New study shows SARS-CoV-2 viral load peaks in the early stages of disease

Normalized viral load values in 205 hospitalized and non-hospitalized patients (p=0.014) showing significant higher viral load in the latter population. Bold horizontal lines represent medians. Source: The American Journal of Pathology.
Less symptomatic patients have a higher viral load when diagnosed and may carry a higher virus shedding risk potential, possibly representing an important overlooked population for infection containment, report scientists in The American Journal of Pathology
Philadelphia, July 14, 2020 – In a retrospective study, investigators from New York University Langone Health found that the quantity of SARS-CoV-2 (viral load) collected from patients in the emergency department is significantly higher in patients with fewer or milder symptoms who did not require hospitalization—the opposite of what might be expected. Reporting in The American Journal of Pathology, published by Elsevier, they also found that a patient’s history of cancer and cardiovascular disease is associated with higher viral loads even after adjusting for age.
The study was designed to determine possible associations between the viral load measured in patients positive for SARS-CoV-2 and their clinical parameters including severity of symptoms, hospital admission vs direct discharge, length of hospitalization, admission to the intensive care unit, length of need for oxygen support, and overall survival.
Mentre la deforestazione galoppa in Brasile, in Europa arriva un grande carico di soia

"La "Pacific South", una nave mercantile proveniente dal Brasile con un carico di oltre 100.000 tonnellate di soia - il più grande carico di soia mai sbarcato all’interno dell'UE - ha attraccato qualche giorno fa ad Amsterdam. E’ salpata dal Paraná con soia coltivata su circa 40.000 ettari di terreno*, (circa 60.000 campi da calcio) che un tempo era foresta o prateria. Questa terra è stata quindi disboscata per far posto a una coltivazione che è soprattutto alla base dell’alimentazione degli animali domestici per la produzione di carne.
Il report Deforestation made in Italy **curato da Etifor (spin-off dell’Università di Padova) riporta che, secondo gli studi di Pendrill et al. (2019) il 62% della superficie deforestata lorda su scala globale nel periodo 2005-2013 (equivalente a 5,5 Milioni di ettari/anno) è attribuibile all’espansione di aree agricole (principalmente per la produzione di soia e cereali), pascoli (per la produzione di carne e derivati) e piantagioni (tanto forestali quanto di palma da olio). Il consumo italiano di soia avrebbe provocato, tra il 2000 e il 2010, una deforestazione media di almeno 16.000 ettari/anno.
GLI ITALIANI TORNANO A FARE SPORT L’ORTOPEDICO BENAZZO: ECCO IL DECALOGO PER ALLENARSI IN SICUREZZA

Dopo il periodo di interruzione, dovuto al Covid-19, la ripresa dell’attività fisica espone a maggior rischio di infortuni. Le regole per non compromettere muscoli e articolazioni, stilate da uno dei massimi specialisti in traumatologia e consulente di atleti professionisti.
Brescia, 15 luglio 2020 – Dopo mesi di lock-down, l’attività fisica all’aperto è ripresa a pieno ritmo. Ma la cautela è d’obbligo; il rischio di andare incontro ad infortuni è infatti proprio dietro l’angolo, poiché “dopo un periodo di interruzione sia chi pratica sport con regolarità da anni, che chi ha cominciato da poco, perde l’elasticità muscolare tendinea, la forza e subisce una riduzione della propriocezione articolare”. A spiegarlo è il Prof. Francesco Benazzo, ortopedico di fama internazionale, dal mese di marzo nell’equipe della Poliambulanza di Brescia, noto per la sua specializzazione in ambito sportivo, Consulente della Federazione italiana di Atletica leggera e delle squadre di vari club calcistici, dal 2014 Fondatore e Presidente del Co.R.S.A (Consorzio Universitario Pavese, per la Riabilitazione Sportiva degli Atleti). Il Professore invita alla gradualità nella ripresa dell’attività fisica e stila un decalogo delle regole che è bene seguire a tutela della propria salute.
Cancro al colon-retto: la scoperta che facilita l’inibizione del gene “incurabile”

