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Un gruppo internazionale di ricerca ha messo a punto un database globale dei fenomeni migratori tra regioni diverse dello stesso stato in 72 paesi tra il 1960 e il 2016: l’aumento delle temperature sta costringendo sempre più persone a lasciare le loro case, soprattutto nelle regioni rurali e maggiormente legate all’agricoltura. 

L’aumento delle ondate di calore e dei periodi di siccità dovuto al cambiamento climatico sta portando milioni di persone a lasciare le loro case per spostarsi altrove. In molti casi questi movimenti migratori avvengono però tra regioni diverse dello stesso stato e restano così spesso invisibili. Per cercare di quantificare e tracciare questo fenomeno, un gruppo internazionale di studiosi ha elaborato per la prima volta i dati delle migrazioni interne avvenute in 72 paesi tra il 1960 e il 2016. I risultati – pubblicati su Nature Climate Change – mostrano in che modo l’aumento della siccità favorisce lo spopolamento delle regioni colpite, soprattutto se si tratta di territori con una forte diffusione dell’agricoltura.

Pubblicato in Ambiente



Researchers from the IBB-UAB have developed a new class of nanostructures capable of trapping and neutralising large quantities of the SARS-CoV2 virus particles, both in liquid solutions and on the surface of materials. These novel nanoparticles could be used to manufacture antiviral materials such as wastewater and air filters, and could be exploited to develop new tests for the early detection of Covid-19. Moreover, the nanoparticles could be redesigned to target other pathogens.

The study was led by researchers from the Institute for Biotechnology and Biomedicine of the Universitat Autònoma de Barcelona (IBB-UAB), who highlight the potential of the developed nanostructures for the manufacturing of new antiviral materials. The study was recently published in the journal Advanced Healthcare Materials.

Pubblicato in Scienceonline

 

Once cells’ quality control mechanism is activated, IRGQ (red) accumulates in special cell organelles, the lsysosomes (green). This is also where the degradation of the non-functional MHC-I molecules takes place. Photo: Dr. Lina Herhaus, Goethe University Frankfurt



FRANKFURT. It is comparatively easy to tell a cell’s state of health: On their surface, cells present fragments of almost all the proteins they contain inside. This means the immune system can directly recognize whether a cell has been infected by a virus or has been dangerously altered by a mutation.

Countless molecular “radio masts” – the MHC-I molecules – are responsible for presenting these fragments. They are assembled inside the cell and then transported to the membrane, the lipid layer surrounding the cell. Here, the masts are anchored such that the cargo faces outside and can be detected by troops of the immune system constantly patrolling the body. If these troops detect harmful molecules being presented on the MHC-I radio masts, they kill the relevant cell. A requirement, however, is that the masts themselves are fully functional; otherwise, there is a risk that this mechanism will not work and harmful cells escape the immune system. “We have now discovered a sensor inside the cell that ensures that only functional MHC-I molecules are transported to the plasma membrane, while the defective units are eliminated,” explains Dr. Lina Herhaus, who until recently conducted research on this topic at Goethe University’s Institute of Biochemistry II and is now leading an independent research group at Braunschweig-based Helmholtz Centre for Infection Research.

Pubblicato in Scienceonline


I motivi presenti su cilindri in pietra risalenti a seimila anni fa corrispondono ad alcuni segni della scrittura proto-cuneiforme emersa nella città di Uruk, nel sud dell’attuale Iraq, attorno al 3.350-3.000 avanti Cristo. La scoperta, realizzata da un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna, offre un punto di collegamento diretto nella transizione dalla preistoria alla storia

All’origine della scrittura in Mesopotamia ci sono le immagini impresse da antichi sigilli cilindrici su tavolette e altri manufatti d’argilla.
La scoperta arriva da un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna che ha individuato una serie di corrispondenze tra i motivi incisi su questi cilindri, risalenti a circa seimila anni fa, e alcuni segni della scrittura proto-cuneiforme emersa nella città di Uruk, nel sud dell’attuale Iraq, attorno al 3.000 avanti Cristo.

Pubblicato in Archeologia

Medicina

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