La divisione cellulare (mitosi) è un processo complesso che porta alla generazione di due cellule figlie partendo da una cellula madre. Prima della divisione cellulare il DNA, che costituisce il materiale genetico contenente tutte le informazioni necessarie per la funzionalità della cellula, è duplicato e “impacchettato” nei cromosomi, così da poter essere ripartito correttamente tra le due cellule figlie. La corretta esecuzione della mitosiè fondamentale per molti processi vitali e le alterazioni della mitosi contribuiscono ai processi di carcinogenesi.
Cuore artificiale “wireless” senza cavi né batterie esterne
Cuore artificiale “wireless” senza cavi né batterie esterne: i primi pazienti al mondo impiantati in Kazakistan da equipe internazionale ha partecipato Massimo Massetti, Direttore Area Cardiologica Fondazione Policlinico Universitario A.Gemelli IRCCS
I risultati della sperimentazione clinica appena pubblicati sulla rivista americana “Journal of Heart and Lung Transplantation”. Il dispositivo è risultato sicuro, con riduzione del rischio di infezioni,ha un’autonomia di circa otto ore. Tra alcuni mesi dovrebbe approdare in Italia.
L’expertise di un ricercatore e medico della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e dell’Università Cattolica in prima linea in una sperimentazione clinica unica al mondo che ha visto protagonisti due pazienti in Kazakistan ai quali è stato impiantato un cuore artificiale parziale (VAD) che si ricarica in modo “wireless” (senza fili) attraverso una cintura indossabile, che invia la corrente al dispositivo dentro il torace del malato. I pazienti hanno 51 e 24 anni e soffrivano di una insufficienza cardiaca terminale.

Massimo Massetti, Direttore Area Cardiologica Fondazione Policlinico Universitario A.Gemelli IRCCS
How genes affect tobacco and alcohol use

Data from 1.2 million people reveal how tobacco and alcohol use may be linked to your genes and to various diseases. The use of alcohol and tobacco is closely linked to several diseases, and is a contributing factor in many deaths.
A recent study using data from 1.2 million people has now been published in the journal Nature Genetics. Several research groups around the world are involved, among them a group from the Nord-Trøndelag HealthStudy (HUNT) and the K.G. Jebsen Center for Genetic Epidemiology
“We discovered several genes associated with an increased use of alcohol and tobacco. We also looked at the correlation between these genes and the risk of developing various diseases and disorders,” says Professor Kristian Hveem at the HUNT Research Centre. He is also the head of the Jebsen Center and one of the study’s co-authors.
Genes and diseasesThe research groups discovered a total of 566 gene variants at 406 different sites in the human genetic material that can be linked to the use of alcohol or tobacco. One hundred fifty of these sites are linked to the use of both tobacco and alcohol. Alcohol consumption was measured in terms of the number of standard alcohol units. Tobacco use was measured in the number of cigarettes per day. “The study group that was genetically predisposed to smoking was also genetically predisposed to a number of health problems, including obesity, diabetes, ADHD and various mental illnesses, whereas a genetic risk for alcohol was associated with lower disease risk. This does not imply that consuming more alcohol improves health, but indicates a mechanistic complexity that needs to be investigated further,” Hveem says.
Identificate proteine che fanno un “doppio lavoro”
Dog burial was a common funerary ritual in Neolithic populations of the north-eastern Iberian Peninsula 6,000 years ago

