LEGGERE È VIVERE DISTURBI COGNITIVI DI LETTURA IN PAZIENTE POST COVID-19

Professor Konstantinos Priftis
Pubblicato dal team di ricerca guidato dal Professor Konstantinos Priftis del Dipartimento di Psicologia Generale dell'Università di Padova il primo caso al mondo di paziente post Covid-19 affetto da totale incapacità nel leggere in seguito a ictus. Fondamentale per il suo completo recupero un servizio di neuropsicologia per diagnosticare e riabilitare i deficit mentali conseguenti a lesioni cerebrali.
Lo studio dal titolo “Alexia without agraphia in a post COVID-19 patient with left-hemisphere ischemic stroke” pubblicato su «Neurological Sciences» dal team di ricerca guidato dal Professor Konstantinos Priftis del Dipartimento di Psicologia Generale dell'Università di Padova in cui si documenta il caso di un paziente affetto da COVID-19 che a tre giorni dalla negativizzazione ha accusato un ictus ischemico a carico della parte posteriore dell’emisfero cerebrale sinistro con perdita totale della capacità di leggere.
Il servizio di neuropsicologia presente in ospedale ha diagnosticato e riabilitato il deficit mentale conseguente la lesione cerebrale recuperando perfettamente la sua abilità di lettura. Il caso riportato da «Neurological Sciences», frutto di collaborazione del Prof. Priftis e di un gruppo di neuropsicologi (Dott. Massimo Prior, Dott.ssa Teresa Mercogliano) e medici (Dott. Leonardo Meneghetti, Dott. Matteo Bendini) dell’Ospedale di Treviso, mette in luce l’importanza di un servizio di neuropsicologia in qualsiasi reparto e con particolare riferimento ai reparti di neurologia, di riabilitazione e delle Stroke unit. Soprattutto la neuropsicologia è adesso necessaria in reparti COVID-19 e in tutti i reparti in cui il paziente con COVID-19 viene ricoverato successivamente.
Un mini laser scova i melanomi grazie all’analisi dei suoni

Piccola quanto una penna e capace di “ascoltare” il suono generato dai nei per individuare precocemente i melanomi. Si chiama “paMELA”, la sonda low cost per lo studio e la diagnosi dei melanomi cutanei che potrà diventare realtà con la campagna di crowdfunding dell’Università di Milano-Bicocca al via da oggi su Produzioni dal Basso, la prima piattaforma italiana di crowdfunding e social innovation.
Il progetto di ricerca, guidato da Elia Arturo Vallicelli, ricercatore del dipartimento di Fisica “G.Occhialini” dell’Ateneo, è stato selezionato nell'ambito della terza edizione di Biunicrowd, il programma di finanza alternativa dell'Università di Milano-Bicocca, promosso per consentire a studenti, ex studenti, docenti, ricercatori e dipendenti dell'Ateneo di realizzare progetti innovativi e idee imprenditoriali attraverso campagne di raccolta fondi.
L’obiettivo economico di “paMELA” (Photoacoustic Melanoma Detector) è di 8mila euro. Risorse che il team impiegherà per mettere a punto il prototipo di una sonda fotoacustica ottimizzata per la diagnosi dei melanomi, rendendo il processo di screening rapido, indolore e a basso costo.
Pur rappresentando una piccola percentuale dei tumori cutanei (meno di uno su dieci), il melanoma è responsabile del 75 per cento dei decessi di tutta la categoria e colpisce in giovane età: in Italia è il terzo tumore più frequente al di sotto dei 50 anni.
Un cristallo che ospita un effetto domino tridimensionale

Un team di ricercatori del Dipartimento di Fisica dell'Università Sapienza e del Dipartimento di Fisica Applicata della Hebrew University of Jerusalem ha ripreso stereoscopicamente in tempo reale la percolazione frattale in un cristallo. La scoperta, pubblicata su Physical Review Letters, aiuta a comprendere il comportamento di materiali innovativi per l'immagazzinamento di informazioni ed energia
La percolazione è alla base della comprensione di una vasta gamma di fenomeni di importanza critica e molto diversi tra di loro, come ad esempio il modo in cui si espandono gli incendi, la desertificazione, la diffusione di un'infezione, oppure la propagazione dell'attività cerebrale.
Questo modello permette non solo di comprendere diversi fenomeni (come sistemi) in modo qualitativo, ma anche di fare delle predizioni quantitative. Permette infatti di descrivere in modo statistico le connessioni a lunga distanza tra sistemi contenenti numerosi oggetti (collegati tra loro da relazioni aleatorie a corta distanza) e di definirne il comportamento.
Nei solidi, come i cristalli, si pensa che la percolazione sia il meccanismo di base che regola il passaggio da uno stato macroscopico a un altro, come una sorta di effetto domino. Finora questa è stata osservata in modo diretto in sistemi planari, ma mai all'interno di un mezzo tridimensionale.
Varianti genetiche e problemi alla nascita tra le possibili cause della sindrome di Kleine-Levin