Pubblicato sulla rivista “Cancer Discovery” lo studio che suggerisce come aggredire clinicamente i tumori con la mutazione G12C del gene KRAS utilizzando farmaci contro il Recettore del Fattore di Crescita Epidermico
È stato pubblicato, sulla rivista scientifica Cancer Discovery, lo studio dal titolo “EGFR blockade reverts resistance to KRASG12C inhibition in colorectal cancer”, condotto da un team internazionale di esperti guidato da Alberto Bardelli, direttore del Laboratorio di Oncologia Molecolare all’IRCCS Candiolo e docente del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino e coordinato da Sandra Misale, dottorata dell’Università di Torino, e attualmente ricercatrice associata al Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York. Il team ha esaminato su modelli cellulari gli effetti di AMG510, un farmaco sperimentale contro il cancro che agisce da inibitore del gene KRAS G12C.
Al confine fra gli stati della materia: Milano-Bicocca sintetizza il primo materiale dinamico

Dotare la materia solida della massima mobilità possibile, senza modificare la sua struttura e con l’uso di basse temperature, per poterla gestire e controllare più facilmente per nuove applicazioni.
Questo è il risultato della ricerca “Fast motion of molecular rotors in metal–organic framework struts at very low temperatures” coordinata da Piero Sozzani e Angiolina Comotti, docenti di Chimica macromolecolare, con il contributo di Jacopo Perego, Mattia Negroni e Charl Bezudenhout, assegnisti di ricerca, tutti afferenti al Dipartimento di Scienza dei materiali di Milano-Bicocca. La ricerca, realizzata in collaborazione con l’Università di Pavia, è appena stata pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature Chemistry.
Per la prima volta, il team di ricercatori ha sintetizzato un solido contenente rotori molecolari con una mobilità mai registrata prima, gestibile anche alle bassissime temperature (- 271°).
Dotare la materia di una dinamica interna pari a quella dei liquidi è un tema fondante della ricerca nel campo dei materiali. Molte funzioni ed applicazioni, sono infatti precluse per i sistemi rigidi e statici. Le proprietà dinamiche richieste devono però potersi stabilire senza sacrificare la solidità e robustezza del materiale nel suo insieme.
Cats: Independent for 6,000 Years – Ancestors of the domestic cat led an opportunistic lifestyle

" Geo Ragnarr Loobrok " - Credits : Veronica Rocco and Guido Donati
Together with an international team, researchers of the Senckenberg Center for Human Evolution and Palaeoenvironment at the University of Tübingen studied the feeding habits of the ancestors of present-day domestic cats. They concluded that the first cats known from Europe did not rely on humans. Instead, 6,200 to 4,300 years ago, the cats fed both on wild animals as well as rodents that were closely associated with human agriculture. The study will be published today in the scientific journal “PNAS.”
The African wildcat (Felis silvestris lybica) is the ancestor of all present-day domestic cats. The sandy-colored animals originated on the African continent. “Around 6,000 years ago, the animals also became established in Europe, where they spread as domesticated cats,” explains Prof. Dr. Hervé Bocherens of the Senckenberg Center for Human Evolution and Palaeoenvironment at the University of Tübingen, and he continues, “The oldest fossils date back about 6,200 years and were discovered in Poland. We asked ourselves how these animals were domesticated after they spread into Europe.”
PETA chiede al Presidente del Consiglio di chiudere gli allevamenti di animali da pelliccia a seguito dei casi di COVID-19 nei visoni

Poiché i virus mortali sono collegati alla fauna selvatica in cattività, PETA sottolinea l'urgenza di implementazione di un divieto immediato
In seguito alle notizie dei visoni risultati positivi al COVID-19 in 20 allevamenti di animali da pelliccia in Olanda e all'ipotesi che alcuni allevatori abbiano contratto il virus dagli animali, questa mattina PETA ha inviato una lettera (disponibile qui) al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte – e per conoscenza ai Ministri responsabili della salute, delle politiche agricole e dell'ambiente – esortandolo a attuare il divieto di allevamento di animali da pelliccia in Italia e di chiudere le 13 strutture rimaste ancora attive nel paese.
L'azione arriva dopo che il Parlamento olandese ha votato a stragrande maggioranza per anticipare l'attuazione del divieto di allevamento di animali da pelliccia nei Paesi Bassi, originariamente fissato per il 2024, a seguito dei focolai di COVID-19 sviluppatesi in diverse strutture del Paese. Il divieto di allevare animali per la produzione di pellicce è in vigore anche in Austria, Repubblica Ceca, Israele, Regno Unito e in molti altri Paesi.
Proteggiamo la grande bellezza di squali e razze nel Mediterraneo