Dog burial as common ritual in Neolithic populations of north-eastern Iberian Peninsula
Coinciding with the Pit Grave culture (4200-3600 years before our era), coming from Southern Europe, the Neolithic communities of the north-eastern Iberian Peninsula started a ceremonial activity related to the sacrifice and burial of dogs. The high amount of cases that are recorded in Catalonia suggests it was a general practice and it proves the tight relationship between humans and these animals, which, apart from being buried next to them, were fed a similar diet to humans’.
This is the conclusion of a research study led by Universitat Autònoma de Barcelona (UAB) and the University of Barcelona (UB), which provides new data to describe and understand the presence of dogs in sacred and funerary spaces of the middle Neolithic in the Iberian Peninsula, and gets an insight on the relation between humans and these animals. The study has been published in the Journal of Archaeological Science: Reports.
The study analyses the remains of twenty-six dogs found in funerary structures from four sites and necropolises of the Barcelona region, and has conducted an isotopic analysis for eighteen of them, to determine whether the relation with their owners included other aspects, such as a control of their diet.
Dogs were aged between one month and six years old, predominating hose between twelve and eighteen years old, and had homogeneous sizes, between forty and fifty centimetres high. These were mainly buried in circular graves, together or near the humans, although some have been found separately in nearby graves and one was found at the entrance of the mortuary chamber. The skeletons were semi-complete in anatomical connection –only one was found as full, near a kid- without bone fractures or marks due manipulation by evisceration, or any signs of predators.
Dagli scarti agricoli, oli essenziali dall’elevato potere antimicrobico (anche più efficaci dei farmaci)
La ricerca condotta dalle Università di Pisa e Monastir in Tunisia è stata pubblicata sulla rivista scientifica “Chemistry and Biodiversity”
Gli scarti agricoli delle coltivazioni possono diventare fonti di preziosi oli essenziali dalle elevate proprietà antimicrobiche, una scommessa che è diventata realtà grazie ad uno studio realizzato dalle dell'Università di Pisa e Monastir in Tunisia. La ricerca pubblicata sulla rivista “Chemistry and Biodiversity” si è concentrata sulle parti “non convenzionali” delle carote gialle ed arancioni e di alcune varietà di finocchio. In particolare dalle foglie e dai fusti senza fiori, i biotecnologi, i farmacologi ed i fitochimici delle due università hanno estratto e caratterizzato oli essenziali che si sono rivelati particolarmente efficaci contro vari microorganismi patogeni, fra cui lo stafilococco aureo, il bacillo del fieno, la almonella enterica, l’Escherichia coli e la Candida albicans. Il risultato più rilevante si è avuto con l'olio essenziale di finocchio della varietà “azoricum” che, nei confronti della candida, si è dimostrato anche più efficace del farmaco antifungino di sintesi di riferimento (amfotericina B).
Human cells can change job to fight diabetes

For the first time, researchers have shown that ordinary human cells can change their original function. This may give new hope for diabetes patients. Traditional cell biology textbooks say that most cells can only differentiate to the same cell type, with the same function.
It seems that some of these textbooks need to be rewritten, thanks to the new results by researchers at the University of Bergen and their international partners at Université de Genève (UNIGE), Harvard Medical School, Universiteit Leiden and the Oregon Stem Cell Center (OHSU).
The team’s latest study shows that the cells in the human body are much more able to differentiate into different cell types than earlier assumed. They are the first researchers ever to have managed to influence the signals in human cells, so that these cells can change their original function.
“By influencing the glucagon-producing cells in the pancreas, we made them be able to produce insulin instead. This may lead to new treatments for diabetes,” says Professor Helge Ræder, leader of theDiabetes Stem Cell Group,Department of Clinical Science, UiB.
The researchers witnessed that mice recovered from diabetes after they had human manipulated cells transplanted into their pancreas, and became sick again as soon as these cells were removed.
L’ORIGINE DEI SICULI

(Clamorose scoperte sull’età del bronzo siciliano: quasi tutti gli abitanti della Sicilia di quel tempo provenivano dal centro Europa)
Sull’origine dei Siculi, già presenti in Sicilia quando nell' VIII sec. a.C. vi giunsero i Greci, sembra che si stiano per squarciare le nebulose del tempo, grazie alle ricerche dell'archeologo Alessandro Bonfanti, esperto di Preistoria indoeuropea e autore di due corposi saggi sul loro conto, di prossima pubblicazione.
Mi occupo dei Siculi da una decina di anni – dice il ricercatore – e mi sono presto reso conto che i pochi studi condotti su di essi, ma in generale sulle popolazioni siciliane dell'età del bronzo e della prima età del ferro, giungono spesso a conclusioni superficiali e prive di obiettività scientifica. Per questo ho riletto le fonti che li riguardano nelle lingue originali greche e latine, imponendomi di indagare su di loro senza condizionamenti di sorta. Le analisi linguistica e antropologica hanno fatto il resto. Non dico nulla di nuovo – spiega Bonfanti – quando affermo che gli storici antichi hanno parecchio confuso sull'origine di questo popolo, a volte presentato come ligure, altre come enotrio o italico, oppure, così come per i Sicani, originari dell’isola, quasi fossero apparsi dal nulla.
I Siculi, invece, erano una popolazione di stirpe indoeuropea e di ceppo illirico, i quali, intorno al IV millennio a.C., erano un tutt’uno con altre genti illiriche stanziate nel centro dell'Europa, sopra il corso medio del Danubio, al confine di altri macro gruppi indoeuropei: a ovest, con quelli da cui deriveranno i proto-Latini, gli Osco-umbri e i Veneti (Paleoveneti o Venetici), a est e sud-est con i precursori degli Elleni, dei Macedoni e dei Frigi, a nord con il gruppo celto-germanico. Qualche rapporto osmotico i Siculi lo avranno anche con gruppi ''Altoeuropei'' o ''Paleo-europei'' e, ancora, con ''Indoeuropei A'', a cui appartenevano i Sicani, con i quali non ebbero alcun rapporto, in quanto ostacolati dal Danubio che li divideva e lungo il quale quell’originario gruppo carpatico, detto ''A'', era stanziato a partire dalla riva meridionale del fiume.
Malattie neurodegenerative: svelato il ruolo degli RNA negli aggregati tossici di proteine