Il più ampio studio finora realizzato su casi di persone affette da questa rara malattia individua un’associazione con alcune varianti di uno specifico gene, chiamato TRANK1, e la presenza di problematiche perinatali.
La sindrome di Kleine-Levin – una malattia rara che causa episodi di ipersonnia e deficit cognitivo – è associata ad alcune varianti di un particolare gene, chiamato TRANK1, connesse anche al disturbo bipolare e alla schizofrenia. In particolare, queste varianti sembrano favorire l’insorgere della sindrome di Kleine-Levin nelle persone che hanno avuto problemi alla nascita, suggerendo che il gene TRANK1 potrebbe avere un ruolo nella risposta dei neonati in caso di danni cerebrali, con conseguenze sulla salute menatale e neurologica nell’età adulta.
Alcuni batteri "buoni" nel microbiota sono legati ad una ridotta quantità di grasso viscerale

Uno studio sugli over 65 guidato da ricercatori dell’Università di Bologna ha individuato uno specifico profilo microbico che potrebbe favorire un invecchiamento in salute e una maggiore longevità.
La presenza di alcune comunità di batteri “buoni” all’interno del microbiota intestinale potrebbe contribuire, sin dalle prime fasi dell’invecchiamento, ad una crescita ridotta del grasso addominale viscerale e quindi ad una migliore condizione di salute. Lo rivela uno studio coordinato da un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Gut Microbes.
"Lo specifico profilo microbico che abbiamo individuato potrebbe rappresentare un potenziale marcatore di invecchiamento in salute me di longevità già a partire dai 60 anni di età", spiega Aurelia Santoro, ricercatrice al Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale dell’Università di Bologna che ha coordinato lo studio. "Monitorare ed eventualmente modulare il microbiota intestinale, oltre a promuovere sane abitudini alimentari, potrebbe quindi diventare uno strumento aggiuntivo per avere una popolazione manziana più sana e con una migliore qualità della vita". L'invecchiamento è generalmente accompagnato da cambiamenti fisiologici che influenzano la composizione e la funzionalità corporea, compreso l'accumulo di massa grassa a scapito della massa muscolare: un fenomeno che ha effetti negativi sulla salute generale. Diversi studi hanno mostrato che con l’avanzare dell’età diminuisce la massa dei tessuti muscolari e di organi come il cervello, i reni, il fegato e la milza, a favore di una tendenza all’aumento del grasso viscerale, la parte di tessuto adiposo concentrata all’interno della cavità addominale.
Il personal trainer è un robot umanoide grazie all'intelligenza artificiale

Il robot umanoide diventa un personal trainer capace di seguire una persona durante una sessione di allenamento sportivo a corpo libero, grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale (AI). L’idea e lo sviluppo software e, in parte, hardware del robot sono stati oggetto del progetto multidisciplinare “AI empowered hardware for fitness applications”,condotto da un team di studenti dell’Alta Scuola Politecnica dei Politecnici di Milano e Torino.
Il team ha lavorato sul robot Pepper nell’ambito del programma imprenditoriale Pioneer della School of Entrepreneurship and Innovation (SEI) di Torino e avvalendosi della collaborazione di Reply, implementando diverse funzionalità come, ad esempio, la capacità di contare le ripetizioni, la correzione degli errori oppure la possibilità di mostrare le performance precedenti. Infatti, a differenza di quando si usano gli attrezzi in palestra, nella modalità a corpo libero la probabilità di commettere errori diventa più elevata ed è a questo punto che diventa importante l’intervento del personal trainer perché l’effetto benefico degli allenamenti sia preservato o anche solo per evitare lesioni fisiche.
Basta pesticidi, salviamo api e apicoltori

La lettera aperta dell'alleanza ICE ai decisori politici
Si chiude domani la “Settimana europea per le alternative ai pesticidi” e il coordinamento nazionale dell’ICE (Iniziativa dei Cittadini Europei) “Salviamo api e agricoltori” invia ai decisori politici italiani una lettera aperta per ricordare gli impegni del nostro paese per la riduzione dell’uso dei pesticidi. Il Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari è scaduto nel febbraio 2018 e il nuovo testo presentato per la consultazione pubblica nel 2019 è stato superato dagli obiettivi delle Strategie UE “Farm to Fork” e “Biodiversità” che indicano il traguardo della riduzione del 50% dell’uso dei pesticidi in Europa entro il 2030.
Oltre 30 Associazioni e comitati di cittadini, coordinate in Italia dal WWF, si rivolgono con la loro lettera aperta ai tre Ministri (Patuanelli, Cingolani e Steranza), ai Presidenti delle Commissioni parlamentari, Agricoltura, Ambiente e Salute, e al Presidente della Conferenza delle Regioni, tutti competenti in materia di regolamentazione dell’uso dei pesticidi, per chiedere di assumere in Europa posizioni ed iniziative coraggiose e lungimiranti per rafforzare gli obiettivi delle due Strategie UE "Farm to Fork” e “Biodiversità 2030" e adottare a livello Nazionale Piani e Programmi coerenti. L’Italia deve recupere i gravi ritardi nell’aggiornamento del PAN pesticidi, nella redazione del Piano Strategico Nazionale della PAC post 2023 e nell’approvazione della Legge nazionale per l’agricoltura biologica, tutti strumenti indispensabili per proteggere gli impollinatori, l’agricoltura, l’ambiente e la salute dei cittadini.
Compreso il meccanismo base del carcinoma ovarico invasivo

