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Venerdì, 10 Gennaio 2020 07:53

Vita, difesa e rigenerazione nelle ascidie


Le ascidie sono una classe piena di sorprese da scoprire. Espellono le loro interiora per difendersi dai predatori, ma la cosa più interessante è il loro potere rigenerativo. Ecco una breve immersione nel mondo di questi magnifici organismi marini. Le ascidie appartengono al phylum dei cordati. Un gruppo tassonomico che si caratterizza per la presenza di una struttura di sostegno, nota come notocorda dalla quale evolutivamente deriva la nostra colonna vertebrale.   morfologia degli stadi larvali delle ascidie evidenzia la presenza della notocorda nella coda, che poi però nello stadio adulto viene riassorbita insieme al tubo neurale. Durante l’epoca giovanile le larve nuotano libere nel mare fino a quando trovano un luogo adatto per stabilirsi in modo definitivo. Una volta ferme, le ascidie ingeriscono il loro ‘cervello’ e il tratto di sostegno caudale, entrambi non più necessari per lo stile di vita sessile sul fondale roccioso che hanno scelto per trascorrere il resto del loro ciclo biologico. La scoperta della caratteristica struttura dei cordati all’interno di questa classe risale al 1846, quando Thomas Henry Huxley si imbarcò sulle navi della marina inglese come assistente chirurgo così da poter ripagare i debiti contratti da suo padre.

Pubblicato in Ambiente



Dal 2004 al 2015 ha subito una riduzione di volume del 30% e di area del 22%: nell’arco dei prossimi decenni potrebbe addirittura scomparire del tutto. A delineare questo scenario, attraverso due modelli 3D, ricercatori del Cnr-Ismar e delle Università di Trieste, Genova e Aberystwith (Galles) e di ARPA Veneto. Lo studio è stato pubblicato su Remote Sensing of the Environment

In soli 10 anni il ghiacciaio della Marmolada, montagna iconica delle Dolomiti, ha ridotto il suo volume del 30%, mentre la diminuzione areale è stata del 22%. A rivelarlo, uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar), delle Università di Genova e Trieste, dell’Università gallese di Aberystwyth e dall’ARPA Veneto, che ha messo a confronto due rilievi geofisici sul ghiacciaio effettuati nel 2004 e nel 2015. Il lavoro “Recent evolution of Marmolada glacier (Dolomites, Italy) by means of ground and airborne GPR surveys” è pubblicato su Remote Sensing of the Environment.

Pubblicato in Ambiente

Arriva un nuovo terribile aggiornamento dalla situazione incendi in Australia.


Secondo le ultime stime del WWF Australia, infatti, oltre un miliardo di animali potrebbero essere stati uccisi direttamente o indirettamente dagli incendi che hanno bruciato 8,4 milioni di ettari in tutta l'Australia, una superficie equivalente all'intera Austria. Un bilancio che può essere descritto con una sola parola: apocalisse.

Queste cifre sono state calcolate utilizzando una metodologia che stima l'impatto del disboscamento sulla fauna australiana ed estrapolate dagli studi del Prof. Chris Dickman dell'Università di Sydney. Si tratta di una perdita straziante, che comprende migliaia di preziosi koala della costa centro-nord del New South Wales, insieme ad altre specie iconiche come canguri, wallaby, petauri, cacatua, potoroo e uccelli melifagi.

“Il WWF-Australia è molto addolorato per la perdita di vite umane nella tragedia degli incendi che sta attanagliando il Paese- ha dichiarato il CEO del WWF Australia, Dermot O'Gorman-. Il nostro affetto e sostegno va alle famiglie che hanno perso i loro cari e alle comunità che hanno perso la casa e i loro averi”.

Pubblicato in Ambiente

 

Individuati possibili futuri farmaci in grado di bloccare lo sviluppo dei meccanismi infiammatori alla base dell’aterosclerosi e di prevenire la formazione della placca aterosclerotica.

La speranza arriva dallo studio “Endogenous oxidized phospholipids reprogram cellular metabolism and boost hyperinflammation” (DOI:10.1038/s41590-019-0539-2) condotto da un gruppo di ricerca internazionale guidato da Ivan Zanoni del dipartimento di Biotecnologie e bioscienze dell’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con la Harvard Medical School di Boston e appena pubblicato sulla rivista Nature Immunology.

Il sistema immunitario è in grado di combattere agenti patogeni e di intervenire in caso di alterazioni della funzionalità dei nostri tessuti. Le cellule del sistema immunitario sono dotate di una grande capacità distruttiva, ma allo stesso tempo sono anche in grado di riparare i tessuti e le cellule danneggiate da tale attività. Se danno e riparo non sono adeguatamente coordinati, il sistema immunitario stesso può portare allo sviluppo di patologie che definiamo infiammatorie, quali, per esempio, l’aterosclerosi. L’aterosclerosi è infatti caratterizzata dall’accumulo di cellule infiammatorie e grassi che portano all’ostruzione dei vasi sanguigni. Il lavoro pubblicato dimostra che alcune molecole prodotte dal nostro stesso organismo sono in grado di modificare l’attività infiammatoria dei macrofagi, cellule del sistema immunitario che fungono da sentinelle in grado di attivarsi in situazioni di stress.