Il risultato, pubblicato sulla rivista Cell Reports, rivela che specifici RNA sono coinvolti nella Fragile X Tremor Ataxia Syndrome, malattia degenerativa che colpisce il sistema nervoso. Lo studio condotto da ricercatori della Sapienza e del Centre for Genetic Regulation di Barcellona, può migliorare la nostra comprensione di malattie complesse fornendo speranze per nuove cure.
Gravi malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer e la SLA, sono associate ad aggregati tossici di proteine che impediscono il corretto funzionamento delle cellule cerebrali. Una nuova ricerca mette in luce il ruolo in questo processo di “ammassamento” proteico nocivo delle molecole di acido nucleico come l’RNA.
Lo studio, realizzato dal Dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin della Sapienza, in collaborazione con il Centre for Genetic Regulation di Barcellona, ha svelato, con modelli teorici ed esperimenti in laboratorio, il ruolo di uno specifico RNA in una malattia neurodegenerativa chiamata Fragile X Tremor Ataxia Syndrome, o FXTAS, caratterizzata da un tremolio intenzionale e ataxia (movimenti scoordinati). I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Cell Reports.
La "danza nuziale" di cavallucci marini è in pericolo

Prima dell’accoppiamento sembra si corteggino per giorni e che al risveglio si salutino con una ‘danza’. Sono i cavallucci marini, quelle 54 specie di piccoli pesci che vivono in acque basse, che da sempre ispirano curiosità per la loro buffa forma e hanno molto da insegnare su amore e “vita di coppia”.
Per questo, a San Valentino, il WWF ha deciso di raccontare qualcosa in più su questo curioso animale.
I cavallucci marini si nutrono di piccoli crostacei che galleggiano nell’acqua o strisciano sul fondo, catturati grazie alla loro capacità di mimetizzarsi e a un’enorme pazienza. Ogni volta che ingeriscono qualcosa producono un “click”, lo stesso suono che si ascolta quando interagiscono fra loro. Al sorgere del sole, la coppia di cavallucci marini si dà il buongiorno con una “danza nuziale” di circa 6 minuti: un rituale mattutino utile per riallacciare i rapporti con il compagno. Il maschio e la femmina, mentre danzano, cambiano colore passando da un arancione sbiadito a uno brillante e spesso si attaccano con la coda agli steli delle alghe, che offrono riparo. Quando il maschio è pronto, i cavallucci si accoppiano, ma è la femmina a depositare fino a 1.500 uova nella sacca del maschio, che le cova dai 9 ai 45 giorni e partorisce i piccoli in acqua.
Scoperta nell’isola di Stromboli l’origine di tre grandi tsunami di epoca medievale

La ricerca condotta da vulcanologi e archeologi delle Università di Pisa e Modena-Reggio Emilia è stata pubblicata sulla rivista Scientific Reports
L’isola di Stromboli nell’arcipelago delle Eolie è stata l’origine di tre grandi tsunami che hanno flagellato il Mediterraneo in epoca Medievale, uno dei quali ebbe come testimone d’eccezione anche il poeta Francesco Petrarca. La scoperta arriva da uno studio pubblicato sulla rivista “Scientific Reports” e condotto da una equipe di ricercatori delle Università di Pisa e Modena-Reggio Emilia a cui hanno collaborato l’Università di Urbino, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Pisa (INGV), il CNR, la City University of New York e l’American Numismatic Society.
La ricerca ha rivelato che gli tsunami furono prodotti da crolli improvvisi del fianco nord-occidentale del vulcano di Stromboli e che si abbatterono sulle coste campane fra la metà del Trecento e del Quattrocento come testimoniano le cronache dell’epoca. Il principale dei tre eventi, avvenuto nel 1343, è infatti quasi certamente riconducibile alla grave devastazione dei porti di Napoli ed Amalfi di cui fu testimone Francesco Petrarca che si trovava nella città partenopea come ambasciatore di Papa Clemente VI e che racconta in una lettera di una misteriosa quanto violenta tempesta che il 25 novembre provocò moltissime vittime e l’affondamento di numerose navi.
L’identificazione di Stromboli come la sorgente di questi terribili tsunami è stata possibile grazie ad un lavoro interdisciplinare realizzato da vulcanologi e archeologi e portato avanti per l’Università di Pisa dal professore Mauro Rosi e dal dottor Marco Pistolesi del Dipartimento di Scienze della Terra.
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