Uno studio condotto dall’Istituto di biologia e patologia molecolari del Cnr approfondisce il processo a cascata alla base dell’invasione metastatica del carcinoma ovarico e della formazione di invadopodi, dimostrando il coinvolgimento del recettore dell’endotelina e della β-arrestina1. Il lavoro, pubblicato su Cell Reports, è stato realizzato con il sostegno di AIRC in collaborazione con gruppi di ricerca di Istituto Regina Elena di Roma, Istituto Superiore di Sanità e Campus Biomedico di Roma.
Nelle pazienti con carcinoma ovarico avanzato, le cellule tumorali mostrano una propensione a formare metastasi in alcuni organi intraperitoneali – in particolare l’omento – inizialmente aderendo e attraversando le cellule mesoteliali e, successivamente, invadendo e colonizzando nuovi tessuti. Identificare i potenziali nodi di vulnerabilità nelle interazioni tra le proteine coinvolte in questi processi è fondamentale non solo per capire come le cellule tumorali diventano più aggressive, ma anche per identificare possibili bersagli molecolari al fine di bloccare il processo metastatico. I risultati pubblicati sulla rivista Cell Reports di uno studio del gruppo di ricerca diretto da Laura Rosanò, dell’Istituto di biologia e patologia molecolari del Consiglio nazionale delle ricerche (CnrIbpm) di Roma, fanno un importante passo in questa direzione.
Cistite, al via la campagna di urologi e farmacisti per migliorare la qualità di vita delle donne - le 5 regole d'oro

1 su 2 colpita nella vita dalla malattia. Gruppo AGILE e Federfarma Servizi insieme per promuovere incontri rivolti a medici di famiglia, farmacisti e urologi. Le indicazioni per le pazienti: bere tanta acqua, no a detergenti aggressivi, meno antibiotici, più D-mannosio ad alte dosi e occhio al microbiota intestinale.
Roma, 25 marzo 2021 – Bere almeno due litri di acqua al giorno, evitare l’uso di detergenti vaginali aggressivi, non usare ove possibile gli antibiotici, prevenire recidive con il D-mannosio ad alte dosi e aver cura del microbiota intestinale, integrandolo con fibre e fermenti lattici. Queste le cinque regole d’oro per la donna che vuole liberarsi della cistite, un problema che ne affligge una su due almeno una volta nella vita. Una patologia da una parte trattata troppo spesso con antibiotici e dall’altra vittima del “fai da te”. Da qui nasce il progetto “Cistite, una gestione agile” dedicato dal gruppo di urologi AGILE (Italian group for advanced laparo-endoscopic and robotic urologic surgery) e Federfarma Servizi alla qualità di vita delle donne. “Abbiamo voluto promuovere questa campagna – dichiara il coordinatore Luca Cindolo, responsabile dell’Urologia della Clinica Villa Stuart di Roma – per creare consapevolezza su una gestione della malattia che si ponga come salubre alternativa all’uso, e troppo spesso all’abuso, di antibiotici. Migliaia di medici di famiglia, urologi e farmacisti saranno coinvolti, in modalità interattiva, su casi clinici dedicati ai temi dell’antibiotico-resistenza, del trattamento e della prevenzione di questa patologia e infine sull’importanza del microbiota intestinale. Completeremo poi formazione e aggiornamento con una serie di webinar territoriali e Formazione a Distanza che proporremo tra maggio e giugno”.
Molecule attacks coronavirus in a novel way

Molecule attacks coronavirus in a novel way Active ingredient inhibits infection with so-called pseudoviruses in the test tube, as shown by study at the University of Bonn
Scientists at the University of Bonn and the caesar research center have isolated a molecule that might open new avenues in the fight against SARS coronavirus 2. The active ingredient binds to the spike protein that the virus uses to dock to the cells it infects. This prevents them from entering the respective cell, at least in the case of model viruses. It appears to do this by using a different mechanism than previously known inhibitors. The researchers therefore suspect that it may also help against viral mutations.
The study will be published in the journal "Angewandte Chemie" but is already available online.
The novel active ingredient is a so-called aptamer. These are short chains of DNA, the chemical compound that also makes up chromosomes. DNA chains like to attach themselves to other molecules; one might call them sticky. In chromosomes, DNA is therefore present as two parallel strands whose sticky sides face each other and that coil around each other like two twisted threads.
Aptamers, on the other hand, are single-stranded. This allows them to form bonds with molecules to which conventional DNA would not normally bind and to influence their function. This makes them interesting for research into active ingredients, especially since it is now very easy to produce huge libraries of different aptamers. Some of these libraries contain millions of times more potential active ingredients than there are people living on Earth. "We used such a library to isolate aptamers that can attach to the spike protein of SARS coronavirus 2," explains Prof. Dr. Günter Mayer of the LIMES Institute (the acronym stands for "Life and Medical Sciences") at the University of Bonn.
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