Ieri la denuncia sulla pesca illegale nel Mediterraneo con le immagini raccolte sui social di tutti i paesi rivieraschi: oggi invece è la volta delle celebrazioni, nate nell’ambito di GenerAzioneMare, per la difesa del Capitale Blu del Mediterraneo.
Il WWF onora la Giornata Mondiale degli Squali (Shark Awareness Day), mettendo in risalto la loro bellezza e esaltando la loro importanza, perché nel un Mondo che Verrà, per recitare lo slogan della nuova campagna WWF, deve esserci posto anche per loro.
Gli squali hanno ruolo fondamentale negli equilibri degli ecosistemi marini: ad esempio, le immersioni degli squali, così come delle mante, garantiscono il ricircolo dei nutrienti trasportandoli dalla superficie alle profondità degli oceani tramite la loro alimentazione e il loro ciclo vitale. Tutti gli elasmobranchi (questo il nome dei gruppi a cui appartengono squali, razze, mante, etc) sono anche una formidabile fonte di guadagno per molte comunità che vivono di ecoturismo: ogni anno almeno 600.000 sub viaggiano nel mondo per avere l’opportunità di ammirare gli squali nel loro ambiente naturale: nelle Maldive uno squalo vivo vale molto di più di un esemplare morto.
Osservare l’aggregazione delle proteine in vivo: un nuovo sistema sintetico fa luce sui meccanismi “segreti” delle cellule

Un team di ricerca internazionale con un forte contributo della Sapienza ha sviluppato un sistema sintetico che permette di studiare in vivo il meccanismo di aggregazione delle proteine nelle cellule. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Chemical Biology, apre nuove strade alla comprensione di un meccanismo che, se non funziona correttamente, può causare l’insorgenza di gravi patologie
Le cellule sono alla base della vita di qualunque organismo vivente. Il loro corretto funzionamento si basa su una precisa organizzazione interna dello spazio, tramite la quale le proteine e gli acidi nucleici sono in grado di svolgere efficacemente il proprio compito.
Fino a pochi anni fa si credeva che l’organizzazione interna delle cellule fosse dovuta unicamente alla presenza di alcuni organelli separati dal resto del citoplasma da membrane. Recentemente è stato invece scoperto che esiste un certo numero di organelli, detti condensati biomolecolari, che sono sprovvisti di membrana e svolgono un ruolo importante nell’omeostasi cellulare, poiché sono in grado di adattare la propria struttura e funzione a variazioni dell’ambiente interno ed esterno alla cellula stessa. Inoltre, i meccanismi alla base della formazione di questi organelli, composti principalmente da proteine e acidi nucleici, sembrano essere coinvolti anche nella patogenesi di malattie come l’Alzheimer, la SLA e la demenza frontotemporale, tutte patologie causate da un’aggregazione anomala di proteine.
Basel study: Why lopinavir and hydroxychloroquine do not work on Covid-19

Treatment of a patient with Covid-19 in the intensive care unit of the University Hospital Basel. (Photo: University Hospital Basel, Fabian Fiechter)
Lopinavir is a drug against HIV, hydroxychloroquine is used to treat malaria and rheumatism. Until recently, both drugs were regarded as potential agents in the fight against the coronavirus SARS-CoV-2. A research group from the University of Basel and the University Hospital has now discovered that the concentration of the two drugs in the lungs of Covid-19 patients is not sufficient to fight the virus.
In February 2020, a Covid-19 patient cohort was established at the University and the University Hospital in Basel to prospectively monitor a range of diagnostic means and potential treatments for Covid-19, including the off-label use of hydroxychloroquine and lopinavir/ritonavir.
A research group prospectively monitored lopinavir plasma levels in Covid-19 patients. “Considering that substantial inflammation was observed in these patients, and previous studies have shown the inhibition of drug metabolism by systemic inflammation, we had the rationale to investigate the effect of inflammation on lopinavir and hydroxychloroquine plasma levels,” states Professor Catia Marzolini, first author of the study and professor for experimental medicine at the University of Basel.
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