Pubblicato in Medicina
Mercoledì, 27 Novembre 2019 09:56

La grave crisi dei Koala



Se non verranno fermati la distruzione delle foreste e il riscaldamento globale, questi marsupiali potrebbero sparire dall’Australia orientale entro la seconda metà del secolo



Secondo gli esperti del WWF oggi in natura sopravvivono circa 200.000 koala. In questi giorni, dopo la drammatica crisi degli incendi, è riemersa la preoccupazione secondo cui i koala sarebbero “funzionalmente estinti". Il WWF Australia e gli scienziati che si dedicano allo studio di questa specie non sono tuttavia d’accordo. I Koala, anche se ridotti al lumicino, svolgono ancora una funzione cruciale negli ecosistemi di foresta australiani. Ciò non toglie che, in un report pubblicato di recente, proprio il WWF Australia lanci l’allarme che "i koala si estingueranno in natura nell'Australia orientale entro il 2050 - e molto probabilmente in tutto il Paese entro il 2100 - se non verranno fermate in tempo la deforestazione e le altre minacce che incombono sulla loro sopravvivenza”.

Con Australia orientale ci si riferisce al Queensland e al New South Wales, dove le popolazioni di koala sono importanti per via della loro diversità genetica. I koala, cacciati per secoli senza pietà, sono ora perseguitati dalla perdita di habitat, e dei grandi incendi boschivi

Le popolazioni di Koala si sono già estinte in grandi aree dell'Australia occidentale e meridionale, mentre negli stati del Queensland e del New South Wales (Australia orientale) sono oggi definiti come "vulnerabili" e tutto fa pensare che il loro futuro sia tutt’altro che roseo. Per garantire la sopravvivenza della specie, alcuni koala sono stati “ traslocati" in alcune isole per dare vita a nuove popolazioni ed evitare così la consanguineità che produce un basso livello di diversità genetica, aumentando la vulnerabilità delle popolazioni.

Pubblicato in Ambiente

 


È stata progettata nei laboratori del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa e può ingrandire fino a 100 volte


È una piccola lente adesiva in materiale siliconico e, se fatta aderire alla camera di uno smartphone, può funzionare come un microscopio ingrandendo fino a 100 volte. Progettata nei laboratori del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa, questa lente è il frutto di uno studio realizzato dagli scienziati pisani in collaborazione con l’Università della California S. Diego apparso su Advanced Functional Materials che introduce un deciso cambio di paradigma: i ricercatori hanno sfruttato le proprietà di cristalli fotonici in silicio nanostrutturato, che fungono da filtri ottici, per costruire un dispositivo in cui lente e filtro diventano una cosa sola.
“Nella nostra società c’è una crescente richiesta di strumenti analitici semplici, rapidi e affidabili, per esempio per valutare rapidamente la presenza di batteri in cibi o su ferite – afferma Giuseppe Barillaro, docente di elettronica al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa – Non sempre è possibile farlo in laboratorio con un microscopio, che ha costi elevati ed è difficile da trasportare. Il nostro sistema permette di compiere la stessa operazione ovunque, e al costo di un centesimo. Questo grazie a un cambiamento radicale nel modo di pensare e progettare dispositivi ottici”.

Pubblicato in Tecnologia


Portati alla luce centinaia di testi cuneiformi databili all'inizio del II millennio a.C., di cui otto le tavolette ben conservate e tre “buste” di argilla


Migliaia di anni fa in Mesopotamia, per scambiarsi in formazioni di ogni tipo, le lettere si scrivevano su tavolette che poi si inviavano in “buste” di argilla. Tre grandi porzioni di queste “buste” sono parte di un eccezionale ritrovamento, per quantità e stato di conservazione dei reperti, portato alla luce durate una campagna di scavi in Iraq condotta dall’Università di Pisa in collaborazione con l’ateneo di Siena e quello iracheno di al-Qādisiyyah. In particolare gli archeologi hanno trovato un centinaio di frammenti con testi cuneiformi databili all'inizio del II millennio a.C. (fra cui ben otto tavolette intere o quasi) oltre a un ricco repertorio ceramico e a più di novanta “cretule”, cioè blocchetti di argilla con impronte di sigillo o corda applicate a chiusura di contenitori.


