie fra settembre e dicembre. Questa potrebbe essere la tendenza futura del clima nel Mediterraneo a seguito del riscaldamento globale che emerge dallo studio dei sedimenti del lago di Ohrid, il più antico di Europa, al confine tra Albania e Macedonia del Nord. La notizia arriva da uno studio appena pubblicato sulla rivista Nature e condotto da un vasto consorzio internazionale capitanato dal professore Bernd Wagner dell’Università di Colonia e coordinato per l’Italia dal professore Giovanni Zanchetta del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, fra i “Principal Investigator” dell’intero progetto.
“Le proiezioni dei modelli fisico-matematici sul clima futuro nel Mediterraneo a seguito del riscaldamento globale sono caratterizzate da ampie incertezze soprattutto per quanto riguarda l’andamento delle precipitazioni, da cui dipende la disponibilità idrica di oltre 450 milioni di persone – spiega Zanchetta - Per comprendere meglio i possibili scenari futuri è quindi necessario indagare il clima passato e da questo punto di vista il lago Ohrid è uno scrigno ricco di informazioni preziosissime sull’evoluzione clima nel Mediterraneo nell’ultimo milione e mezzo di anni”.
Tre ecoregioni sotto scacco del fuoco nell'area tra Bolivia Brasile e Paraguay

L’Amazzonia è ancora sotto scacco: da un lato la natura divorata dalle fiamme, dall’altro popolazioni che restano senza spazi per vivere e sostenersi. Per capire quali siano le ‘micce’ che hanno scatenato questo inferno e come si stia affrontando questa emergenza, il WWF ha raccolto la testimonianza di Jordi Surkin, direttore dell’Unità di Coordinamento Amazzonica del WWF Latino America che vive e lavora in una delle aree più colpite della foresta tropicale sudamericana, la foresta di Chikitana del territorio boliviano.
TRE ECOREGIONI COLPITE NEL CUORE
“Gli incendi stanno colpendo tre ecoregioni tra le più importanti per il pianeta, in una area compresa tra Bolivia, Brasile e Paraguay: la prima è l’Amazzonia, la foresta tropicale più estesa del pianeta, bacino idrico fondamentale che conserva il 20% dell’acqua globale e che riesce a stoccare il 25% del carbonio presente sulla terra. Questi incendi stanno liberando il carbonio nell’atmosfera aumentando così i danni dei cambiamenti climatici globali. L’Amazzonia custodisce il 10% delle specie globali con animali simbolo come il giaguaro. La seconda è il Pantanal, la zona umida più vasta del pianeta, incastonata tra Brasile, Bolivia e Paraguay. La terza area è la Chikitana forest, tra Bolivia e El Chaco. Il fuoco quindi sta minacciando aree di enorme importanza per la conservazione della biodiversità del pianeta, per la regolazione del clima e soprattutto fondamentali per la sopravvivenza di intere comunità che stanno perdendo le loro terre, la possibilità di avere cibo e ricavare guadagni, e in molti casi la loro casa. Il costo umano e sociale di questi incendi disastrosi è enorme, la gente deve saperlo. Alcuni scienziati considerano questi incendi un acceleratore del trend già in atto nella foresta verso il ‘tipping point’, ovvero, il punto di non ritorno per l’Amazzonia rispetto alla sua capacità di regolare il clima”.
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