Le indagini archeologiche concluse a novembre hanno riguardato Tell as-Sadoum nell’Iraq centro-meridionale. Il sito di 50 ettari, a est di Najaf, su un ramo del fiume Eufrate è stato identificato con Marad, una antica città della Mesopotamia meridionale, la cui storia copre un lungo arco cronologico che va dal Protodinastico (III millennio a.C.) al Neobabilonese (I millennio a.C). In particolare gli scavi hanno riguardato un grande tempio sulla sommità della collina principale e due quartieri, uno residenziale e l'altro produttivo dove sono state rinvenute gran parte dei testi e delle cretule.
“In generale le tavolette testimoniano la ricchezza e vivacità della vita economica e amministrativa delle antiche città della Mesopotamia e ci parlano spesso di transazioni contabili, questioni amministrative e giuridiche – spiega il dottor Anacleto D'Agostino, docente di Archeologia del Vicino Oriente all’Università di Pisa che ha coordinato il progetto – quelle che abbiamo trovato, di epoca Isin-Larsa/antico-paleobabilonese e che sono in corso di studio, contengono contratti di compravendita e lettere, e menzionano i nomi di sovrani, formule di datazione e forse il riferimento ad alcune città”.

Pubblicato in Paleontologia

 


Lo dimostra uno studio risultato di una collaborazione internazionale tra le università di Pisa, Firenze e Sydney pubblicato su “Current Biology”


Siamo abituati a pensare che l’udito riporti fedelmente quello che succede intorno a noi, facendoci associare quello che sentiamo agli stimoli che i nostri sensi ricevono in quel momento. Uno studio appena pubblicato sulla rivista “Current Biology”, risultato di una collaborazione internazionale tra le università di Pisa, Firenze e Sydney, dimostra invece che la nostra percezione dei suoni è condizionata dall’eco dei suoni del passato recente.

«Molte delle nostre percezioni sono di fatto allucinazioni predittive, sono cioè attività nervose sollecitate da stimoli precedenti che condizionano la percezione di quelli successivi, proprio come l’eco di un suono che, riverberando, si combina con i suoni seguenti, modificandoli – spiega Tam Ho, giovane post-doc all’Università di Pisa e prima autrice dell’articolo –. Questi processi non sono di natura cognitiva: la predizione altera l’analisi anche di segnali sensoriali molto semplici e la loro selettività suggerisce che l’interazione avvenga nelle cortecce sensoriali».

Pubblicato in Medicina


Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale Journal of Clinical Medicine, è nato da una collaborazione tra la Sapienza e l'Istituto Italiano di Tecnologia e ha permesso di generare modelli 3D di tessuto nervoso a partire da cellule staminali umane
Tra le tecniche di ultima generazione in campo biomedico, quelle di bio-printing utilizzano inchiostro biologico, ossia cellule e prodotti ricavati da materiali non viventi biocompatibili, per assemblare modelli 3D di vari tessuti biologici.

I sistemi modello-cellulari, ottenuti dal processo di bio-printing, sono fondamentali per lo studio del sistema nervoso in vitro, anche in virtù della loro proprietà plastica. Negli ultimi anni, questo campo di ricerca ha assistito a numerose innovazioni tecnologiche: in particolare si è passati da un approccio classico, in cui le cellule sono coltivate in monostrato (2D), a modelli tridimensionali (3D) che consentono di ottenere informazioni più rilevanti sulla citoarchitettura e sulle interazioni delle cellule del cervello.

Lo studio è coordinato da Silvia Di Angelantonio e Alessandro Rosa, rispettivamente del Dipartimento di Fisiologia e farmacologia Vittorio Espamer e del Dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin della Sapienza e ricercatori presso il centro IIT di Roma (Center for Life Nano Science, Istituto Italiano di Tecnologia), in collaborazione con il team del LaBioprinting IIT.

Pubblicato in Medicina



È stato misurato l’attimo esatto in cui scompare il permafrost in una grotta delle Alpi Giulie. Il risultato, pubblicato dall’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar) e dall’Università dell’Insubria sulla rivista Progress in Physical Geography: Earth and Environment, ci dice che la temperatura della roccia sotterranea nelle montagne sta cambiando molto rapidamente.

Il risultato è stato recentemente pubblicato su Progress in Physical Geography: Earth and Environment, ma è il 2014 quando i ricercatori dell’Istituto scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar), insieme a quelli dell’Università di Insubria, misurano il momento esatto in cui scompare il permafrost in una grotta del monte Canin, sulle Alpi Giulie.

La scomparsa di questo particolare stato termico della roccia, che chiamiamo permafrost, ha però alcune gravi conseguenze sulla conservazione delle riserve idriche e sulla stabilità delle montagne. “Bisogna immaginare la roccia sotterranea come organizzata per strati. Lo strato più esterno ghiaccia d’inverno e scongela d’estate mentre lo strato più interno rimane sempre sotto lo zero: questo è il permafrost”, spiega Renato R. Colucci del Cnr-Ismar.Nel Settembre 2014 si è verificato un cambiamento repentino del regime termico della roccia sotterranea del Canin, laddove invece di solito si osservano cambiamenti molto più lenti. La roccia sotterranea, infatti, è molto resiliente, e quindi questo drastico cambiamento delle proprietà termiche indica il fatto che la roccia ha ricevuto un calore superiore a quello abituale, per un lungo periodo di tempo.

Pubblicato in Geologia

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